martedì 18 giugno 2019
La spedizione, formata da 4 italiani e 3 guide pachistane, puntava a raggiungere una cima inviolata a 5.800 metri. L'incidente è avvenuto a quota 5.300. Morto uno dei 3 pachistani
Foto da un post Facebook di Tarcisio Bellò del 10 giugno 2019

Foto da un post Facebook di Tarcisio Bellò del 10 giugno 2019

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Sono stati recuperati stamani con l'elicottero e portati in salvo i quattro alpinisti italiani e le due guide pachistane colpiti ieri da una valanga mentre si preparavano all'ascesa di una cima nell'area dell'Hindu Kush, nel nord del Pakistan. «Sono stati salvati tutti e stanno raggiungendo il primo centro abitato della valle», ha detto all'Ansa Isabella Bellò moglie di Tarcisio Bellò il 57enne capo spedizione. È morta invece ieri la terza guida pachistana, Imtiaz.

Il gruppo è stato raggiunto dall'elicottero direttamente al campo 2 della spedizione a 4.800 metri quota. Bellò, ha riferito la moglie, ha riportato nell'incidente fratture a un piede e un braccio e anche altri componenti della spedizione sono rimasti contusi o feriti. «Voglio che si sappia però - ha aggiunto Isabella Bellò - che sono tutti alpinisti molto esperti e prendevano parte a questa spedizione di loro iniziativa, non era una spedizione commerciale ma con obiettivo di solidarietà verso la popolazione locale. Mio marito è stato il primo a portare un vero ponte in acciaio in quella zona del Pakistan».

L'obiettivo era una cima inviolata di circa 5.800 metri nell'area dell'Hindu Kush, individuata nel 2017 dall'alpinista Franz Rota Nodari, scomparso nel marzo del 2018 sul Concarena. A lui, oltre che a Daniele Nardi e Tom Ballard - morti nel febbraio scorso sul Nanga Parbat - è dedicata la spedizione guidata da Bellò.

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