La scuola in Ucraina non è finita: «Così i bimbi stanno insieme. Sottoterra»

Molti istituti continuano a tenere le porte aperte, specialmente se c’è un rifugio. L’impegno dell’italiana «L'Albero della Vita» per ristrutturare i sotterranei
July 12, 2025
La scuola in Ucraina non è finita: «Così i bimbi stanno insieme. Sottoterra»
Unicef | Nelle “scuole catacomba” dell’Ucraina si studia come si può, sotto le bombe dopo una notte nei bunker con i parenti. Per apprendere e per stare insieme
Il 13 giugno Vova, 10 anni, si è recato a scuola indossando la nuova camicia azzurra ricamata, uno dei simboli dell’Ucraina. Fiero ed emozionato, stringeva un mazzo di fiori per la maestra. Era il momento del suo primo diploma. La cerimonia non si è tenuta nell’aula magna, ma al chiuso del rifugio antiaereo a Zaporizhzhia. Dieci giorni dopo, oltre una dozzina di scuole e asili della zona sono stati bersagliati da un attacco russo. L’anno scolastico è ufficialmente chiuso, ma molti istituti ucraini continuano a tenere le porte aperte, specialmente se c’è un sotterraneo fortificato dove tenere al sicuro bambini e ragazzi durante le lunghe ore di allarme. In città e villaggi, scuola vuol dire spesso anche un’area gioco per i più piccoli e la possibilità di tenere vivi i legami sfibrati da due anni di Cornavirus e poi altri tre di conflitto.
Cosa provi un genitore quando il proprio bambino è fuori casa e in corso ci sono dei bombardamenti, è difficile anche solo immaginarlo. Yuliia, la mamma di Vova, agli operatori dell’Unicef ha confidato i suoi iniziali timori e spiegato perché come migliaia di altre famiglie ha deciso di convivere con il peggiore dei timori: «Una volta aperto un rifugio sicuro – ha detto –, ho capito che Vova aveva bisogno di vedere gli insegnanti e di stare con i suoi coetanei».
La ricostruzione di cui si è discusso a Roma dovrà riguardare anche il sistema di istruzione. Il difficile non sarà ristrutturare gli edifici. Valery, ad esempio, era in quinta elementare quando la guerra è cominciata. A settembre dovrebbe accedere all’istruzione superiore, ma ammette che «la mamma alla mia età era molto più istruita di me». La differenza tra allora e oggi si chiama guerra. E quando un giorno sarà tutto finito, l’Ucraina dovrà misurarsi anche con un livello di formazione crollato ai minimi. «I bambini spesso perdono le lezioni dopo una notte di bombardamenti aerei, non riescono a frequentarle», spiega un’insegnante di Mykolaiv. E basterebbe provare a mettersi nei loro panni, di chi da oltre tre anni non riesce a chiudere occhio senza che il sonno, nella migliore delle ipotesi, venga interrotto dagli allarmi, dalla corsa nei rifugi, con il cuore che batte forte, il respiro tagliato e il compito in classe il mattino dopo. Solo che le aule non hanno finestre, e per tutta la mattina l’unica luce che vedranno sarà quella di lanterne e neon.
«Molti studenti hanno paura di sbagliare perché prima della guerra erano abituati a essere valutati severamente», osserva Hanna Lehutska, insegnante in uno degli istituti sostenuti dall’Unicef. «Ecco perché è così importante che non misuriamo i progressi solo attraverso i voti. Questo – aggiunge – dà ai bambini la libertà di provare, senza paura, e di colmare gradualmente le loro lacune di apprendimento».
Nelle regioni di Zaporizhzhia e Dnipropetrovsk, oltre 24.000 scolari hanno partecipato al programma di apprendimento con il supporto dell'Unione Europea e dell'agenzia Onu per l’infanzia. Sono stati istituiti 207 centri di recupero e 48 spazi di apprendimento digitale. Oltre mille insegnanti sono dovuti tornare a studiare per rivedere i piani di istruzione, adattarli al ritmo delle bombe, e favorire il benessere delle scolaresche. L’iniziativa rientra nel piano nazionale che vuole riportare oltre 350 mila studenti alla didattica in presenza o mista.
I luoghi di istruzione non sono mai stati risparmiati. Alla fine del 2023, dopo quasi due anni di conflitto, erano state censite circa 3.700 fra scuole, asili, università, danneggiati o completamente rasi al suolo. Ad oggi si calcola che oltre 4.300 strutture educative siano state colpite. Una stima per difetto: nelle aree occupate dalle forze russe non arrivano informazioni aggiornate.
Il sostegno dall’estero è necessario per mitigare le ricadute e assicurare almeno i servizi di base. L’italiana “L'Albero della Vita”, ad esempio, è una cooperativa sociale che in Ucraina sviluppa progetti per la continuità scolastica, la protezione dei minori e il supporto psico-sociale alle famiglie vulnerabili. Fino ad ora gli operatori sono riusciti a ristrutturare 10 rifugi sotterranei per garantire ai bambini sicurezza e continuità educativa. Città come Cernivci, Irpin e Podilsk dopo l’occupazione russa hanno riconquistato la libertà, non la tranquillità. Il fronte è a pochi chilometri e gli attacchi continui.
La direttrice Isabella Catapano è rientrata in Italia da pochi giorni. «Assieme all’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo e ai partner internazionali – spiega –, sono stati attivati spazi protetti, supporto psicologico e didattica a distanza». A Iryna, insegnante di letteratura ucraina e internazionale in un liceo di Odessa, la guerra ha portato via i genitori e diversi studenti mai riemersi dalle macerie. Insegnare nelle scuole-cataomba è qualcosa di più di un lavoro pagato. «I ragazzi sono diventati più ansiosi, incapaci di concentrarsi. A volte - racconta - vengono a lezione e quasi si addormentano. E lo capisco: passano la notte in un rifugio e nonostante questo vengono a scuola la mattina». Da un rifugio all’altro. Più che per studiare, «per stare insieme».

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