Perché chiudere agli stranieri le università Usa aiuterà la Cina
di Redazione
Mentre gli atenei asiatici scalano le classifiche, in India e in Cina proliferano le sedi di università statunitensi che accolgono studenti stranieri

Il divieto di iscrivere studenti internazionali imposto dalla Casa Bianca alla prestigiosa università di Harvard rappresenta un'opportunità per l'Asia, i cui atenei stanno scalando le classifiche e dove, in particolare in India e Cina, proliferano le sedi di università statunitensi che accolgono studenti stranieri. L'amministrazione Trump ha recentemente adottato una serie di misure, tra cui il divieto di iscrivere stranieri ad Harvard, la sospensione temporanea del rilascio di visti per studenti e la revoca dei permessi per gli studenti cinesi, ipotizzando influenze del Partito Comunista sui campus.
Le classifiche degli atenei "top". Harvard resta prima, la Cina sale
L'Asia ha colto l'occasione per aprire le porte agli studenti respinti, un'offerta che coincide con l'aumento del prestigio delle università del continente con «la Cina che per la prima volta supera gli Stati Uniti» come Paese con il maggior numero di università tra le top 2.000, secondo la classifica 2025 del Center for World University Rankings (Cwur), pubblicata questa settimana. Al primo posto resta, saldamente, Harvard. Seguita dal Massachusetts Institute of Technology (Mit) e da Stanford, sempre americane. Quarta e quinta, rispettivamente, le britanniche Cambridge e Oxford. Fino al dodicesimo posto la classifica è tutta statunitense, ma al tredicesimo spunta l'università di Tokyo. Ancora atenei americani fino al diciottesimo posto, e poi la Sorbona di Parigi e l'University College di Londra. Ma se scendiamo, cresce la presenza asiatica. Tra le prime 50 figurano la Tsinghua University e la Peking University in Cina; l'Università di Tokyo, l'Università di Kyoto e l'Università di Seul.
In un'altra classifica, pubblicata dalla rivista britannica Times Higher Education lo scorso ottobre, per il secondo anno consecutivo l'Asia ha contribuito con il maggior numero di università alla composizione della lista, un onore che in precedenza era andato all'Europa. Delle 211 università entrate nella lista di Times Higher Education per la prima volta dal 2021, il 60% è asiatico, rispetto al 17% europeo. Tra le altre università degne di nota figurano la Tsinghua University cinese (al 12esimo posto), la Peking University (13esimo), la National University of Singapore (17esimo), la University of Tokyo (28esimo) e la Nanyang Technological University (30esimo).
Da Hong Kong a Pechino, l'Asia chiama gli universitari
Anche la Chinese University of Hong Kong e la University of Science and Technology dell'ex colonia britannica hanno annunciato misure per attrarre studenti stranieri costretti a lasciare gli Stati Uniti. La cinese Fudan University ha iniziato ad ammettere direttamente studenti cinesi laureati in prestigiose università straniere ai programmi di dottorato, mentre l'Università di Tokyo valuta la possibilità di accettare temporaneamente gli studenti internazionali interessati provenienti da Harvard.
Forte di due dei Paesi più popolosi, India e Cina, e di due delle economie più dinamiche del pianeta, l'Asia è stata un serbatoio fondamentale per le università statunitensi. Nell'anno accademico 2023-24, gli indiani sono stati la nazionalità più numerosa tra gli oltre 1,1 milioni di studenti internazionali negli Stati Uniti, superando i 330.000, secondo il rapporto IIE Open Doors 2023, con un aumento del 23% su base annua. Quelli provenienti dalla Cina continentale sono stati poco più di 277.000, un calo notevole rispetto al picco di 370.000 raggiunto nel 2019, in parte dovuto alle politiche di lockdown imposte dalla Cina durante la pandemia.
Le università asiatiche hanno ancora molta strada da fare per attrarre talenti stranieri. Dopo un picco di quasi 25.000 studenti americani in Cina nel 2012, il numero è sceso a circa 700 nel 2024 a causa delle tensioni diplomatiche legate a questioni tecnologiche e commerciali. La Cina non è ancora tornata ai livelli pre-pandemici: alla fine del 2024, gli studenti stranieri iscritti nel Paese erano circa 254.000, rispetto ai 307.000 del 2019.
L'appello del governo giapponese agli atenei: «Accogliete»
In Giappone, la Waseda University attrae il maggior numero di studenti stranieri, il 16% del totale, con l'obiettivo di aumentare la cifra attuale da 8.000 a 10.000 entro il 2032. Il ministero dell'Istruzione ha chiesto alle università di tutto il Paese di prendere in considerazione l'accoglienza o il sostegno agli studenti che potrebbero non essere più in grado di studiare negli Stati Uniti. Il ministero nipponico afferma che gli Usa ospitano più studenti giapponesi di qualsiasi altro Paese - ad Harvard sono 260 su un totale di 13.500 studenti - e coloro che già sono iscritti, o che hanno in programma di farlo, stanno manifestando preoccupazione. Secondo l'emittente pubblica Nhk, alcune università giapponesi avevano già deciso o stavano valutando piani per accogliere studenti di Harvard; tra queste la prestigiosa Todai University nella capitale, che ha deciso di accoglierli su base temporanea, rilasciando certificati di frequenza per aiutare a verificare i crediti acquisiti. Anche l'Università di Osaka e l'Università di Hokkaido sono tra gli atenei considerati, mentre l'Università di Tohoku, l'Istituto di Scienze di Tokyo e l'Università di Waseda hanno iniziato a prendere in considerazione progetti di sostegno.
I progetti di India, Singapore, Corea del Sud e Australia
Secondo uno studio ufficiale del ministero dell'Istruzione dell'India, nel 2022 il Paese ospitava quasi 47.000 studenti stranieri provenienti da 170 Paesi, soprattutto Nepal, Afghanistan, Bangladesh, Stati Uniti, Cina e Sri Lanka. Destinazioni preferite: le università di Delhi, Osmania, Varanasi e Parul. Nonostante gli sforzi istituzionali per attrarre talenti accademici, il numero di studenti internazionali in India rimane basso rispetto al totale delle iscrizioni e, nell'ultimo decennio, la crescita è stata marginale: da 34.774 nel 2012-13 a 46.878 nel 2021-22.
Singapore ospita le università più internazionali del Sud-est asiatico, la National University of Singapore e la Nanyang Technological University, con circa il 30% di studenti provenienti dall'estero, percentuale che sale al 65% nella Rajaratnam School of International Studies, un centro specializzato della Nanyang Technological University.
In Australia, quasi la metà degli studenti dell'Università di Melbourne, considerata la più prestigiosa, è internazionale: il 46% dei suoi 77.000 studenti proviene da 150 Paesi diversi, principalmente Cina, Indonesia, India e Malesia. Alla Yonsei University, l'università più prestigiosa della Corea del Sud, circa il 15% degli studenti proviene dall'estero.
© RIPRODUZIONE RISERVATA






