La "ripulitura" del siriano al-Sharaa: lunedì alla Casa Bianca daTrump
di Redazionale
Il discusso leader segna un momento storico: dal 1946 un capo di Stato siriano veniva accolto a Pennsylvania Avevnue
Non accadeva dal 1946, anno dell'indipendenza dal mandato coloniale francese, che un leader siriano varcasse la soglia della Casa Bianca. Ahmad al -Sharaa, l'ex capo di una milizia jihadista che ha dato la spallata definitiva a un regime ormai in via di dissoluzione lo scorso dicembre, sarà ricevuto da Donald Trump lunedì 10 novembre in un incontro destinato a segnare una svolta storica nei rapporti tra Damasco e gli Stati Uniti e una "ripulitura" ufficiale del discusso autoproclamato presidente. Secondo osservatori, dietro l'obiettivo dichiarato - far entrare il nuovo potere di Damasco nella Coalizione internazionale a guida americana contro l'Isis - c'è la volontà americana di convincere Sharaa a firmare un accordo di sicurezza con Israele.
Mentre nel sud-ovest del Paese prosegue senza sosta l'escalation israeliana con nuove incursioni nelle regioni di Daraa e Qunaytra, la diplomazia americana spinge perché Damasco firmi anche un'intesa con le forze curdo-siriane sostenute dagli Stati Uniti, preludio a un accordo politico più ampio che reintegri l'amministrazione autonoma del nord-est nel nuovo Stato siriano. Secondo il ministro degli esteri Asaad Shaybani, la visita di Sharaa a Washington aprirà "una nuova pagina" nelle relazioni bilaterali e servirà a "costruire una partnership molto forte" con gli Stati Uniti, anche attraverso la graduale rimozione delle sanzioni. Tom Barrack, inviato speciale americano per la Siria, ha confermato che i due leader "sperano di firmare un accordo formale di adesione alla coalizione anti-Isis", considerato il primo passo verso un'intesa strategica di più ampio respiro. La cooperazione con la coalizione, che già include le forze curdo-siriane, renderebbe per la prima volta alleati sul terreno i reparti di Damasco e le milizie curde, ancora oggi avversari armati. L'accordo, secondo una intesa preliminare del marzo scorso, prevede l'integrazione graduale dei combattenti curdi nelle forze regolari siriane e una ripartizione a favore di Damasco delle risorse petrolifere e idriche.
Le divergenze restano profonde: i curdi vogliono garantire la propria autonomia locale e il controllo delle armi, mentre Damasco insiste per una catena di comando gestita da Sharaa. Il leader siriano, sostenuto dalla Turchia, ha avviato un processo di riorganizzazione delle forze armate: decine di ex miliziani qaedisti vengono oggi addestrati nelle caserme della Turchia, membro della Nato. Analisti regionali affermano che l'intesa tra Damasco e Washington rientra in una più ampia strategia americana. Questa punterebbe, entro la fine dell'anno, a chiudere i principali dossier regionali: la normalizzazione tra Siria e Israele, l'integrazione dei curdi nel nuovo esercito siriano e, in parallelo, la definizione del dossier israelo-libanese legato al disarmo di Hezbollah, mentre in Oman sono ripresi i negoziati tra Stati Uniti e Iran. Tutti i fronti - dal Golan al Libano, da Teheran a Damasco - si muovono su un unico tavolo.
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