L'Africa all'arrembaggio dello spazio

Il Continente punta a lanciare entro la fine del decennio 120 satelliti. E ad autonomizzarsi dalla Cina
October 18, 2025
L'Africa alla conquista dello spazio
L'Africa alla conquista dello spazio
Nascente, ambiziosa, cosmopolita nei partneriati, ma bramosa di capacità sovrane: è in pieno fermento l’Africa che ha eletto le tecnologie spaziali a volano di sviluppo umano ed economico e che ha inaugurato la primavera scorsa, nell’Egitto potenza regionale anche nel settore, un’Agenzia continentale ad hoc, con un bilancio iniziale di 10 milioni di dollari e un obiettivo inizialmente teso ad armonizzare i programmi nazionali, conditio sine qua non per evitare sprechi di risorse e duplicazioni. Non meno di cinquecento milioni di dollari stanno galvanizzando annualmente 21 progetti spaziali continentali, alimentando un mercato che potrebbe valere oltre 22 miliardi di dollari nel 2026 e che punta a lanciare entro fine decennio altri 120 satelliti, in itinere nello sviluppo, con potenze consolidate, come Algeria, Angola, Egitto, Marocco, Nigeria e Sudafrica, e nuove, fra cui Botswana, Burkina Faso, Capo Verde, Costa d’Avorio, Gibuti, Gabon, Repubblica democratica del Congo, Senegal, Tanzania, Togo e Zambia, le ultime accomunate dalla sfida di concepire il primo satellite nazionale.
Dei 65 sensori africani già orbitanti nello spazio, un terzo circa è frutto di competenze locali, innervate dal contributo tecnico-produttivo di potenze globali. Accordi spaziali afro-bilaterali con più di 100 enti ed agenzie di 32 Paesi extra-continentali cementano le competenze locali, trasferendo saperi e formando operatori africani in un settore che è parte integrante dell’Agenda 2063 per l’Africa, voluta dall’Unione omonima come trasformativa del volto continentale, perché spazio significa sviluppo, simbolo di maggior sovranità alimentare, di monitoraggio climatico, di lotta al bracconaggio, alla pesca e alle attività estrattive illecite, di sicurezza dei confini e di contrasto al crimine, jihadista o meno. Racconta il portale Africa Center che l’Egitto si è fatto promotore di un’Iniziativa africana per lo sviluppo satellitare, accogliendo nei suoi laboratori ingegneri provenienti da 34 Paesi continentali. E sta giocando una parte rilevante anche l’Agenzia spaziale italiana (Asi) con la sua base kenyota, a Malindi, già inclita nel programma San Marco e futuro polo di formazione continentale, con la Scuola internazionale in discipline spaziali. Visitando il Paese e la base, un anno fa, il ministro Adolfo Urso, autorità delegata alle politiche spaziali e aerospaziali italiane, dichiarò fra le altre cose che l’Asi «potrebbe formare il primo astronauta keniano, e quindi africano, della storia, con le stesse modalità con cui sono oggi formati gli astronauti italiani». Non c’è solo il piano Mattei per l’Africa a vezzeggiare le aspettative continentali. Il Global Gateway dell’Ue ha allocato 100 milioni di euro nell’ambito del programma di partneriato spaziale con l’Africa, fresco di lancio, promettente nelle applicazioni concrete e nell’intento di coinvolgere non solo le istituzioni governative ma anche il settore privato, operante nella galassia del New Space, come già avviene in Sudafrica.
Magna pars nel campo dello sviluppo tecnologico spaziale africano è pure la Cina, marcata a vista dagli Stati Uniti. Dipendenze da cui il continente punta progressivamente ad affrancarsi, avendo scommesso su una maggiore autonomia anche nello spazio, cerniera fra ricerca ed applicazioni scientifiche, sintesi e laboratorio di tecnologie eteroclite, fra celle a combustibile, nanotecnologie, circuiti integrati ad altissima scala, telecomunicazioni e così via. Ogni dollaro investito nel settore, ne genera almeno il doppio in attività industriali e servizi ad alto valore aggiunto, andando ad irradiarsi sulla logistica dei trasporti e delle merci, la sicurezza delle operazioni finanziarie, la sorveglianza d’infrastrutture critiche, la telemedicina, l’informatizzazione delle aree rurali, le potenzialità scolastiche, le comunicazioni telefoniche e televisive. È in marcia l’Africa, fra realtà già presente e futuro da costruire.

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