Mosca-Kiev, il miraggio della tregua: solo uno scambio di prigionieri
Accordo per uno scambio di prigionieri e di caduti. Presentata una lista di 339 minori ucraini che devono rientrare. La Russia consegna il memorandum: tregua solo se Kiev lascia i territori contes

Un’ora di faccia a faccia, forse meno, nel palazzo imperiale di Ciragan. Ma “Istanbul 2” – fa sapere il ministero degli Esteri turco appena concluso il secondo round tra russi e ucraini sul Bosforo – «non è stato un fallimento». La Russia, alla fine, ha consegnato il suo memorandum per arrivare a un cessate il fuoco. Solo un’ora di colloqui, iniziati per giunta due ore in ritardo senza fornire poi una spiegazione. Scambiati i dossier, le due parti – ampliando lo scambio dei mille prigionieri per parte raggiunto 16 maggio – hanno poi concordato la liberazione di tutti i prigionieri feriti o malati e di quelli sotto i 25 anni.
Una sottile trama negoziale che la peggiore vigilia di raid aerei che si potesse immaginare per il vertice di Istanbul, non ha spezzato. Sia Mosca che Kiev dovranno riconsegnare reciprocamente le salme di 6mila caduti di guerra all’altra parte. L’Ucraina ha pure presentato una lista di 339 bambini in mano ai russi da far ritornare a casa: è l’elenco che il presidente ucraino Zelensky consegnò al cardinale Matteo Zuppi ai funerali di papa Francesco. Mosca fa sapere che studierà «ogni caso» ma precisa che i minori «non sono stati rapiti» ma salvati dai soldati russi.
Segnali di distensione, che non attenuano però le distanze tra i due Paesi sulla trattativa generale. La delegazione ucraina, guidata dal ministro della Difesa Rustem Umerov, si è presentata anche con le richieste di un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni e di proseguire la trattativa con un incontro fra Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky. Entrambe respinte. I russi, guidati dal consigliere presidenziale Vladimir Medinsky, hanno invece proposto un cessate il fuoco di due o tre giorni limitato però solo ad alcuni settori del fronte «in modo che i comandanti possano raccogliere i corpi dei loro soldati».
Un secondo round interlocutorio, che tuttavia non sembra aprire molto spazio negoziale per il futuro. Un «memorandum dettagliato» secondo Medinksy, quello presentato ai negoziatori ucraini per «raggiungere una pace vera e duratura» e «rendere possibile un cessate il fuoco totale» secondo il negoziatore russo.
L'Ucraina valuterà «nel corso delle prossime settimane» il memorandum della Russia ha dichiarato Umerov. Ma i contenuti chiave dei negoziati con la Russia, ha aggiunto il ministro della Difesa ucraino, possono essere decisi solo in un incontro tra i leader che Kiev propone di organizzare per la fine di giugno. Richiesta subito appoggiata da Recep Tayyip Erdogan: «Il mio più grande desiderio è riunire Putin e Zelensky a Istanbul o Ankara. Mi piacerebbe anche portare Trump», ha affermato il presidente turco. Vertice per cui, fa sapere la Casa Bianca, Donald Trump è «aperto».
Decisivi i prossimi giorni per capire l’esito del negoziato, ma appena iniziano a filtrare i contenuti del memorandum, le distanze paiono subito incolmabili. Mosca chiede l’annessione delle regioni occupate e propone una tregua di 30 giorni che inizierà solo quando l’Ucraina inizierà a sgombrare dalle cinque regioni che Mosca considera sue. Inoltre Mosca chiede la fine di tutte le sanzioni e una Ucraina neutrale, cioè senza la presenza di truppe straniere. Infine un accordo di pace finale sarà possibile solo dopo nuove elezioni a Kiev. «I russi stanno facendo di tutto per continuare la guerra. Nuove sanzioni ora sono molto importanti», il commento del consigliere di Zelensky, Andriy Yermak.
Un tentativo diplomatico pare proseguire, ma nell’assoluta incertezza: l’Ucraina si era detta pronta a compiere «grandi passi» verso la pace. E prima del vertice il vice ministro degli Esteri ucraino, Sergiy Kyslytsya, aveva avuto colloqui con funzionari di Italia, Germania e Gran Bretagna a Istanbul per coordinale le loro posizioni. A rappresentare l’Italia il consigliere diplomatico aggiunto del presidente del consiglio, Pietro Sferra Carini. Domenica il segretario di stato Usa Marco Rubio, in una telefonata con il ministro confermato oggi la telefonata con il ministro degli Esteri russo Sergiej Lavrov, aveva ribadito l’appello del presidente Trump a «proseguire i colloqui diretti tra Russia e Ucraina per raggiungere una pace duratura».
Tanta pressione diplomatica, ancora di più quella militare sul terreno. La Russia ha proseguito i suoi raid aerei fino a ieri, mentre l’attacco di domenica con 472 droni e sette missili sull’Ucraina, è stato il più pesante dall’inizio della guerra: almeno 12 i soldati uccisi e oltre 60 i feriti. Micidiale, almeno dal punto di vista simbolico, la risposta di Kiev che ha colto di sorpresa la Russia. I servizi di sicurezza ucraini, con una operazione su vasta scala, hanno colpito diverse basi militari in particolare negli aeroporti delle regioni di Irkutsk, nella Siberia centrale a oltre 8mila chilometri dalla capitale russa, e Murmansk, a due passi dal confine finlandese: 41 gli aerei distrutti secondo l’intelligence in un primo comunicato. Bilancio poi ridimensionato a 13 bombardieri strategici anche se, secondo Mosca che ha ammesso le perdite, sarebbero ancora meno.
Questo l’attacco più eclatante di una vigilia tesissima. Domenica Mosca ha subito pure due sabotaggi: un ponte stradale è esploso nella regione di Bryansk, causando il deragliamento di un treno. Almeno 7 i morti, oltre 70 i feriti. Un treno merci, è infine deragliato nel Kursk mentre passava su un ponte ferroviario saltato in aria. Un’escalation che, con un negoziato fallito, non potrebbe che proseguire.
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