Perché la richiesta di grazia di Netanyahu può spaccare Israele

Il premier ha scritto al presidente Herzog: il mio interesse personale è portare avanti il processo, ma l'interesse pubblico indica il contrario. Il primo cittadino: considererò responsabilmente l'istanza. Il no dell'opposizione che chiede il ritiro del primo ministro dalla vita politica e l'ipotesi di una commissione sul 7 ottobre come via di mediazione
December 1, 2025
Perché la richiesta di grazia di Netanyahu può spaccare Israele
Benjamin Netanyahu alla Knesset il 10 novembre scorso / Reuters
«Ehi, ho un’idea. Signor presidente, perché non lo grazia? Di sigari e un po’ di champagne, a chi può importare?». Era il 13 ottobre quando il presidente americano Donald Trump, in un intervento alla Knesset, chiedeva al suo omologo israeliano Isaac Herzog di concedere al primo ministro Benjamin Netanyahu la grazia nei tre processi che lo vedono dal 2020 imputato con le accuse di corruzione, abuso d’ufficio e frode. La fragile tregua di Gaza esisteva da meno di tre giorni, vecchi nodi potevano essere sciolti, o recisi. Un mese dopo, la disinvolta menzione dei costosi regali ricevuti da Netanyahu, al centro di uno dei processi, sarebbe stata sostituita da Trump con una solenne richiesta di grazia su carta intestata della Casa Bianca. L’ufficio di Herzog rispose allora che nonostante «l’alta considerazione» provata nei confronti del presidente, chiunque chieda la grazia debba presentare un’istanza formale. La lunga e non troppo velata preparazione si è conclusa domenica, quando Netanyahu ha ufficialmente consegnato la richiesta.
Nel documento il primo ministro afferma che «nonostante il mio interesse personale nel portare avanti il processo e dimostrare pienamente la mia innocenza, credo che l’interesse pubblico indichi il contrario». La concessione della grazia, sostengono i suoi difensori, «consentirebbe di sanare le fratture tra le diverse parti della nazione». La grazia presidenziale viene solitamente concessa dopo la condanna. In un’intervista rilasciata all’inizio di novembre Netanyahu ha negato con forza ogni colpevolezza. Herzog ha risposto che «considererà responsabilmente» la richiesta.
Secondo quanto riportano diversi giornali israeliani, il presidente potrebbe concedere una grazia “condizionale”, legata a una serie di impegni, primo fra tutti la creazione di una commissione di inchiesta sul fallimento del 7 ottobre, per il quale al momento hanno pagato solo una manciata di militari. La nascita della commissione indipendente, chiesta a gran voce dalla società israeliana, è stata finora posticipata dallo stato d’eccezione imposto dalla guerra a Gaza. Eventuali responsabilità avrebbero un peso importante nelle elezioni del prossimo anno. «Supporterò qualsiasi accordo che includa un dignitoso ritiro di Netanyahu dalla vita politica», ha dichiarato Naftali Bennet, principale contendente al ruolo di primo ministro nella tornata elettorale del 2026.

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