Prezzi, lavoro, servizi: nella Grande Mela indigesta per molti
di Maddalena Maltese, New York
Quasi quattro dollari per una lattura, quasi dieci per spostarsi: New York è diventata città per pochi, Mamdani si è messo in ascolto dei tanti che non ce la fanno

Nel Bronx, una lattuga costa 3 dollari e 69 centesimi. Una corsa in metropolitana 2 dollari e 90. Chi la prende tre volte al giorno deve mettere in conto quasi 10 dollari. Ad Harlem, un appartamento con due camere supera i 3.000 dollari al mese. Anne, pensionata, ha dovuto lasciare il suo studio nell’Upper East Side dopo vent’anni: l’affitto è salito oltre 3.200 dollari. Dopo la pandemia aveva rinunciato al parrucchiere — 130 dollari per taglio e piega — e ora ha rinunciato anche alla casa e alla sua città d’adozione, tornando a Boston. Donatella, giornalista freelance, vive in un monolocale minuscolo e lavora su mille fronti per restare a galla. «Non mi spaventa il lavoro — dice — ma non mi soddisfa più dover contare ogni centesimo e temere che un imprevisto mi getti nella povertà».
È il racconto di una città che ha smesso di restituire ciò che chiede. Una città di cui il neo sindaco Mamdani si è messo in ascolto. Le promesse elettorali sono disarmanti nella loro semplicità: congelare gli affitti per due milioni di newyorkesi, rendere gratuiti e più veloci gli autobus, garantire assistenza all’infanzia, passare dalle crociate morali e ideologiche alla matematica da cucina, quella che fa i conti con il frigorifero e con la busta paga.
La crescita dell’occupazione è ferma nella Grande Mela: meno di 1.000 nuovi posti nella prima metà dell’anno, nonostante oltre 580mila posizioni aperte. Ma il costo della vita scoraggia le candidature: stipendi che non bastano a mantenere una famiglia di quattro persone, affitti che divorano metà del reddito, inflazione che colpisce generi di prima necessità. L’indice Case-Shiller registra un aumento dei prezzi delle case tra i più alti del Paese, un trone che New York non cede dall’inizio del 2025. Per molti newyorkesi il sogno americano è diventato un mutuo impossibile o un trasloco forzato verso gli Stati limitrofi. A pesare è anche il disegno di legge federale per la riconciliazione del bilancio proposto dall’amministrazione Trump: tagli per oltre 13 miliardi di dollari ai fondi statali per la sanità, due milioni di bambini esclusi dal Child Tax Credit, un milione e mezzo di persone a rischio di perdere l’assicurazione sanitaria. In una città dove 1,8 milioni di residenti — mezzo milione bambini — vivono grazie ai buoni alimentari SNAP, ogni taglio è una ferita sociale.
Mamdani ha costruito la sua vittoria bussando porta a porta, quartiere per quartiere, tra giovani, precari, immigrati, famiglie monoreddito. Ha ascoltato il disagio di chi non si riconosce più nel racconto del glamour newyorkese, perché vive la distanza tra skyline e realtà. La sua campagna è stata fatta di incontri nei supermercati, nei bar, nei mercati rionali. «Non prometto miracoli — ha detto — ma un’economia che funzioni anche per chi non può permettersi un taxi». Un linguaggio semplice, quasi domestico, che ha convinto un elettorato stanco di vedere la propria città trasformarsi in vetrina per pochi. Mamdani ha parlato con le parole di chi ogni giorno sceglie tra una lattuga e una corsa in metro e ha vinto. Dal primo gennaio 2026 dovrà passare ai fatti.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Temi






