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Il presidente francese Emmanuel Macron durante la sessione di apertura della terza Conferenza delle Nazioni Unite sugli Oceani (UNOC3), che riunisce leader, ricercatori e attivisti per discutere su come proteggere la vita marina. Si svolge a Nizza, fino a venerdì - Fotogramma
Gli sforzi internazionali per tentare di salvaguardare gli oceani passano per la Francia, coinvolgendo in primis Nizza, capoluogo dall’anima mediterranea. È qui che da oggi e fino a venerdì, sotto l’egida dell’Onu, si riuniscono le delegazioni di oltre 160 Paesi per la terza grande conferenza dedicata al "polmone blu" del pianeta, dopo quelle di New York (2017) e di Lisbona (2022). Non tutti i leader politici sembrano aver compreso fino in fondo il messaggio martellato da lustri dall’Onu, da tante Ong e da figure simbolo per la difesa delle distese blu: occorre accelerare, superando una sorta di abulia che si è protratta per decenni.
In proposito, sono attesi a Nizza più di una cinquantina di capi di Stato o di governo. Fra i temi caldi al centro delle discussioni, spiccano la lotta contro l’inquinamento marino, non solo da plastica, la battaglia contro la pesca illegale o non regolamentata, la raccolta di fondi per favorire uno sviluppo responsabile della cosiddetta "economia blu", un confronto ad ampio raggio sulle ultime scoperte scientifiche.
L’obiettivo è di giungere a una dichiarazione politica comune ambiziosa valida per tutti i Paesi, raccogliendo al contempo impegni ancor più spinti da parte di Stati che intendono svolgere un ruolo motore nel processo volto a raggiungere, entro il 2030, l’obiettivo n°14 dell’Agenda Onu, ovvero «conservare e utilizzare in modo sostenibile gli oceani, i mari e le risorse marine». Un obiettivo considerato vitale per le future generazione, dato che le distese blu rappresentano non solo un’eccezionale fonte di risorse alimentari e d’altra natura, ma anche il principale regolatore del clima planetario. Per questo, la ‘sfida oceanica’ è legata a filo doppio con quella climatica.
Secondo gli esperti, il grado di consenso internazionale sulle questioni oceaniche non ha raggiunto ancora una maturità accettabile, nonostante gli appelli continui della comunità scientifica sul tempo utile residuo sempre più prossimo al punto di non ritorno. In proposito, si attende dal vertice pure un’accelerazione del processo di ratifica del Trattato sull’alto mare, approvato nel 2023 in seno all’Onu, ma che entrerà in vigore solo dopo le fatidiche 60 ratifiche. Al momento, solo 32 Stati hanno ratificato e manca ancora all’appello pure l’Italia, pur nella cerchia dei firmatari.
Fra gli appuntamenti della prima giornata, il vertice sul "Mediterraneo connesso", con la partecipazione anche del vicepremier Antonio Tajani, ministro degli Esteri e della Cooperazione internazionale. In proposito, quello delle nuove connessioni fra le sponde mediterranee è un fronte che ha visto negli ultimi anni l’Italia protagonista, soprattutto riguardo ai gasdotti, con 2 importanti corridoi: quello algerino (TransMed, noto anche come ‘Enrico Mattei’) e quello libico (GreenStream). Ma a Nizza, si discuterà pure di trasporti marittimi nel Mediterraneo, con il progetto IMEC, ovvero il corridoio India-Medio Oriente-Europa, nell’ambito del quale il porto di Trieste si candida a divenire un crocevia primario.
Fin dalle prime ore, l’Unione Europea ha mostrato di voler svolgere un ruolo da protagonista nella sfida oceanica, attraverso un Patto europeo per l’Oceano presentato dalla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. Fra gli annunci salienti, quello di un miliardo d’investimenti per rilanciare l’economia delle aree costiere e per la protezione marina, con l’impegno di «dimezzare l’inquinamento da plastica e nutrienti agricoli entro 5 anni», associato all’altro impegno di «riportare in vita il 20% degli ecosistemi marini europei entro il 2030, al fine d’immagazzinare ancora più anidride carbonica e proteggere meglio le nostre comunità costiere dalle condizioni meteorologiche estreme». Su scala ancora più ampia, 6 grandi banche internazionali di sviluppo, compresa l’italiana Cassa di depositi e prestiti (Cdp), hanno annunciato investimenti per 3 miliardi, entro il 2030, per la lotta contro l’inquinamento oceanico.
Fra gli appelli politici più ascoltati lanciati in apertura, pure quello del presidente brasiliano Lula: «Vediamo ora planare sull’oceano la minaccia dell’unilateralismo. Non possiamo permettere che accada al mare quanto è accaduto per il commercio internazionale». Tanti gli interrogativi pure riguardo alle prossime mosse degli Stati Uniti dell’Amministrazione Trump.