martedì 24 maggio 2022
Nuove prove dell’uso da parte di Mosca dell’arma delle riserve di cibo. L’ipotesi di una task force navale occidentale per forzare il blocco del Mar Nero. Aperta anche la via del trasporto ferroviario
Guerra giorno 90: adesso la battaglia del grano diventa un elemento decisivo
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Nel 90° giorno di guerra, l’attenzione si concentra sul cibo e sul mare. Un video pubblicato dalla tv americana Cnn mostra immagini satellitari del porto di Sebastopoli, in Crimea, in cui sembra che due navi russe carichino quelli che si ritiene siano cereali ucraini rubati (nella foto di copertina). "I ladri russi sottraggono il nostro grano, lo caricano sulle loro navi - ha scritto su Twitter il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba -, passano dal Bosforo e cercano di venderlo all'estero”.

Secondo la Commissione europea, "Putin sta usando il tema alimentare come un'arma, l'impatto si sente anche in Africa e Asia: non abbiamo dubbi che le truppe russe prendano il grano ucraino o distruggono le scorte (con bombardamenti dei magazzini, ndr), ci sono varie prove”.

Come già spiegato nei giorni scorsi, Mosca usa ora lo strumento delle riserve di cibo (da togliere a Kiev e usare come mezzo di pressione a livello internazionale) per influenzare le sorti della guerra. Per questo, la Gran Bretagna, seguita dalla Lituania, starebbe pensando di organizzare una task force navale per scortare le unità di trasporto civile fuori del Mar Nero in modo da ripristinare le forniture verso i Paesi che stanno soffrendo per la penuria di grano e altre materie prime. Un’operazione utile ma che risulterebbe altamente rischiosa, perché metterebbe di fronte direttamente le Marine militari russe e occidentali. Il Cremlino finora ha fatto aperture verbali sul tema delle esportazioni di cibo, senza però mettere in atto nessuna misura di allentamento dei blocchi in atto. Solo in serata il ministero della Difesa di Mosca ha annunciato che le navi straniere mercoledì potranno lasciare il porto di Mariupol: alle 8 verrà aperto un corridoio sul Mar Nero.

Mentre un treno di prova dall’Ucraina è arrivato in Lituania con un primo carico alimentare via ferrovia, una promettente alternativa all’export via mare, un’altra notizia rilevante è che la Danimarca trasferirà a Kiev i missili anti-nave Harpoon a lungo raggio, capaci di colpire la flotta russa che impedisce il traffico da e per i porti del Paese invaso. Lo scenario è quindi in rapido mutamento, ma sicuramente il tema degli approvvigionamenti alimentari diventerà ancora più centrale nelle prossime settimane, coinvolgendo gli interessi di un numero crescente di Stati.

Sul terreno, intanto, i russi spingono nel Donbass, intorno a Severodonetsk, Lyschansk e Rubizhne, cercando di congiungere i due assi di attacco da Nord e da Sud, ora divisi da circa 25 chilometri di territorio ancora saldamente controllato dall’esercito ucraino, che ha scavato trincee e costruito postazioni. Se Mosca riuscisse a prendere Severodonetsk, avrebbe completato la conquista della provincia di Lugansk e potrebbe muovere verso Ovest.

Questa fase sembra dunque essere più favorevole all’offensiva russa, ma vi sono fattori di debolezza dell’Armata e della sua linea di comando che non devono essere sottovalutati. Innanzitutto, i generali sarebbero stati per lo meno affiancati dal presidente, con una mossa che non sembra avere migliorato l’efficienza delle operazioni. E nelle stanze del potere non vi sarebbero più voci critiche alla linea intrapresa dal Cremlino.

Come ha scritto in un editoriale il “Kyiv Post”, i collaboratori di Putin che in precedenza sembravano moderati, come l'ex presidente Dmitri Medvedev e l'ex primo ministro Sergei Kirienko, si sono improvvisamente radicalizzati e si sono uniti al partito della guerra. Kirienko ha sostituito con successo gli ex funzionari ucraini Vladislav Surkov e il vice primo ministro Dmitri Kozak (scomparsi dalla scena pubblica), assumendo la responsabilità dei territori occupati dalla Russia in Ucraina. Dopo un lungo silenzio, il ministro della Difesa Shoigu e il Capo di Stato Maggiore Gerasimov sembrano ancora al loro posto, ma hanno perso potere e presumibilmente l'approvazione dello Zar. Ci sono poi voci di licenziamenti di alti comandanti militari, mentre gli ucraini affermano di aver ucciso 12 generali e 40 colonnelli russi. Il Cremlino ha allontanato almeno due alti comandanti militari: il viceammiraglio Igor Osipov, capo della Flotta russa del Mar Nero dopo l'affondamento della nave ammiraglia “Moskva”, e il tenente generale Serhiy Kisel, comandante della Prima Armata di fanteria per il fallimento nell’attacco a Kharkiv. Tutti indizi di continui aggiustamenti alla strategia di Mosca, finora meno efficace di tutte le previsioni fatte in precedenza.

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