venerdì 24 febbraio 2017
Dopo l'apertura sull'apostasia, pugno di ferro sui gruppi islamisti che «utilizzano le moschee per servire gli interessi elettorali o dei partiti politici»
La grande moschea di Casablanca in Marocco, intitolata a re Hassan II: il suo minareto è il più alto del mondo (Reuters)

La grande moschea di Casablanca in Marocco, intitolata a re Hassan II: il suo minareto è il più alto del mondo (Reuters)

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Dopo aver condotto indagini «confidenziali », il ministero marocchino degli Affari islamici ha disposto la sospensione di oltre 200 imam per «vicinanza o appartenenza» a gruppi islamisti, tra cui anche il partito per la Giustizia e lo sviluppo (Pjd), vincitore alle elezioni politiche del 7 ottobre 2016.

Nel riferire la decisione ministeriale, il quotidiano al-Sabah ha spiegato che i religiosi sono membri o simpatizzanti di quel movimento politico e di altri gruppi islamisti e che «utilizzano le moschee per servire gli interessi elettorali o dei partiti politici ». Una strumentalizzazione vietata dalla legge, in virtù di un decreto reale del 2014 che impedisce ai funzionari religiosi musulmani di condurre attività politiche nel Paese, così come di «assumere una posizione politica o sindacale». Nel Regno del Marocco sono attive 55mila moschee, in cui esercitano 150mila religiosi: tutti sono funzionari pubblici, dipendenti del ministero degli Affari islamici.

Questo genere di misure sanzionatorie nei confronti di imam “scorretti' non rappresenterebbe una novità in Marocco, se non fosse che essa giunge in un contesto sociale arroventato: lo Stato centrale, fra mille polemiche, è accusato di aver lanciato un’azione mirata contro l’islam politico nelle amministrazioni pubbliche. Gli imam sospesi non fanno parte solo del Pjd, ma anche del movimento “Monoteismo e riforma”, che dedica tutte le proprie energie economiche alla predicazione islamica conservatrice. Solo una settimana fa, peraltro, il gruppo islamista Giustizia e carità, illegale eppure tollerato in Marocco, ha denunciato che 105 dei suoi membri dipendenti di organismi statali sono stati sospesi o licenziati nell’ambito di una rappresaglia anti-islamista.

Allo stesso modo, nel mese di gennaio, le autorità marocchine hanno lanciato una battaglia contro il velo integrale islamico, vietandone la produzione e la vendita. Ma è sul fronte dottrinario che l’islam istituzionale marocchino ha sferrato l’attacco più significativo contro il salafismo: grazie al recente pronunciamento del Consiglio superiore degli ulema marocchini in materia di apostasia e pena di morte, che ha introdotto la distinzione fra piano religioso e politico, i legislatori marocchini potranno modificare il diritto vigente e abolire la pena capitale per i musulmani che si convertono.

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