Perché la rete satellitare Starlink è fondamentale per l'Ucraina

Le forze armate di Kiev sono cieche senza il sistema di comunicazione. L'Unione Europea sta correndo ai ripari con GovSatCom, pronta a iniziare il servizio quest’anno
March 10, 2025
Perché la rete satellitare Starlink è fondamentale per l'Ucraina
Ansa | Starlink alla Fiera dell'elettronica Ifo di Berlino nel settembre 2023
È una corsa contro. Contro il tempo, contro le intemperanze della leadership statunitense, contro la politica della minaccia velata di Elon Musk, membro dell’Amministrazione Trump. Domenica, l’imprenditore ha lasciato intendere che se bloccasse il segnale del suo sistema di comunicazione satellitare Starlink, la prima linea ucraina crollerebbe come un castello di carte. I suoi terminali sono ubiqui sul campo di battaglia: sono la linfa e «il sangue della nostra infrastruttura di comunicazione», disse tempo fa il vice-premier e ministro per la trasformazione digitale ucraina, Fedorov. Era il 2023 e, già allora, in piena guerra spaziale, Starlink era un mezzo di comunicazione pluri-unico, affidabile, rapido e sicuro per i militari, il governo e i privati ucraini. Le forze armate di Kiev devono moltissimo a quelle piattaforme: è solo grazie ad esse che hanno potuto preservare una struttura di comunicazione, tattica ed efficace, per il comando e controllo delle forze, accedendo a un Internet a banda larga: una quarta generazione sicura, migliorata nel tempo in capacità difensiva, in barba ai raid e alla guerra ciber-elettronica russa, di cui fecero le spese, a inizio conflitto, il sistema Ka-Sat e, in seguito, operatori come Kyivstar.
Starlink ha permesso all’Ucraina tante cose: l’ha tenuta in vita, interconnessa, e ha facilitato exploit navali. Antenne ad hoc sui droni esplosivi sono state foriere di controllo e di guida a lungo raggio. I terminali Starlink sono ovunque in Ucraina, anche sui pick-up, spesso camuffati: connettono i soldati ai comandi operativi, in tanti modi, perché versatili, comprensivi di chat di gruppo criptate. Permettono la condivisione di video in tempo reale: un flusso informativo utile alla fluidità delle azioni militari, all’aggiornamento sui cambiamenti degli assetti nemici e al miglioramento del tiro amico. Orientano i droni d’attacco e, con interfacce apposite, possono guidare razzi d’artiglieria. Permettono azioni flessibili, integrate, dopo osservazioni mutisensoriali in presa diretta e l’immediata ritrasmissione.
Spegnimento o meno di Starlink, l’Unione Europea sta correndo ai ripari con GovSatCom, una soluzione interinaria, intereuropea, pronta a iniziare il servizio quest’anno, in attesa del 2030, della probabile operatività di Iris: sarebbe un puntello sicuro, sebbene inferiore a Starlink, di un’Ucraina in ginocchio, azzoppata e in parte accecata dalla sospensione degli aiuti d’intelligence statunitensi, che potrebbero riprendere presto, come promesso dal presidente americano Donald Trump.
L’Ucraina di oggi è in crisi nera fra il Kursk e l’oblast di Sumy. Il suo corpo di spedizione sta perdendo un villaggio dopo l’altro: non conserva che un terzo, o poco più, del micro-fazzoletto di terra conquistato d’estate. Ormai a rischio di accerchiamento, ha ceduto ieri a Staraya, Novaya Sorochina e Malaya Loknya, villaggi capitolati dopo Cherkasskoye Porechnoye e Kositsa.
Si fa sentire la mancanza del supporto hi-tech statunitense, di dati, occhi e orecchie che fino a ieri scrutavano, ascoltavano, compilavano ordini di battaglia, lanciavano allarmi precoci, passando le informazioni ai comandi ucraini: un ecosistema strategico, galvanizzatore di forze, offensive e difensive (se solo si pensa alla contraerea/antimissile), sintetizzato da satelliti spia e di early warning, da vettori aerei, sfuggenti ai radar, pilotati o meno, e da piattaforme per l’intelligence elettromagnetica e dei segnali.
Regna un silenzio di tanti sensori di scoperta, mega-pinze tese ad estrarre informazioni multi-fonte/multi-spettro e a ridistribuirle in circuito continuo a centri di comando e controllo, comandanti sul campo e piattaforme armate. Dati tempestivi, processati, integrati: un elemento chiave non del tutto eguagliato dagli accordi fra il governo ucraino e alcuni sistemisti europei, come la francese Safran.

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