sabato 19 febbraio 2022
Al vertice Europa-Unione Africana Ursula von der Leyen, ha ribadito la «necessità di proteggere la proprietà intellettuale». Ma nel Continente solo l’11% è immunizzato, sale la protesta
Parole ma non vaccini per i più poveri. In nome della proprietà intellettuale, ovvero del profitto

Parole ma non vaccini per i più poveri. In nome della proprietà intellettuale, ovvero del profitto - Ansa

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No alla sospensione dei brevetti dei vaccini anti-Covid, ma si può pensare a licenze obbligatorie per favorire la produzione in Africa. Su questa linea si è mossa l’Europa al vertice tra Ue e Unione Africana a Bruxelles per cercare un compromesso con i partner del Sud al termine dei due giorni di incontri, dominato dal tema dei sieri anti-Covid. La presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha ribadito la «necessità di proteggere la proprietà intellettuale dei vaccini».

Tuttavia, ha aggiunto, «è importante avere una discussione costruttiva sulle licenze obbligatorie», le quali favoriranno «la produzione dei vaccini nei Paesi che non ne hanno la capacità».

Per questo «abbiamo deciso che la Commissione Europea e quella dell’Unione Africana si incontreranno sul dossier in primavera e per allora dovremo avere una soluzione», l’incontro è previsto per la primavera. «La produzione di vaccini – ha affermato anche il presidente francese Emmanuel Macron – non è soggetta al tema della proprietà intellettuale, ma al trasferimento di tecnologia». Al vertice vari leader africani avevano invece insistito sulla linea opposta: «C’è la necessità – ha detto ad esempio il presidente del Sudafrica Cyril Ramahosa – di sospendere i brevetti dei vaccini per permetterne l’accesso a quei Paesi che ancora non ne hanno». Il no europeo, ha tuonato Oxfam Italia, è un «insulto per milioni di persone che nei Paesi più poveri stanno perdendo i propri cari».

Su questo punto sale però l'indignazione e la protesta: LEGGI QUI

A tutt’oggi solo l’11% degli africani è pienamente vaccinato contro il Covid. Di licenze obbligatorie e tanto meno di brevetti non c’è traccia nel testo della dichiarazione finale del vertice, su cui hanno discusso tutta la notte le delegazioni: si parla del sostegno a «una piena sovranità sanitaria dell’Africa», e di una «agenda comune per produrre vaccini, farmaci, strumenti di diagnostica, terapia e prodotti sanitaria in Africa, inclusi investimenti in capacità produttive, trasferimenti volontari di tecnologia nonché con il rafforzamento del quadro regolatorio». L’Ue ha inoltre confermato «il suo impegno di fornire almeno 450 milioni di dosi per l’Africa» entro metà 2022, ricordando che l’Ue e gli Stati membri hanno già fornito 3 miliardi di dollari a Covax, lo strumento internazionale per l’acquisto di vaccini per i Paesi poveri, nonché 450 milioni di euro per accelerare le vaccinazioni in Africa.

I sieri stanno arrivando, il punto è ora proprio la produzione in loco. Ieri il direttore dell’Oms, l’etiope Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha annunciato che sei Paesi africani, e cioè Egitto, Kenya, Nigeria, Senegal, Sudafrica e Tunisia saranno i primi del continente a produrre vaccini anti-Covid a base di mRna (come Moderna e Pfizer-BionTech). L’Ue contribuisce con 40 milioni di euro. «Prevediamo – ha aggiunto il direttore – che i benefici di questa iniziativa si estenderanno ben oltre il Covid-19, creando una piattaforma per i vaccini contro altre malattie tra cui la malaria e la tubercolosi».

C’è già uno hub di trasferimento tecnologico creato dall’Oms e dai partner Covax in Sudafrica che, dice ancora Ghebreyesus, «sta già producendo risultati, con l’annuncio di Afrigen di aver prodotto il proprio vaccino mRna, basato su informazioni pubblicamente disponibili sulla composizione di un vaccino esistente». Le sperimentazioni cliniche, dice il direttore dell’Oms, inizieranno nel quarto trimestre 2022, per un’approvazione nel 2024.

Altro punto di dissidio è l’energia e la protezione del clima, con il pressing europeo per il passaggio dell’Africa alle rinnovabili e l’abbandono delle fonti fossili. Punto su cui gli africani recalcitrano, temendo strozzature energetiche che possano frenare lo sviluppo. Il presidente senegalese Macky Sall, presidente dell’Unione Africana, ha chiesto tempi più lunghi, nella dichiarazione finale si promette il sostegno «all’Africa nella sua transizione per favorire percorsi equi e sostenibili verso la neutralità climatica».

I soldi ci sono, l’Ue ha confermato il mega piano di investimenti per l’Africa da 150 miliardi di euro entro il 2030 destinati anche alla trasformazione digitale, alle grandi infrastrutture, al sostegno delle piccole e medie imprese, alla formazione e all’istruzione. Non poteva mancare la migrazione. Gli europei hanno fatto passare un testo in cui si sottolinea l’obiettivo di «prevenire la migrazione irregolare, il miglioramento della cooperazione contro il traffico di esseri umani, il sostegno al rafforzamento della gestione delle frontiere, e il miglioramento sul fronte dei rimpatri, riammissione e reintegrazioni». Mentre sul fronte della migrazione legale su cui avevano molto insistito gli africani, si afferma solo che «percorsi per opportunità» in tal senso «saranno ulteriormente sviluppati tra i due continenti e all’interno dell’Africa».

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