Libere due giornaliste: in cella dal 2022 per gli articoli su Mahsa Amini

La Guida Suprema iraniana Ali Khamenei grazie le due reporter che avevano raccontato la morte della giovane curda Mahsa Amini mentre era in mano alla polizia
February 10, 2025
Libere due giornaliste: in cella dal 2022 per gli articoli su Mahsa Amini
ANSA | Le due giornaliste rilasciate dalla prigione in Iran
Il “nuovo" Iran di Massud Pezeshkian continua ad alternare gesti di apertura alle pratiche di repressione. Oggi le due giornaliste Niloufar Hamedi e Elaheh Mohammadi sono state graziate dalla Guida suprema iraniana Ali Khamenei. Le due reporter, che lavoravano rispettivamente per i quotidiani riformisti di Shargh e Ham-Mihan, sono state arrestate nell'ottobre 2022 per aver pubblicato rapporti e foto sulla giovane curda Mahsa Amini, la giovane curda morta dopo esser stata fermata dalla polizia della morale perché non indossava correttamente il velo. Rinchiuse nel famigerato carcere dei dissidenti politici a Evin, nel nord di Teheran, le giornaliste sono state accusate di collusione contro la sicurezza nazionale e condannate nell'ottobre 2023 rispettivamente a una pena detentiva di 13 e 12 anni, ridotta successivamente a cinque anni ciascuna. Sono state rilasciate su cauzione nel gennaio 2024.
La grazia per Hamedi, 31 anni, e Mohammadi, 36 anni, è arrivata dopo la richiesta del capo della magistratura Gholamhossein Ejei, in occasione del 46esimo anniversario della vittoria della Rivoluzione islamica del 1979 in Iran. Lo scorso ottobre, la Corte Suprema iraniana aveva annullato la condanna a morte a carico dell'attivista sindacale Sharifeh Mohammadi, accusata di propaganda antigovernativa, partecipazione alle proteste del 2022 e “baghi” (ribellione armata).
Una piccola tregua nel mare di repressione della libertà di stampa. Fino al novembre 2022, infatti, si contavano oltre 33 giornalisti iraniani arrestati per reati quali la “propaganda contro il regime” e la “diffusione di notizie false” relative al caso Amini. Hamedi aveva seguito la morte della ragazza dall'ospedale in cui era stata ricoverata, mentre Mohammadi ha seguito il suo funerale a Saqez. Tuttora detenuta risulta la loro collega Nazila Maroufian, reporter del sito Ruydad 24, arrestata per aver pubblicato un'intervista al padre di Mahsa intitolato “Mentono!”, in cui egli sosteneva che sua figlia era morta a causa delle percosse ricevute alla testa e non per le complicazioni di una malattia, come sostenevano le autorità.
L'8 gennaio scorso, la Corte suprema di Teheran ha confermato la condanna a morte per Pakhshan Azizi, 40enne attivista curda per i diritti delle donne, arrestata nel 2023 con l'accusa di “ribellione armata contro lo Stato”.
A gennaio, 68 prigionieri politici hanno lanciato l'allarme sulla pratica della pena di morte in Iran: solo nel 2024, ricordano i firmatari, nel Paese sono state eseguite mille condanne capitali. Il giro di vite della pena capitale, come spiega Amnesty International, colpisce «persone condannate per reati di droga, ma anche manifestanti e dissidenti politici nonché le minoranze etniche oppresse».

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