mercoledì 17 novembre 2021
Il caso indigna il Paese. Otto arresti, attivista per i diritti delle donne chiede l'incriminazione anche dei poliziotti che hanno ignorato la sua denuncia
Una manifestazione contro le violenze alle donne, ottobre 2020

Una manifestazione contro le violenze alle donne, ottobre 2020 - Ansa

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Prima molestata dal padre, poi data in sposa a 13 anni ad un 40enne e per due interminabili anni venduta a centinaia di clienti. La scioccante storia, l'ennesima, in India è approdata sui titoli di testa dei media. Riaprendo tutti gli interrogativi e l'indignazione sulla piaga della violenza sessuale nel Paese.

"È il caso di stupro più tragico della nostra storia. Quella ragazza è stata torturata ogni giorno", ha detto Yogita Bhayana, attivista dei diritti delle donne, che ha chiesto a gran voce l'incriminazione dei poliziotti ai quali la ragazza aveva chiesto aiuto, che non hanno registrato la sua denuncia contro gli aguzzini.

La giovane, di cui non viene rivelata l'identità, ha 17 anni. Fuggita dalla casa del marito, si era rifugiata nell'autostazione di Beed, una cittadina nello stato di Mumbai. Nel caos di quel luogo di passaggio viveva mendicando, sotto le pensiline dove è facile scomparire, come un qualsiasi bagaglio dimenticato. E lì tre uomini l'hanno stuprata, imprigionata e costretta a prostituirsi per quasi due anni.

La salvezza è arrivata con l'incontro con un angelo custode, una assistente sociale del Comitato per la protezione dei minori. Oggi la ragazza è al sicuro, in una casa protetta, mentre otto uomini sono finiti in carcere, tra i quali il padre della giovane. "Ma non basta" l'arresto, dicono le femministe: "Dobbiamo interrompere la catena di omertà e complicità di chi non ci protegge".

La notizia è una nuova ferita nella coscienza del Paese, già scosso anche dall'amara vicenda di tratta, scoperta alcune settimane fa a Ujjan, in Madhya Pradesh. Come in un film dell'orrore, una coppia indiana ha costretto alla gravidanza surrogata una 19enne. "Acquistata" come una schiava, e trattenuta contro la sua volontà, la giovane, ripetutamente violentata dall'uomo che l'aveva "comprata", è rimasta incinta dopo qualche mese; la coppia l'ha sottoposta allora a controlli sanitari per tutta la gravidanza, per poi abbandonarla, in fin di vita, per un'infezione contratta durante il cesareo. La coppia è poi scomparsa col neonato, che ha registrato
all'anagrafe come loro figlio.

L'incubo della giovane ha riacceso in India l'attenzione anche sulla maternità surrogata. Due anni fa, la legge ha messo fine allo scandaloso commercio, anche internazionale, degli uteri in affitto, ricorda l'associazione She the People. Ma "il desiderio e l'obbligo sociale di avere figli alimentano ancora un vasto traffico illegale: sono migliaia i neonati venduti in India perché abbandonati alla nascita, o fatti partorire con la coercizione da ragazze indifese. Un dramma al quale il paese non riesce a mettere fine".

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