Parolin: «Riconoscere lo Stato di Palestina. È questa la soluzione»

Per il segretario di Stato vaticano «non è prematuro, noi l'abbiamo fatto "da mo"». L'assemblea Onu, promossa da Macron, prova a spingere, ma dopo Meloni frena anche Tajani
July 28, 2025
Parolin: «Riconoscere lo Stato di Palestina. È questa la soluzione»
ANSA |
Il riconoscimento dello Stato palestinese non è prematuro, e la Santa Sede ha dato il buon esempio. Già da molto tempo.
A ricordarlo mentre gran parte della comunità internazionale frena, e con essa anche il governo italiano, è il cardinale Pietro Parolin: «Non è prematuro, noi lo abbiamo già fatto, da mo’ come dite voi», sottolinea il segretario di Stato vaticano con i giornalisti a Roma, mentre a New York si è aperta la conferenza dell'Onu promossa da Parigi e Riad che spinge sulla soluzione dei due Stati, nonostante l’opposizione di Israele e Stati Uniti, che hanno boicottato l’appuntamento, mentre da parte del governo italiano, nelle parole di Giorgia Meloni – pur non archiviando la tradizionale posizione italiana dei “due Stati” –, era venuta la considerazione che farlo adesso potrebbe anche essere «controproducente».
La conferenza dell’Onu era stata convocata a giugno ma poi era stata rinviata in conseguenza dell’attacco israeliano all’Iran. I proponenti, oltre le defezioni e i “distinguo”, si ripropongono di fissare una roadmap chiara, per accelerare il processo, invece di frenarlo, che conduca alla nascita di uno Stato palestinese, garantendo al contempo la sicurezza dello Stato ebraico. Parigi si pone a capofila di questa posizione. «Solo una soluzione politica a due Stati può soddisfare le legittime aspirazioni di israeliani e palestinesi a vivere in pace e sicurezza. Non c'è alternativa», ha dichiarato il ministro degli Esteri francese Jean-Noel Barrot nel suo intervento al Palazzo di Vetro.
La Francia chiede «misure concrete», e le adotta per parte sua annunciando il formale riconoscimento della Palestina, che verrà formalizzato a settembre all'Assemblea Generale. Sono nove i Paesi europei che hanno già compiuto questo passo. Per ultimi Norvegia, Irlanda e Spagna nel 2024. Il Vaticano ha agito fra i primi riconoscendo la Palestina nel 2015, dando luogo a un Trattato bilaterale. E non si tratta di una decisione maturata per via di un contesto diverso. L’escalation in atto fra Hamas e Israele non cambia l’orientamento della Santa Sede, che anzi torna a indicare quella come l’unica strada possibile, da perseguire senza esitazioni.
«Per noi quella è la soluzione, cioè il riconoscimento dei due Stati che vivono vicino l’uno all’altro in autonomia e sicurezza», ribadisce Parolin a margine di un evento del Giubileo, rilanciando la necessità di «un dialogo tra le parti. Anche se - rileva - la situazione in Cisgiordania rende tutto più difficile», il riferimento è al clima di grande tensione in quell’area oggetto di un’offensiva dei coloni, che nelle ultime ore hanno preso di mira anche un villaggio cristiano.
Nel Governo italiano il ministro degli Esteri Antonio Tajani cerca di non enfatizzare le differenze che emergono con la posizione espressa dalla Santa Sede: «Noi siamo a favore, non è una questione di sostanza ma di tempi» spiega Tajani, dopo che la premier Meloni nei giorni scorsi aveva preso le distanze dall’iniziativa di Macron, che spinge per accelerare. Le priorità sono ora «la tregua e l’assistenza umanitaria», spiega la sottosegretaria Maria Tripoli alla conferenza dell’Onu.
Ma intanto la Farnesina si trova a dover fare i conti anche con una offensiva diplomatica “ufficiosa” parallela. Dopo la lettera aperta inviata alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni da 38 ex ambasciatori che hanno chiesto di «sospendere ogni rapporto e cooperazione» sostenendo che va riconosciuto lo Stato palestinese «non essendo più possibili ambiguità né collocazioni intermedie», è la volta ora di 58 ex ambasciatori dell’Ue che in una lettera diretta ai vertici di Bruxelles sostenendo che non si può più rinviare una chiara presa di posizione pro-Gaza: «Ormai da molti mesi non ci sono più giustificazioni possibili» , scrivono rivolgendosi «con urgenza a tutti i leader e i governi di agire contro le violazioni umanitarie e dei diritti umani da parte di Israele».
Dall’opposizione il duro attacco di Angelo Bonelli, di Avs: «Giorgia Meloni, mi rivolgo a lei, che si definisce madre e cristiana, ma che di fronte ai crimini – per noi un genocidio – commessi da Israele contro il popolo palestinese, volta le spalle alla morte di migliaia di bambini».

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