Libera la missionaria e gli altri otto rapiti nell'orfanotrofio
L'irlandese Gena Harety, i sette collaboratori locali e il bimbo disabile di tre anni sono stati liberati dopo 26 giorni

Li avevano catturati insieme. Sono tornati liberi insieme ventisei giorni dopo. Del resto, la missionaria Gena Heraty, lo ripeteva spesso: «Dobbiamo affrontare insieme questa situazione». La laica irlandese, i sette collaboratori locali dell'orfanotrofio Saint-Hélène di Kenscoff, sobborgo-satellite di Port-au-Prince e il bimbo disabile di tre anni rapiti il 3 agosto da un commando di tre miliziani armati sono stati, alla fine, rilasciati. Non sono stati diffusi molti dettagli sulla dinamica: gli ex ostaggi sono comunque in buone condizioni, secondo quanto ha detto la famiglia di Gena Heraty. «Continueramo a pregare per il popolo haitiano», hanno dichiarato esprimendo gratitudine e sollievo. Non si sa quale delle duecento gang che controllano la capitale li abbia rapiti.
Dall'inizio dell'anno, però, l'area di Kenscoff è campo di battaglia. A portare avanti l’offensiva, la banda Ti Bwa, guidata da Christ Roy Chery, alias “Krisla”, luogotenente del super-boss Jimmy Cherier, meglio noto come “Barbecue”. Lo snodo è strategico: per le colline che lo circondano passa la “via del sud”, collegamento tra la capitale e l’area meridionale dell’isola. L’ultima “porta” d’uscita ancora aperta. Sprangarla – restringendo l’accesso a chi è disposto a pagare – per i gruppi armati significa aggiudicarsi centinaia di migliaia di dollari in “pedaggi”. Il fragile governo e soprattutto i contractor, inviati dall’Amministrazione Trump per ripristinare la sicurezza bypassando le istituzioni internazionali, sono decisi a impedirglielo. Nel mezzo del fronte s’è trovato l’orfanotrofio di cui Gena Heraty si occupava dal 1993, quando era arrivata nell’isola con l’associazione “Nuestros pequeños hermanos y hermanas” (Nph), attiva in Messico e in Francia. Doveva fermarsi per sei mesi, è rimasta trentadue anni, condividendo le varie crisi che hanno portato il Paese nell'attuale caos anarchico del tutti contro tutti. I sequestri sono uno dei metodi di finanziamento usuale dei gruppi armati: ne primi sei mesi dell'anno, secondo l'Ufficio Onu per i diritti umani, ce ne sono stati due in media al giorno.
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