Altro che riviera, Gaza può rinascere grazie a un progetto che parla italiano

Una task force internazionale, guidata da accademici del nostro Paese, sta pensando a una strategia in tre tempi (e in tre fasi) per ricostruire la Striscia. Dalla terra al mare, cosa c'è allo studio
August 5, 2025
Altro che riviera, Gaza può rinascere grazie a un progetto che parla italiano
Una veduta dall'alto di Gaza, colpita dai bombardamenti e ora al centro di aiuti umanitari inviati via aereo
Non la riviera del Medio Oriente proposta alcuni mesi fa da Donald Trump. E neanche l’annessione appena annunciata da Benjamin Netanyahu. Quando la polvere dei bombardamenti israeliani si sarà definitivamente posata, la Striscia di Gaza potrebbe rinascere dalle proprie ceneri proprio come la Fenice, grazie a un ambizioso piano di ricostruzione al quale sta lavorando da tempo un gruppo di esperti palestinesi e internazionali. In gran parte italiani. Si chiama “Gaza Phoenix”, è stato lanciato alcuni mesi fa ed è l’unico progetto per il futuro della Striscia che coinvolge direttamente la popolazione locale con l’intento dichiarato di ricostruire l’identità e la storia di quel luogo martoriato. L’esatto contrario, quindi, della località costiera di lusso che l'inquilino della Casa Bianca vorrebbe realizzare dopo aver fatto deportare i suoi abitanti.
«Il nostro è un piano strategico da integrare con progetti più dettagliati, che stabilisce innanzitutto le modalità di una ricostruzione sociale e culturale. Ma di tutti i piani presentati finora è senza dubbio il più strutturato e credibile. Non a caso è già stato discusso e approvato all’unanimità da tutti e venticinque i comuni della Striscia», spiega ad Avvenire il professor Dino Borri, urbanista del Politecnico di Bari che guida il team internazionale. È sorprendente che dietro a un piano dai risvolti politici così delicati non ci siano Hamas, né l’Olp, né gli immobiliaristi, ma solo un gruppo di esperti di spicco e studiosi di buona volontà che hanno deciso di mettere a disposizione il loro know-how a titolo gratuito per un’impresa destinata a fare la storia. Nel documento di presentazione del progetto si legge: «Siamo palestinesi di Gaza, della Cisgiordania e della diaspora profondamente legati alla terra, al popolo e alle istituzioni della Palestina. Condividendo esperienze vissute e competenze professionali, contribuiamo su base volontaria, spinti dalla solidarietà e da un impegno comune a riconquistare il futuro di Gaza attraverso una guida palestinese». L'idea di fondo è quella di non considerare la Striscia come una “tabula rasa” ma, al contrario, di basare le proprie proposte sulla conoscenza e la comprensione delle relazioni sociali che esistevano prima della guerra. Da questa prospettiva, il piano strategico «cerca di ancorarsi alla realtà locale attingendo al passato, al presente e al potenziale futuro di Gaza, per contrastare l’imposizione di piani di natura esclusivamente speculativa».
Il gruppo di esperti locali è coordinato da Yara Salem, economista palestinese della Banca mondiale, e conta già un centinaio di architetti, urbanisti e ingegneri impegnati dal marzo scorso nella redazione di proposte operative su temi come strade e infrastrutture, risorse idriche, energia e ambiente riorganizzando la Striscia in tre fasce distinte: una sul mare, una centrale ad alta densità edilizia e una interna per l’agricoltura. Oltre a una fascia trasversale verde che farebbe da collegamento tra le altre.
Gli esperti internazionali al lavoro sono circa una quarantina e tra questi, il gruppo italiano è il più numeroso, con studiosi provenienti dal Politecnico e dalla Scuola di ingegneria di Bari, dagli atenei di Foggia, Milano e di altre parti d’Italia. Insieme a loro ci sono specialisti delle università svedesi, britanniche e canadesi con i relativi progetti di ricerca. «Siamo un gruppo di professionisti collaudato che lavora insieme da tempo e nella speranza che prima o poi arrivi la tregua, abbiamo deciso di darci da fare per rendere operosa questa attesa», prosegue Borri, già autore del piano strategico di Bari nel 2005.
Una tappa fondamentale è stata l’incontro svolto alcuni giorni fa proprio nella sede del Politecnico barese, dove architetti, urbanisti e ingegneri si sono dati appuntamento per discutere gli stati di avanzamento del progetto. Delineando le tre fasi principali del progetto: a breve termine (da adesso fino a sei mesi dopo la fine delle operazioni belliche), a medio termine (dal cessate il fuoco ai due-tre anni successivi) e a lungo termine (cinque o più anni dal cessate il fuoco). Tra le finalità della giornata – cui hanno preso parte, tra gli altri, il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano e l’arcivescovo di Bari monsignor Giuseppe Satriano – c'è stata anche quella di preparare contributi in vista di un’assemblea che si terrà a ottobre nello stesso ateneo e proporrà indirizzi operativi e soluzioni pratiche per il futuro della Striscia. Il sindaco di Gaza City, Yahya al-Sarraj, è intervenuto in collegamento video e ha promesso che parteciperà di persona all’incontro di ottobre. «Quella che percepiamo dai nostri colleghi palestinesi – conclude Borri – è una spinta morale mai vista e una straordinaria voglia di rinascere».
© riproduzione riservata

© RIPRODUZIONE RISERVATA