sabato 24 maggio 2025
Gli affari, l'ideologia e gli equilibri geopolitici dietro la "trappola" di Donald Trump al presidente sudafricano Cyril Ramaphosa
Il presidente Donald Trump con l'omologo sudafricano Cyril Ramaphosa nello Studio Ovale mercoledì scorso

Il presidente Donald Trump con l'omologo sudafricano Cyril Ramaphosa nello Studio Ovale mercoledì scorso - Fotogramma

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Donald Trump l’ha fatto ancora. Ed è già negli archivi. Dopo l’“agguato” al presidente ucraino Volodymyr Zelensky, sbeffeggiato a marzo nello Studio Ovale dinanzi alle telecamere di tutto il mondo, il titolare della Casa Bianca mercoledì ha teso una trappola anche a Cyril Ramaphosa, il numero uno del governo sudafricano.

Arrivato a Washington da Pretoria per ricucire i rapporti con gli Stati Uniti messi in crisi dalle strizzate d’occhio a Cina, Russia e Iran, Ramaphosa si è trovato al centro di un’imboscata in diretta streaming sul Web con il tycoon ad accusarlo di non aver fatto nulla per impedire il «genocidio dei bianchi» sudafricani. Trump, riuscito anche questa volta a trasformare un incontro istituzionale in uno show, ha provato a umiliare il suo interlocutore mettendolo dinanzi a una carrellata di foto raccolte a testimoniare la mattanza in corso, a suo dire, nella “nazione arcobaleno”. «Che morte orribile», ha ripetuto facendo pesare la colpa degli omicidi sul suo ospite.

Peccato, tuttavia, che quelle immagini non fossero vere. O meglio: i morti c’erano ma – questo è l’esito del fact-checking dei media – non erano i bianchi «perseguitati» dal governo locale. Le foto del dossier sventolato sul divanetto dello Studio Ovale, pubblicate anche da una rivista online di destra, American Thinker, erano screenshot di un video Reuters del 3 febbraio girato a Goma durante gli scontri tra l’esercito congolese e i ribelli dell’M23. Nulla a che vedere con il Sudafrica.

La grammatica del caos a cui è avvezzo The Donald va decifrata. Il Sudafrica registra uno dei più alti tassi di omicidi al mondo: 26mila persone solo nel 2024. Le statistiche ufficiali, tuttavia, non hanno specifiche relative alla razza. Pertanto, è difficile estrapolare il numero dei coltivatori bianchi uccisi. Secondo una rilevazione di Afriforum, nel 2021, erano 50 sui 20 mila totali. Difficile parlare, dunque, di genocidio. A fine febbraio, un giudice della stessa corte sudafricana, chiamato a esprimersi su un lascito testamentario a favore dell’organizzazione di estrema destra Boerelegioen, ha chiarito che lo sterminio dei bianchi è un fenomeno «chiaramente immaginario».

Resta il fatto che, ogni tanto, dalle antiche ferite del continente nero emergono grumi di tensioni razziali. In Zimbabwe, nel 2000, l’allora presidente Robert Mugabe appoggiò l’occupazione delle terre possedute dai bianchi da parte di un mix di forze governative e gruppi indipendenti.

Le relazioni tra Washington e Pretoria, invece, sono precipitate quando, all’inizio del mese, gli Stati Uniti hanno varato un programma per il ricollocamento Oltreoceano di 54 Afrikaners sudafricani, i discendenti dei coloni europei (noti anche come boeri) che costrinsero i neri a lasciare le proprie terre. La decisione di concedergli lo status di rifugiato ha fatto infuriare il governo di Ramaphosa che ha gridato a un affronto «politicamente motivato» per mettere in discussione la democrazia sudafricana libera dall’apartheid.

Il genocidio dei bianchi in Sudafrica è un motivo ricorrente della narrativa di estrema destra negli Usa. Ma c’è un alto dettaglio della vicenda che non può essere trascurato a completare il quadro. Allo scontro in mondovisione tra Trump e Ramaphosa c’era anche Elon Musk, lo stretto consigliere della Casa Bianca, nato a Pretoria, convinto che la sua Starlink, società fornitrice di connessioni satellitari, «non può operare in Sudafrica solo perché non sono nero». Ramaphosa ha lasciato la Casa Bianca, mercoledì, dicendo che, nonostante tutto, il faccia a faccia con il tycoon era «andato bene». Due giorni dopo, così si chiude il cerchio, il suo ministro per le Comunicazioni, Solly Malatsi, ha annunciato di aver avviato la procedura per autorizzare Starlink a operare nel Paese.

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