Perché il Nobel a Machado non è un boccone amaro per Trump

La pasionaria anti-Maduro è un'amica del segretario di Stato americano, Rubio, e ha venature populiste. In Venezuela è stata vittima di una persecuzione politica durissima
October 11, 2025
Perché il Nobel a Machado non è un boccone amaro per Trump
Maria Corina Machado con in braccio una bimba venezuelana durante l'ultima campagna elettorale / FOTOGRAMMA
Un boccone amaro. Ma non amarissimo. A Donald Trump non avrà fatto piacere vedersi scippato il premio Nobel che ha più volte, pubblicamente, rivendicato. Lo ha dimostrato il commento piccato al Comitato di Oslo: «Mette la politica al di sopra della pace», ha detto capo della comunicazione della Casa Bianca, Steven Cheung.
Il fatto che quest’ultimo abbia designato, al suo posto, la “pasionaria” venezuelana María Corina Machado, deve avere, almeno un po’, alleviato il malumore. La “nemica numero 1” del defunto Hugo Chávez prima e di Nicolás Maduro, poi, non ha mai nascosto i legami stretti con il Partito repubblicano Usa creati fin dalla presidenza di George W. Bush. Tra i principali sostenitori della sua candidatura al prestigioso riconoscimento figura l’attuale segretario di Stato, Marco Rubio.
Quando era ancora senatore, l’anno scorso, insieme al collega Rick Scott e altri rappresentanti conservatori, aveva sottoscritto una lettera all’organismo norvegese sottolineando gli sforzi compiuti dall’economista e leader politica per una transizione democratica a Caracas, nonostante la repressione del governo. Quest’anno, in un’intervista al Time, ha definito Corina Machado la «personificazione della resilienza, della tenacia, del patriottismo». Nessuno può negare la risolutezza della donna che a 44 anni, appena eletta all’Assemblea nazionale, interruppe un allora popolarissimo Chávez per dirgli: «Come può dire di rispettare il settore privato, se lo espropria di tutto?».
La risposta, sprezzante del caudillo, s’è rivelata una profezia: «Prima di parlare vinca le primarie. Le aquile non cacciano le mosche». Dodici anni dopo, Machado avrebbe stravinto la nomination dell’opposizione con il 95 per cento dei voti, costringendo Maduro a ricorrere ai giudici per farla fuori dalle ultime presidenziali. E a “ritoccare” i risultati comunque favorevoli al sostituto, Edmondo González Urrutia. Da allora quest’ultimo vive in esilio in Spagna e Machado in clandestinità.
La persecuzione feroce di cui è vittima, insieme al resto del dissenso, non cancella alcune prese di posizioni controverse della “lady di ferro” latinoamericana, come la chiamano. Contraria ad ogni trattativa con la “dittatura chavista”, ha invocato l’impiego della forza per destituire Maduro e ha definito gli altri partiti oppositori e i loro rappresentanti, a partire da Henrique Capriles, «collaborazionisti». A lungo “ai margini” perché considerata troppo estrema, la sua leadership è esplosa nel 2024 quando, con il suo stile aggressivo, le venature populiste, i toni veementi è riuscita a risvegliare l’entusiasmo di un popolo ormai disilluso.
Il Nobel a Machado si inserisce, però, in una partita geopolitica più complessa in corso alla Casa Bianca. Come un’inchiesta del New York Times ha rivelato, negli ultimi mesi, a dispetto della retorica incendiaria, ci sono state intense trattative segrete tra i delegati di Caracas e l’inviato speciale di Trump, Richard Grenell. In cambio della distensione, Maduro ha offerto a Washington una partecipazione dominante nella gestione del petrolio e delle altre risorse minerali nazionali, arrivando addirittura a ridurre drasticamente le forniture a Cina, Iran e Russia.
Una linea ferocemente osteggiata da Rubio, principale supporter di Machado. Proprio quest’ultima, attraverso la consigliera economica, Sary Levy, ha presentato una controproposta in caso di appoggio dell’Amministrazione a un cambio di regime, con incluso un redditizio contratto 1,7 miliardi di dollari. Forse è una coincidenza, ma al momento i negoziati tra Grenell e Machado sarebbero momentaneamente in stallo. Ora il Nobel segna un nuovo punto a favore della “lady di ferro”. Orgoglio del tycoon permettendo.

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