martedì 12 marzo 2019
Don Vito Girotto, sacerdote della Società per le Missioni Africane, confratello del sequestrato il 17 settembre: «I nostri fedeli sono convinti che solo Dio può ottenere questa liberazione»
Padre Pierluigi Maccalli è stato rapito il 17 settembre 2018 nella zona di Niamey

Padre Pierluigi Maccalli è stato rapito il 17 settembre 2018 nella zona di Niamey

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“Più il tempo passa e più dobbiamo resistere alla tentazione di rassegnarci e di smorzare la nostra attenzione. In diocesi vogliamo continuare a proporre momenti di preghiera per la liberazione di padre Pierluigi Maccalli. Siamo contenti che siano sempre ben accolti e che ci sia una buona partecipazione dei fedeli”: lo dice all’agenzia Fides padre Vito Girotto, sacerdote della Società per le Missioni Africane, confratello del missionario rapito in Niger il 17 settembre 2018, praticamente sei mesi fa.
“I nostri fedeli sono convinti che solo Dio può ottenere questa liberazione, e per questo lo dobbiamo pregare con insistenza e perseveranza. Nel vicariato di Niamey abbiamo l’abitudine di organizzare un pellegrinaggio quaresimale, con la partecipazione dei cristiani di tutte le nove comunità parrocchiali. Ci si ritrova nel grande cortile della scuola cattolica, situata nei pressi della Cattedrale, e da lì si parte per un percorso di alcuni chilometri, pregando, cantando, meditando. Quest’anno pregheremo in particolare per padre Maccalli”.

La Quaresima nella diocesi è molto sentita dai fedeli, che riempiono le chiese il mercoledì delle ceneri, e tutti i venerdì per la Via Crucis. “Quest’anno – continua padre Vito - il pellegrinaggio avrà luogo domenica 17 marzo con la catechesi, l’adorazione, la celebrazione penitenziale con le confessioni, la Via Crucis e la Messa conclusiva animata dai giovani, il tutto per 12 ore molto intense di preghiera e riflessione spirituale”.

“Durante la Messa – spiega con commozione padre Girotto - ci sarà un momento speciale di preghiera per padre Pierluigi: proprio il 17 marzo si ricordano sei mesi dal giorno in cui è stato rapito e strappato alla comunità diocesana. In questi sei mesi non è mai mancata la preghiera per la sua liberazione, in ogni Messa celebrata in diocesi. Per lui tutto questo tempo è stato una lunga e dolorosa Quaresima e, ricordandolo, ciascuno di noi è richiamato all’impegno di fedeltà a Gesù che ci ha chiamato, e non ci ha promesso gloria e onore, ma sofferenze e persecuzioni”. Martedì 19 marzo, festa di San Giuseppe, a Niamey e in tutti i vicariati della vasta diocesi nigerina è stata programmata una preghiera ecumenica: le varie chiese e denominazioni cristiane presenti nel territorio della diocesi pregheranno insieme per padre Perluigi. “L’iniziativa, pur partita dai cattolici, è stata accolta molto favorevolmente dai nostri fratelli cristiani di altre confessioni. Ci auguriamo che vi sia una partecipazione numerosa a questa preghiera. Darà una forte testimonianza di unità e collaborazione a tutto il Paese”, continua.

Ad aprile – conclude - vorremmo programmare una preghiera insieme ai musulmani: siamo fiduciosi che risponderanno benevolmente al nostro invito. Ci viene riferito che in molte moschee i musulmani hanno fatto delle preghiere per padre Pierluigi, e che non sono indifferenti alla sua sorte. A Makalondi, ad esempio, si sono mostrati molto solidali con noi cattolici, e quando li abbiamo invitati a una festa che volevamo celebrare per i 50 anni della parrocchia, ci hanno suggerito di rimandarla, perché dicevano non si può fare festa finché siamo nel dolore e nella tristezza per l’assenza di padre Pierluigi. Ci auguriamo che la prossima festa di Pasqua, sia anche per padre Pierluigi un passaggio dalla cattività alla liberazione, che invochiamo ormai da molto tempo”.


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