sabato 25 novembre 2023
Derek Chauvin, ex membro della polizia di Minneapolis, è stato condannato a 22 anni per l'omicidio delll'uomo afroamericano: da lì nacque il movimento Black lives matter. Il ferito non rischia la vita
Murale a Minneapolis sul luogo dell'omicidio di George Floyd il 25 maggio 2020

Murale a Minneapolis sul luogo dell'omicidio di George Floyd il 25 maggio 2020 - Ansa

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Derek Chauvin, l'ex agente della polizia di Minneapolis condannato per l'omicidio dell'afroamericano George Floyd il 25 maggio del 2020 nella città del Minnesota, è stato accoltellato in una prigione federale a Tucson, in Arizona. Lo riporta la Cnn citando fonti informati sui fatti. Le condizioni di Chauvin sono giudicate stabili. «I dipendenti intervenuti hanno avviato misure salvavita per un individuo incarcerato» che poi è stato trasferito in un ospedale per cure, spiega il Bureau of Prisons in una nota. Nessun dipendente è rimasto ferito durante l'incidente, aggiunge.

La foto segnaletica dell'ex agente della polizia di Minneapolis, Derek Chauvin

La foto segnaletica dell'ex agente della polizia di Minneapolis, Derek Chauvin - Ansa


Chauvin si trova in carcere per scontare la condanna a 22 anni di reclusione per la morte di Floyd che divenne poi simbolo della protesta della comunità afroamericana che per mesi protestò negli Usa e in molte parti del mondo al grido di «Black lives matter», le vite nere contano. Chauvin, insieme ad altri tre colleghi, era intervenuto nel maggio di tre anni fa a Minneapolis per arrestare un afroamericano, Floyd, accusato di aver tentato di smerciare una banconota falsa da venti dollari. Nonostante le suppliche di Floyd, che chiedeva di poter respirare, dopo essere stato immobilizzato a terra e con il collo pressato dal ginocchio dell'allora poliziotto, Chauvin non aveva allentato la presa. Secondo l'inchiesta, quella presa violenta e continua aveva determinato la crisi respiratoria e la morte di Floyd.
Una volta in carcere, Chauvin è stato sottoposto a lungo a misure di controllo molto rigide, per evitare che potesse essere aggredito da detenuti afroamericani in cerca di vendetta.

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