martedì 16 febbraio 2016
​L'inviato Onu de Mistura a Damasco: aiuti alle popolazioni assediate e ripresa dei colloqui a Ginevra. Ma gli scontri continuano furiosi, tutti contro tutti. Daesh perde una centrale elettrica. RIFLESSIONE La guerra e ciò che resta di Aleppo (Andrea Riccardi)
"Far partire i convogli umanitari per Aleppo"
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Mentre si parla di una tregua e della ripresa dei colloqui a Ginevra, in Siria continua la guerra di tutti contro tutti. "Sono a Damasco per assicurarmi che i convogli umanitari partano come previsto dagli accordi di Monaco", ha dichiarato Staffan de Mistura, inviato speciale dell'Onu per la Siria, giunto ieri sera nella capitale siriana per incontrare i vertici del governo di Assad, sostenuto da Russia e Iran. L'obiettivo del diplomatico è di fare partire i primi convogli umanitari, per le città e i villaggi assediati in Siria entro oggi o domani. Inoltre de Mistura sta premendo sulla Siria perché vengano ripresi entro il 25 febbraio, a Ginevra, i colloqui tra le parti siriane in conflitto. Ma il portavoce dell'Onu Ahmad Fawzi ha sostenuto che "siamo testimoni di un peggioramento della situazione che non può aspettare, le cose devono muoversi il più rapidamente possibile, ma per questo - ha aggiunto - c'è bisogno della presenza delle parti e il rispetto degli impegni". Fawzi ha inoltre annunciato che la seconda riunione della Task Force umanitaria per la Siria, dopo quella della settimana scorsa, è prevista giovedì. Il fronte di Aleppo La armi intanto continuano a fare sentire la loro voce. E si registra anche una grave scofitta per il Daesh (Isis): le forze governative sostenute da caccia russi e da miliziani Hezbollah hanno ripreso il controllo di una centrale elettrica a est di Aleppo da lungo tempo in mano all'Isis. Invece insorti siriani nel nord del Paese si sono arresi ai loro rivali curdi in una località strategica poco distante dal confine turco. Le milizie curdo-siriane Ypg, che godono della copertura aerea russa e del sostegno logistico Usa, hanno costretto alla resa i miliziani della località di Marea a nord di Aleppo. La cittadina è ora stretta tra l'avanzata curda a ovest e la presenza del Daesh a est e a sud. L'accordo, affermano le fonti, prevede l'uscita dal centro abitato dei miliziani locali in cambio dell'interruzione dei bombardamenti curdi e russi che finiscono con il colpier i civili. Donne e bambini, vittime senza bandiera Due bambini e una donna sono stati uccisi e altri quattro civili sono stati feriti nelle ultime 24 ore dai bombardamenti dell'artiglieria turca sulle postazioni dell'alleanza curdo-araba nel nord della Siria. Ne dà notizia l'ong Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus), che ieri era stata tra le organizzazioni di attivisti che avevano accusato l'aviazione russa e del regime siriano per i raid su ospedali e scuole nelle province di Idlib e Aleppo con un bilancio di circa 50 morti. L'Ondus precisa che questi bambini sono morti per colpi d'artiglieria di Ankara sulla cittadina di Deir Jamal, controllata dalle Forze siriane democratiche, composte appunto da milizie curde e arabe. La stessa ong segnala anche l'uccisione di 5 civili ieri in altri raid dell'aviazione russa nella provincia di Daraa, nel sud della Siria, nella cittadina di Al Herak. La Turchia insiste per un'operazione terrestre "Senza un'operazione di terra non si può risolvere la crisi siriana" e la "Turchia sarebbe pronta a farne parte se venisse decisa dalla Coalizione internazionale" anti-Daesh. Lo hanno dichiarato all'Asa fonti del ministero degli Esteri di Ankara, assicurando che "nella situazione attuale la Turchia non ha alcuna intenzione di agire in modo unilaterale". Una sorta di mantra che il governo di Ankara continua a ripetere da molti giorni. Intanto carri armati turchi risultano schierati al confine della Siria, vicino a Kobane, in prossimità dell'area che i curdi avevano strappato al Califfato. Il fronte curdo I turchi continuano nei loro attacchi alle forze curde nel nord della Siria. L'artiglieria di Ankara ha bombardato per il quarto giorno consecutivo la zona di Azaz nel nord della Siria, a circa sei km dal confine, dove si trovano obiettivi delle milizie curde dell'Ypg. Lo confermano fonti militari di Ankara, spiegando che, come nei giorni scorsi, si è trattato di "fuoco di risposta".
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