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Un edificio colpito a Rishon Le Zion, Israele - Reuters
Seconda notte di guerra aerea tra Israele e Iran. Nelle prime ore di sabato Teheran è stata colpita dall'aviazione di Tel Aviv, dopo che venerdì erano stati presi di mira impianti nucleari e militari. Esplosioni si sono verificate nei distretti di Hakimiyeh e Tehranpars, nella parte orientale della città. Si è levato un denso fumo a sud, nell'aeroporto di Mehrabad, in via Pirouzi e nella zona meridionale di Chardangeh. «Abbiamo colpito schieramenti difensivi nell'area di Teheran» ha spiegato il comandante dell'Iaf, Tomer Bar, aggiungendo di aver distrutto «centinaia di obiettivi, tra cui decine di obiettivi terra-aria. Abbiamo condotto una serie di attacchi precisi di rilevanza operativa e nazionale che hanno migliorato la nostra superiorità aerea e la nostra libertà di azione in Iran. Abbiamo scelto di agire contro una minaccia esistenziale per i nostri civili, con professionalità, determinazione e precisione». Secondo le forze armate israeliane, nove scienziati nucleari iraniani sarebbero stati "eliminati" durante i raid.
Nel mirino anche le città di Isfahan e Kermanshah, dove si sono registrate forti esplosioni, e la torre delle telecomunicazioni di Karaj. Poco più tardi l'Iran ha risposto, lanciando decine di missili contro Israele. Il primo bilancio parla di quattro morti e circa 80 feriti: lo ha reso noto il servizio medico d'emergenza israeliano (Magen David Adom), aggiungendo che tra le persone ferite ce ne sono diverse in gravi condizioni. Durante la notte i media israeliani avevano già riferito della morte di una donna di 60 anni, colpita nell'area di Tel Aviv.
Vittime anche a Teheran. Secondo la stampa iraniana 60 persone, tra cui 20 bambini, sono morte in un attacco israeliano su un edificio residenziale nella capitale. La Tv iraniana ha mostrato immagini di operai che rimuovevano i detriti di un edificio di 14 piani nel complesso residenziale Shahrak-e Shahid Chamran. Secondo un giornalista sul posto, tra le vittime ci sono 20 bambini, inclusi neonati di appena 6 mesi.
Da parte sua, l'Iran ha annunciato di aver colpito le basi di Nevatim e Ovda, dove si trovano il centro di comando e controllo e il centro di guerra elettronica israeliani, e la base di Tel Nof, vicino a Tel Aviv. Tra gli altri siti colpiti, ha detto Ahmad Vahidi, il principale consigliere del leader iraniano Ali Khamenei, ci sarebbe anche il ministero della Difesa israeliano e i suoi centri industriali e militari a Tel Aviv.
La tensione si fa sempre più alta, con l'Iran che minaccia: «Qualsiasi Paese che tenti di difendere il regime di Israele dalle operazioni dell'Iran vedrà, a sua volta, le sue basi e posizioni regionali diventare nuovi obiettivi». Critiche e avvertimenti anche per gli Usa. Esmaeil Baghaei, portavoce del Ministero degli Esteri iraniano, ha sottolineato: «Gli Stati Uniti hanno agito in un modo tale da rendere i colloqui inutili. Non si può affermare di stare negoziando e allo stesso tempo lasciare che Israele attacchi il territorio iraniano». Minacce anche per Gran Bretagna e Francia, se tenteranno di difendere Israele. Ancora più diretta, se possibile, è stata l'agenzia di stampa iraniana Fars, secondo cui «la guerra si estenderà nei prossimi giorni e includerà anche basi statunitensi nella regione». Teheran si è detto pronto a lanciare 2mila missili su Israele, con attacchi «20 volte più grandi dei precedenti». Intanto, l'esercito israeliano ha dichiarato di aver colpito decine di lanciamissili in Iran, dopo aver annunciato di aver preso di mira le difese aeree con un'ondata di attacchi nell'area di Teheran. Un'azione massiccia che ora consentirebbe ai caccia di Tel Aviv di agire praticamente indisturbati.
Nella notte si è fatto sentire l'Onu, nel disperato tentativo di spegnere l'ennesimo incendio mediorientale. «I bombardamenti israeliani sui siti nucleari iraniani. I missili iraniani su Tel Aviv. Basta escalation. È ora di fermarsi. La pace e la diplomazia devono prevalere» ha affermato il segretario generale Antonio Guterres. Ma il conflitto divampa e per il momento non arrivano segnali confortanti. Sale l'allerta anche in Europa, nel timore di ritorsioni contro obiettivi israeliani. Anche l'Italia ha alzato il livello di sorveglianza su edifici diplomatici e luoghi di culto.