Via libera alla spesa record per missili e droni: il Giappone non è più pacifista
di Luca Miele
Per la prima volta nella storia il budget stanziato sfonda il muro dei nove trilioni di yen (58 miliardi di dollari). L'obiettivo è il contenimento di Cina e Corea del Nord

Il Giappone inanella un nuovo bilancio record per la difesa, sfondando «per la prima volta nella storia» il muro dei nove trilioni di yen (58 miliardi di dollari). Un salto in avanti rispetto al 2025 pari al 9,4% che «cattura» il radicale processo di trasformazione del suo esercito. Emancipandosi dal pacifismo che ha ispirato la ricostruzione del Paese (e la sua Costituzione) dopo la Seconda Guerra Mondiale, Tokyo – la quarta economia al mondo, la nona per spese militari - si configura oggi, sempre più, come una ambiziosa potenza militare regionale. Il governo guidato da Sanae Takaichi sembra d’altronde intenzionato ad accelerare questo processo, non disdegnando il ricorso ad «armi retoriche», come quando, a novembre, la Lady di Ferro ha ventilato il possibile coinvolgimento del Paese in difesa dell’isola ribelle, nel caso di un’invasione cinese di Taiwan. Scatenando l’irata (e scontata) reazione di Pechino. D’altronde è la Cina – assieme alla Corea del Nord, che ha mostrato domenica al mondo «il suo primo sottomarino a propulsione nucleare» – «la più grande sfida strategica» che il Giappone deve affrontare, come recita la «Strategia per la Sicurezza Nazionale», licenziata nel dicembre del 2022,
«Questo bilancio - ha spiegato il ministro della Difesa Shinjiro Koizumi - rappresenta il minimo necessario al Giappone per adempiere ai suoi obblighi di difesa, mentre ci troviamo ad affrontare il contesto di sicurezza più severo e complesso del Dopoguerra». Come riporta il Japan Times, «la richiesta di bilancio è la quarta di un piano di spesa quinquennale di circa 43mila miliardi di yen, e arriva dopo che il primo ministro Sanae Takaichi ha anticipato di due anni l'obiettivo del 2027 di spendere il 2% del Prodotto interno lordo per la difesa». Un «regalo» per l’irrequieto protettore del Giappone, quel Donald Trump che un giorno potrebbe «decidere che cooperare con Pechino sia più vantaggioso per gli affari» rispetto a un conflitto aperto con il gigante asiatico.
Quali sono allora gli obiettivi che il Giappone si prefigura di raggiungere attraverso il mega stanziamento? Il piano si annoda attorno a due «capisaldi»: missili e droni. La finalità è potenziare, contemporaneamente, le capacità difensive ed offensive della macchina militare giapponese. Come riporta l’Ap, il nuovo programma di bilancio stanzia oltre 970 miliardi di yen (6,2 miliardi di dollari) per rafforzare la capacità missilistica del Paese. L'accordo prevede l'acquisto di 177 miliardi di yen (1,13 miliardi di dollari) di missili terra-nave Type-12, sviluppati e aggiornati a livello nazionale, con una gittata di circa 1.000 chilometri (620 miglia). Il primo lotto di missili Type-12 sarà schierato nella prefettura sud-occidentale di Kumamoto, entro marzo, un anno prima del previsto. Per difendere le coste, Tokyo investirà, poi, 100 miliardi di yen (640 milioni di dollari). L’obiettivo: schierare un numero «massiccio» di veicoli senza pilota, di superficie e subacquei, «per la sorveglianza e la difesa nell'ambito di un sistema chiamato «SHIELD», previsto per marzo 2028».
«Questo sistema consentirà al Giappone di adottare nuovi metodi di guerra, proteggere saldamente la vita del personale e fermare le invasioni nemiche delle isole costiere», ha chiarito ancora il ministro Koizumi. Per i funzionari della difesa giapponese la guerra in Ucraina testimonia quanto ormai i teatri bellici siano ormai condizionati e colonizzati dall’utilizzo dei droni, definendo la loro rapida introduzione «una priorità urgente» per il Paese. Per il 2026, poi, il Giappone prevede di spendere oltre 160 miliardi di yen (1 miliardo di dollari) per sviluppare congiuntamente con Gran Bretagna e Italia un jet da combattimento di nuova generazione, da schierare nel 2035.
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