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Palestinesi che hanno appena ricevuto un sacco di farina a Beit Lahia, nel nord della Striscia di Gaza - Reuters
Sono le guerre silenziate. Quelle che all'improvviso, nel sesto giorno dall'aggressione israeliana all'Iran che ha scatenato la guerra aerea tra i due Paesi, sono scomparse dalle prime pagine dei giornali e dalle prime scrollate dei siti d'informazione. Eppure in Ucraina e nella Striscia di Gaza si continua a morire, uccisi dai missili e dall'artiglieria, non meno di prima. Eccidi quotidiani, che si consumano nell'indifferenza e nel silenzio complice.
Fonti sanitarie di Gaza hanno contato almeno 59 morti nella giornata di ieri, martedì 17 giugno, dopo che carri armati israeliani hanno aperto il fuoco - sostengono testimoni - contro una folla che cercava di impadronirsi degli aiuti alimentari trasportati dai camion. Sarebbe uno degli episodi più cruenti, fra gli innumerevoli episodi simili accaduti in oltre venti mesi di guerra nell'enclave. Video diffusi sui social media mostrano decine di corpi senza vita in una strada di Khan Yunis. L'esercito israeliano ha ammesso di aver fatto fuoco in quella zona e informa di aver avviato un'indagine per chiarire i dettagli. Testimoni sentiti dalla Reuters riferiscono che i carri armati hanno sparato almeno due raffiche contro una folla di migliaia di persone che si era assiepata sulla strada a est della principale città del sud nella speranza di procurarsi del cibo, assaltando i camion degli aiuti umanitari che transitano di lì. I feriti sarebbero 221, di cui almeno 20 in condizioni gravissime, affermano fonti mediche. Sono stati portati in ospedale su auto private e carretti trainati da biciclette o asini.
Stamani almeno 34 palestinesi sarebbero stati uccisi, e un centinaio feriti, nei bombardamenti su diverse zone della Striscia. Raid massicci hanno colpito il nord, a Jabalia e a est di Gaza City. Nei combattimenti del sud, è rimasto ucciso un soldato israeliano di vent'anni e sono stati feriti un ufficiale e tre militari: appartenevano tutti alla Brigata Golani proveniente dall'insediamento di Nokdim in Cisgiordania.
Nella notte del 17 giugno, un'altra strage si è consumata nella capitale ucraina Kiev. Il sindaco Vitaliy Klitschko denuncia l'uccisione di almeno 22 civili, sotto le macerie di un'abitazione nel distretto di Solomyansky. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha denunciato «uno dei peggiori attacchi» della Russia contro la capitale in oltre tre anni di guerra, dall'invasione russa del 24 febbraio 2022. Durante il raid di ieri sarebbero stati lanciati su Kiev oltre 440 droni e 32 missili.