sabato 28 ottobre 2023
L'esercito israeliano ha lanciato un'incursione di terra nella Striscia più ampia delle precedenti. Ma non si tratterebbe ancora della grande invasione
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Più che un blitz e non ancora l'invasione annunciata. L'esercito israeliano è entrato ieri sera con carri armati e truppe nella Striscia di Gaza, preceduto da bombardamenti di un'intensità senza precedenti. I raid hanno colpito anche il campo profughi di Jabalia e causato l’interruzione di Internet. «È in corso un massiccio tentativo di Israele di penetrare nella Striscia» ha denunciato Hamas sui social. E stamani le forze israeliane sono ancora a Gaza. Scontri sono segnalati a Bureji e in altre località. L'esercito fa sapere che l'aviazione ha colpito circa 150 obiettivi sotterranei, tunnel compresi, e ucciso diversi terroristi tra cui il capo delle forze aeree di Hamas, Issam Abu Rukbeh. Sarebbe stato lui a pianificare l'assalto sferrato da Hamas il 7 ottobre scorso, dirigendo i miliziani che sono entrati con i deltaplani nelle zone meridionali di Israele, e a coordinare gli attacchi con i droni.

Resta da capire se l'operazione della notte, ancora in corso, si tradurrà in una vera offensiva di terra o se l'esercito si ritirerà dopo aver portato a termine la missione, com'è accaduto per i blitz condotti fino a ieri.

Nel frattempo gli Stati Uniti stanno mobilitando le proprie forze nell'area per dissuadere il filo-iraniano Hezbollah, che dal Libano lanciare razzi e droni sul nord di Israele (ieri sono finiti anche in Siria), e la stessa Teheran.

Su X il video dei carri armati a Gaza

L'Iran apre la guerra dei cieli

E proprio l’Iran sta allungando la sua ombra sul conflitto. «Presto i criminali, i sionisti e i loro noti sostenitori saranno messi in ginocchio davanti alla determinazione, alla fermezza e alla resilienza del popolo della Palestina a causa dei loro crimini di guerra nella Striscia di Gaza» ha scritto sul social X il portavoce del ministero degli Esteri, Nasser Kanani. Non sono solo parole.

Ci sarebbe l’Iran dietro l'attacco che l’altra notte ha ferito lievemente sei persone in Egitto vicino al confine israeliano, nelle località di Taba e di Nuweiba. Secondo Tel Aviv la minaccia è arrivata «dall’area del Mar Rosso». Due droni kamikaze partiti con ogni probabilità da una nave o dallo Yemen si sono abbattuti sulla dependance di un ospedale e su un edificio residenziale. Un funzionario egiziano ha detto ai media locali, sotto anonimato, che Il Cairo si riserva il diritto di rispondere una volta chiarito chi ha lanciato il razzo. Per l’esercito israeliano non c’è dubbio sul «chiaro coinvolgimento dell’Iran».

Un ragazzo palestinese tra le macerie di un edificio crollato dopo un attacco israeliano a Gaza

Un ragazzo palestinese tra le macerie di un edificio crollato dopo un attacco israeliano a Gaza - Ansa

Il quotidiano Ynet scrive che l'obiettivo era il porto di Eilat. La radio militare ha ricordato le parole del ministro della Difesa, Yoav Gallant, lo scorso maggio: i Pasdaran (i Guardiani della rivoluzione iraniana) hanno trasformato navi commerciali in piattaforme di lancio di missili e di droni, creando vere e proprie «basi terroristiche galleggianti». Una settimana fa i ribelli yemeniti Houthi, finanziati dal regime di Teheran in funzione anti Riad, avevano lanciato missili verso Israele, abbattuti da Stati Uniti e Arabia Saudita.

I Pasdaran sono attivi anche nella turbolenta Siria attraverso la Forza al-Quds, le cui postazioni sono state colpite l’altra notte da caccia F16 americani dopo i ripetuti attacchi a militari Usa di stanza in Siria e in Iraq.

Sul terreno proseguono gli scontri in Cisgiordania, dove ieri 3 palestinesi sono stati uccisi e 12 feriti a Jenin, e i razzi di lanci dalla Striscia. Uno ha colpito un edificio a Tel Aviv, causando almeno 3 feriti.

«Il comando di Hamas sotto l'ospedale di Gaza»

Mentre la popolazione di Gaza è allo stremo, il portavoce delle forze armate israeliane Daniel Hagari ha denunciato ieri che «Hamas gestisce la guerra dagli ospedali e usa i civili come scudi umani». Il comando centrale del gruppo terrorista sarebbe sotto e dentro l’ospedale Shifa di Gaza City, il più grande della Striscia con 1.500 posti letto. Tel Aviv sostiene di avere informazioni precise sulla presenza di tunnel che conducono alla base sotterranea senza passare dall’ospedale. Hagari ha detto che le informazioni si basano su una varietà di fonti assemblate dai Servizi militari e dallo Shin Bet (Sicurezza interna) e che sono già state trasmesse agli alleati. «Abbiamo alzato una bandiera rossa al mondo: usare ospedali come infrastrutture del terrorismo e gli abitanti di Gaza come scudi umani è un crimine di guerra». Per il portavoce «c’è carburante negli ospedali e Hamas lo sta usando per alimentare le sue infrastrutture». Per Hamas sono «menzogne».

La conta delle vittime: 1 palestinese su 300

Le autorità sanitarie di Gaza, controllate da Hamas, denunciano che i raid hanno ucciso 7.326 palestinesi, di cui 3.038 bambini. Per l’Oms un migliaio sarebbe ancora sepolta sotto le macerie. Sui numeri forniti da Hamas la prudenza è d’obbligo. L’Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa) riflette però su un fatto: sono stati uccisi 53 membri del suo staff e il rapporto tra questo numero e il totale del suo personale è in linea con il numero “ufficiale” di vittime e la popolazione della Striscia. «Abbiamo più o meno la stessa percentuale» ha detto il capo dell’agenzia Onu, Philippe Lazzarini. Se così fosse, significherebbe un palestinese ucciso ogni 300 abitanti.

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