lunedì 21 novembre 2022
I media del regime cercano di ignorare la protesta, ma non passa giorno senza che nel Paese salga la voce di chi dice no e vuole notizie su figli e parenti mandati al fronte
Protesta a San Pietroburgo contro la guerra in Ucraina

Protesta a San Pietroburgo contro la guerra in Ucraina - Collaboratori

COMMENTA E CONDIVIDI

È sempre più femminile la voce in Russia contro la guerra. I media del regime cercano di ignorarla, ma non passa giorno senza che nel Paese gruppi di donne scendano in piazza contro il conflitto, esasperate dalla crudeltà delle operazioni contro l’Ucraina, ma soprattutto perché vogliono sapere che fine abbiano fatto i propri figli, spesso portati al fronte in modo coatto e di cui non hanno più avuto notizie.

Il canale Telegram L’altra Voce della Russia, rivela come queste proteste stiano aumentando progressivamente. Il canale è gestito dal professor Stefano Maria Capilupi, e raccoglie le voci della dissidenza russa.

A San Pietroburgo, la città natale del presidente Putin, Liliya Yushchenko, madre di due figli, ha organizzato un picchetto solitario presso il centro commerciale Galereya, uno dei più noti della città. Sui social sono circolati cartelli, tenuti in mano durante le proteste che recitano “la guerra in Ucraina è un delitto contro l'umanità tutta e contro il senso dell'umanità” e “per la guerra in Ucraina pagheranno i nostri figli”.

Frasi che la dicono lunga su come il consenso mostrato dalla propaganda nei confronti del conflitto riguardi abbia attecchito solo in una parte della società russa. La scorsa settimana, madri e mogli di 80 mobilitati morti hanno chiesto la restituzione dei corpi dei loro parenti nei pressi del villaggio di Kuzemivka, nella regione di Lugansk, finito sotto il controllo delle forze ucraine.

Giorni prima a Ekatetinburg, una delle città più importanti della regione degli Urali, un gruppo di madri ha manifestato sotto la sede del governo regionale per chiedere quale sia stata la sorte dei loro figli, di cui non hanno più notizie.

Anche fra le truppe il morale è sempre più basso. A Belgorod, sul confine con l’Ucraina, due soldati sono stati arrestati per essersi rifiutati di combattere. Sono accusati di inosservanza dell’ordine e adesso potrebbero rischiare due o tre anni di galera. Come scrivono su alcuni canali Telegram, meglio una cella che morire al fronte.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: