lunedì 30 gennaio 2023
Il presidente Micheal Lindau è appena rientrato dal Paese dove ha incontrato i colpiti: «Sosterremo la popolazione per tutto il tempo necessario»
Monsignor Landau fra i beneficiari del progetto di ricostruzione

Monsignor Landau fra i beneficiari del progetto di ricostruzione

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Un viaggio all’insegna della ricostruzione, ma anche della memoria di chi ha subito le atrocità della guerra ad Irpin e Bucha. Il presidente di Caritas Europa, monsignor Michael Landau, è appena tornato da Kiev dive si è recato per incontrare le popolazioni colpite dai bombardamenti alle prese con la riparazione delle proprie case. «La vitalità degli ucraini è impressionante», ha dichiarato il presidente di Caritas Europa. Grazie al supporto della confederazione internazionale della Caritas, le due organizzazioni cattoliche locali (Caritas Ukraina e Caritas Spes) hanno aiutato più di 4 milioni di persone in Ucraina e oltre 700mila sono state aiutate nei Paesi confinanti dalle Caritas nazionali (Polonia, Moldavia, Slovacchia, Ungheria, Repubblica Ceca e Romania). «Dal 24 febbraio scorso, abbiamo lavorato senza sosta – spiega Silvia Sinibaldi, ex coordinatrice della squadra di supporto all’emergenza di Caritas Europa e ora vicedirettrice di Caritas italiana –. Sapevamo che attraverso la nostra presenza capillare sul territorio potevamo raggiungere i più colpiti».

Prima dell’invasione russa, Caritas assisteva già orfani, anziani, disabili, vittime della tratta e indigenti. Dopo la guerra, tra i beneficiari si sono aggiunti moltissime madri sole con bambini e sfollati interni. Da settembre poi sono iniziati anche i programmi di supporto a più 3.200 famiglie per la riparazione delle case nei villaggi di Moschun, Rakivka e Voronkivka, vicino Kiev.

«Sono luoghi spettrali – spiega Odarka Bordun di Caritas Ukraina – piombati nel silenzio totale». In effetti, «Il lavoro da fare è ancora moltissimo – ricorda monsignor Landau – il nostro supporto durerà per tutto il tempo necessario, mentre continuiamo a pregare per la pace». E intanto la ricostruzione va avanti senza attendere i tempi preoccupanti della diplomazia.

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