lunedì 19 febbraio 2024
Tokyo rimuove uno dei simboli della vita militare nel tentativo di attrarre nuove reclute. Il Paese è nel mezzo di una trasformazione epocale ma il pacifismo resiste. Budget record per la Difesa
Il Giappone fa i conti con il proprio passato

Il Giappone fa i conti con il proprio passato - ANSA

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C'erano una volta i capelloni, simbolo dell'irriducibilità al militarismo e alle sue sirene. L’opposizione alla guerra passava per l'estetica: disertare il fronte significava, innanzitutto, disertare i barbieri. Due poli inconciliabili. Da una parte, c’erano loro, i refrattari, chi decideva di sottrarsi alla divisa, ostentando, con barbe e capelli, la propria ribellione. Dall'altro i soldati, tutto disciplina ordine e capelli corti. Arriva dal Giappone una rivoluzione estetica. I militari, sia uomini che donne, potranno portate i capelli lunghi. La mossa di Tokyo nasconde, in realtà, un vulnus che rischia di azzerare gli sforzi del Giappone: la carenza cronica di soldati. L'allentamento di alcune norme ha lo scopo di attrarre i giovani o, quanto meno, di rimuovere alcune rigidità che offuscano l’attrattiva della vita militare. Il ministro della Difesa Minoru Kihara ha ammesso che, data la carenza di forza lavoro giovane di cui soffre il Paese, anche l’esercito deve attrezzarsi per “attrare talenti” e superare le lacune di cui soffre in fatto di reclutamento.
Allo studio c’è la rimozione anche di un altro tabù: quello dei tatuaggi. Il ministero della Difesa sta valutando la possibilità di aprire le porte dell’esercito anche alle persone tatuate. Per Tokyo si tratta di un dossier delicato, perché i tatuaggi sono in alcuni casi i “segni” di appartenenza alla Yakuza.
Il Giappone è nel mezzo di una trasformazione epocale. Sul punto di abbandonare decenni di caparbio pacifismo, congedando così uno dei capisaldi dell'ordine mondiale eretto sulla tragedia delle bombe atomiche, sganciate dagli Usa su Hiroshima e Nagasaki. Tokyo punta ad assumere un ruolo più assertivo sotto il profilo militare. Ma le resistenze sono ancora forti, basti pensare all’uso dello stesso termine “militare” ancora oggi in qualche modo censurato: le forze armate del Paese sono, non a caso, “Forze di autodifesa”.
Lo sfondo è il confronto con la Cina, ma anche le intemperanze sempre più incontrollabili e aggressive della Corea del Nord. Ma il Giappone sarebbe disposto a impegnarsi in una guerra in difesa di Taiwan? La popolazione è in realtà poco propensa. Secondo un sondaggio pubblicato qualche mese fa dal quotidiano Asahi Shimbun, oltre l’80% della popolazione ritiene che le forze armate giapponesi non dovrebbero impegnarsi militarmente contro Pechino per la difesa di Taiwan.
Nel frattempo il governo va diritto per la sua strada. Con tanto di budget record per la difesa di 7,95 trilioni di yen, pari a 55,9 miliardi di dollari, per l’anno fiscale 2024, che inizia il primo aprile. L'importo rappresenta un aumento del 16,5% rispetto al budget dell'anno fiscale 2023 di 6,8 trilioni di yen o 47,7 miliardi di dollari. L’obiettivo di spesa è di 43 trilioni di yen (302 miliardi di dollari) fino al 2027.


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