venerdì 11 marzo 2022
Il bus di don Gino Samarelli, parroco del Duomo di Molfetta partito per una missione umanitaria è rientrato in Italia questa mattina: a bordo 47 persone profughe, tra loro anche un bimbo di nove mesi
Alcune delle famiglie portate in salvo in Italia dalla missione umanitaria organizzata dal parroco del Duomo di Molfetta, in provincia di Bari

Alcune delle famiglie portate in salvo in Italia dalla missione umanitaria organizzata dal parroco del Duomo di Molfetta, in provincia di Bari - Facebook.com/fiorebus

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È arrivato in Italia all'alba il pullman di ritorno dall'Ucraina con a bordo 43 persone fuggite dalla guerra, tra loro disabili e mamme con bambini, la più piccola di 9 mesi, e anche tre cagnolini.

La missione umanitaria è stata possibile attraverso una gara di solidarietà che si è aperta a Molfetta, in provincia di Bari: vi hanno partecipato gli stessi parrocchiani, ma anche le associazioni sul territorio e forte è stata la collaborazione del settore dei Servizi sociali del Comune. Il promotore è stato sicuramente don Gino Samarelli, parroco del Duomo di Molfetta, che lasciandosi ispirare dalla testimonianza nei Balcani di don Tonino Bello, quando nel 1992 entrò con altri 500 pacifisti in una Sarajevo assediata, ha scelto di salire lui stesso su quel pullman per andare a prendere famiglie con bambini nella Ucraina sotto assedio e portarle in salvo in Italia.

La chiesa del Grembiule, come la chiamava don Tonino Bello, è quella che si avvicina alle persone: si è lasciato ispirare e si è messo in gioco in prima persona don Gino Samarelli portando in salvo famiglie e bambini dall'Ucraina

La chiesa del Grembiule, come la chiamava don Tonino Bello, è quella che si avvicina alle persone: si è lasciato ispirare e si è messo in gioco in prima persona don Gino Samarelli portando in salvo famiglie e bambini dall'Ucraina - Diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi

Don Gino è partito da Molfetta martedì sera diretto a Leopoli: sul bus da 55 posti, carico di beni di prima necessità, cibo e medicine, hanno viaggiato, oltre ai tre autisti che si sono alternati alla guida nella lungo viaggio tra frontiere dell'Est Europa, anche un'infermiera, un medico e un meccanico.


La ripartenza dalla frontiera ungherese è avvenuta giovedì sera e soltanto questa mattina all'alba, dopo aver passato il confine italiano, la tensione ha finalmente iniziato a sciogliersi.
Oggi, ha raccontato don Gino sul settimanale diocesano «Luce e Vita», è anche il compleanno di una delle donne ucraine salvate: «37 anni per fuggire e non morire» ha aggiunto il sacerdote. A bordo del bus «è bastato dirle 'auguri' per ricevere in cambio un fiume di parole - ha aggiunto il parroco, mentre il bus sta attraversando l'Italia verso Sud -. Moglie di un italiano, mi ha raccontato di aver temuto più la ferocia dei delinquenti fuggiti dalle carceri che la violenza delle bombe. I primi, deliberatamente armati dai russi hanno saccheggiato volontariamente senza pietà case e negozi; le seconde, deliberatamente sganciate dai russi hanno obbedito ciecamente agli ordini».

Con la luce dell'alba «il chiacchiericcio ha iniziato a farsi sentire facendo somigliare il nostro bus a uno di quelli turistici - ha raccontato don Gino - . Queste sono le cose belle della vita: la risata al funerale, il pianto al matrimonio e la pace alla guerra». «Uno dei volti che mi resteranno impressi nel cuore, dopo questo viaggio - ha spiegato il sacerdote di Molfetta - , è il sorriso della soldatessa ragazza, armata di tutto punto, che con tenerezza d'innamorata, guardava la mia interprete e me che cercavamo di spiegare la necessità di entrare nell'atrio proibito a radunare il nostro gruppo».

Una delle soste notturne del bus con cui don Gino Samarelli ha messo in salvo 47 persone profughe, andando a prenderle a Leopoli, in Ucraina

Una delle soste notturne del bus con cui don Gino Samarelli ha messo in salvo 47 persone profughe, andando a prenderle a Leopoli, in Ucraina - Facebook.com/fiorebus


Una volta rientrati a Molfetta, in provincia di Bari, la proposta di don Gino Samarelli, già presentata al suo vescovo, è che ogni comunità parrocchiale possa farsi carico e accogliere una delle famiglie portate in salvo, in modo da rendere la loro accoglienza sostenibile e confortevole a lungo termine.

"In un momento drammatico come questo diventa importante compiere gesti concreti che danno forma alla speranza di noi tutti - così ha commentato la missione umanitaria del suo sacerdote il vescovo della diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi, monsignor Domenico Cornacchia -. Noi non vediamo l'ora di rivedervi qui e di sapere che decine di profughi hanno trovato la salvezza. Purtroppo è solo una goccia nell'oceano, ma siamo tutti chiamati a fare il possibile", tutti a chiamati a indossare il grembiule, come ricordava don Tonino Bello, per restare più vicini alle persone.

IL RACCONTO DELLA MISSIONE UMANITARIA DI DON GINO SAMARELLI sul settimanale diocesano "Luce e Vita"

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