mercoledì 13 febbraio 2019
Accusato da un amico per vendetta dopo una lite, con due testimoni che in realtà non erano presenti al momento della discussione, è in carcere dal 2013
Sawan condannato a morte per blasfemia. Da 5 anni attende l'appello

In Pakistan vi sono attualmente 187 cristiani detenuti in carcere per blasfemia, tante storie come quelle di Asia Bibi. Lo ha ricorda Cecil Shane Chaudhry, direttore esecutivo della Commissione nazionale Giustizia e Pace pachistana (Ncjp), a una delegazione di Aiuto alla Chiesa che Soffre. Se la vicenda giudiziaria della madre cristiana si è conclusa il 29 gennaio scorso, per tanti altri suoi fratelli nella fede non è così.

Nel quartiere cristiano di Lahore, dopo che il giovane cristiano Sawan Masih è stato accusato di aver insultato Maometto. «Il 9 marzo 2103, dopo la preghiera del venerdì una folla di tremila musulmani ha dato fuoco all’intero quartiere distruggendo quasi 300 abitazioni e due chiese», racconta padre Emmanuel Yousaf, presidente dell’Ncjp. Oggi è stato ricostruito grazie agli aiuti del governo e restituito alle famiglie cristiane. Ma se gli 83 uomini ritenuti colpevoli del rogo sono stati tutti liberati, Sawan Masih è stato condannato a morte nel 2014 e attende ancora oggi l'appello, perché le udienze vengono continuamente rinviate.

Come per Asia Bibi, anche per Sawan non mancano delle irregolarità. La denuncia è stata presentata da un suo amico musulmano, Shahid Imran, dopo una lite. Ma solo due giorni dopo sono stati presentati due testimoni che in realtà non erano presenti al momento delle presunte offese a Maometto. «Le accuse a Sawan sono strumentali – spiega padre Yousaf –, il vero scopo era di cacciare i cristiani da questo quartiere, piuttosto ambito perché vicino a fabbriche siderurgiche». Intanto, da quasi sei anni, la moglie di Sawan, Sobia, cresce da sola i loro tre figli. «Non so perché abbiano incolpato mio marito – dice ad Acs – so soltanto che l’uomo che lo accusa era un suo amico. Sawan è innocente!».

Con “legge antiblasfemia” si intendono principalmente due commi dell’articolo 295 del codice penale pachistano (i commi B e C). L’articolo 295B prevede l’ergastolo per chi profana il Corano, e il 295C la pena di morte per chi insulta il Profeta Maometto. Una legge che viene usata dai fondamentalisti contro le minoranze o da alcuni per vendette personali. E quando viene accusato un cristiano è tutta la comunità a pagarne le conseguenze.




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