La "linea gialla" di Israele che restringe la Striscia sembra un'annessione

Doveva essere la linea del primo arretramento israeliano, in vista dell'uscita da Gaza. Ma ora la “linea gialla” si candida ad essere un confine stabile
October 30, 2025
La "linea gialla" di Israele che restringe la Striscia sembra un'annessione
Bambini palestinesi si affacciano da quel che resta della loro casa a Gaza / ANSA
Doveva essere la linea del primo arretramento israeliano, in vista della definitiva uscita dalla Striscia di Gaza. Ma ora la “linea gialla” si candida ad essere un confine stabile. Israele aveva promesso di demarcare con segnali distintivi, ma dopo la posa dei pesanti blocchi di cemento molti hanno cominciato a temere che non fosse un confine temporaneo. A dirlo è il quotidiano “Yedioth Ahronoth”, il più diffuso in Israele, secondo cui la demarcazione attuale potrebbe presto diventare «una barriera alta e sofisticata che ridurrà la Striscia di Gaza, amplierà il Negev occidentale e consentirà la costruzione di insediamenti israeliani in quella zona». Un piano del tutto simile a quello messo in atto in Cisgiordania, dove l’erosione dello spazio palestinese è sistematico e inesorabile. «Sembra una vera e propria annessione strisciante di Gaza», sostiene Jeremy Konyndyk, ex funzionario degli aiuti umanitari statunitensi e ora presidente di “Refugees International”. Mentre sul “Guardian” Rohan Talbot, dell’organizzazione “Medical Aid for Palestinians” ha osservato come tutto per il momento sia talmente vago da non sapere esattamente quali saranno in futuro i nuovi confini della Striscia. «Molti attori diversi, tra cui ovviamente il governo israeliano, gli americani, la comunità internazionale e gli attori umanitari - ha aggiunto Konyndyk -, stanno cercando di interpretare e influenzare ciò che accadrà in seguito». Fino ad ora niente fa pensare che si sia appresa la regola corroborata in decenni di occupazione: «Che qualsiasi cosa temporanea nei territori palestinesi occupati - dice Talbot - diventa molto rapidamente permanente». Un paio di giorni fa alcuni reporter sono stati condotti proprio sulla “linea gialla” sotto la guida dell’esercito israeliano. I resoconti vanno in un’unica direzione. «L’esercito israeliano si sta trincerando lungo la linea del cessate il fuoco all’interno di Gaza - ha raccontato il “Wall Street Journal" -, rafforzando le fortificazioni e realizzando infrastrutture che dividono ulteriormente il territorio in due». A questo punto la presenza israeliana potrebbe cristallizzarsi sulle posizioni attuali, costringendo anche gli Usa ad accettare la ridefinizione dell’accordo per fermare le armi. In caso contrario la tregua potrebbe saltare e Trump perderebbe la faccia con qualsiasi leader internazionale con cui gli Usa dovranno misurarsi, dalla Cina, alla Russia all’Africa. «Il paradosso di Trump: opporsi all’annessione della Cisgiordania a parole, pur consentendola nella realtà», ha scritto “Haaretz”, il quotidiano inviso al governo che mette in guardia dalle reali intenzioni di Netanyahu e dell’ultradestra sostenuta dal “partito dei coloni”, che con la loro ideologa Daniela Weiss da mesi dicono di essere pronti insediarsi nel Nord di Gaza.
Gli Stati Uniti hanno avvertito, condannato, fatto pressioni e ripetutamente sottolineato che qualsiasi annessione, sia essa tramite legislazione o semplice dichiarazione, avrebbe oltrepassato una linea rossa per Washington. Tuttavia, la vera domanda è: in che misura questa opposizione cambia la realtà sul campo?
Prima, però, c’è un problema da affrontare. Nelle ultime settimane, alti funzionari e agenzie di sicurezza israeliane hanno tenuto riunioni a porte chiuse per pianificare la gestione dell’imminente riapertura di Gaza al mondo. Con l’arrivo previsto di forze internazionali nella Striscia, Israele dovrà affrontare un obbligo non più derogabile: aprire ai giornalisti stranieri che potranno vedere la distruzione con i propri occhi e non attraverso il filtro di fonti locali. Le autorità hanno comunicato alla Corte Suprema che ai giornalisti israeliani e stranieri sarà presto consentito di entrare ma sotto la scorta delle Forze di difesa israeliane. Destinazione “linea gialla”. L’annuncio è arrivato durante un’udienza presso l’Alta Corte su una petizione presentata dall’Associazione della stampa estera, che contesta le restrizioni governative alla copertura mediatica dall’interno della Striscia.

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