La Francia vuole abolire la "Pasquetta" per risparmiare
L'iniziativa del premier Bayrou, che punta anche alla cancellazione dell'anniversario della Vittoria sul nazifascismo per incentivare il Pil in caduta, scatena la polemica

Sopprimere uno o due giorni festivi, ovvero il lunedì dell’Angelo ("Pasquetta") e l’8 maggio (fine della Seconda Guerra mondiale e avviversario della Vittoria sul nazifascismo) per raddrizzare almeno un po’ i conti pubblici francesi in profondo rosso.
Oltralpe, con tanto scetticismo generale, ha portato a questo la caccia da parte del premier François Bayrou alle buone idee per cercare di rispettare gli impegni di deficit presi con Bruxelles, dopo anni di spesa pubblica senza controllo, con un debito pubblico volato alle stelle. Nel marzo del 2023, il debito pubblico aveva superato la soglia simbolica dei 3mila miliardi. Ma nel primo trimestre di quest’anno, galoppava già oltre i 3.345 miliardi, equivalenti al 114% del Pil. Lo stesso Bayrou ha ricordato che il debito francese cresce di 5mila euro al secondo.
Un andamento che suscita pure un dibattito fra gli economisti sulla sostenibilità del debito francese a medio e lungo termine. Per la prima volta, il tasso pagato dalla Francia all’orizzonte dei 5 anni, ovvero 2,84%, ha scavalcato l’equivalente italiano, che è del 2,79%. La Francia non riesce a scrollarsi di dosso la reputazione di Paese "spendaccione", dopo una lievitazione spettacolare della spesa pubblica, che corrispondeva al 57% del Pil nel 2024, contro circa il 40% nel 1973.
Da qui, l’idea di chiedere anche simbolicamente uno sforzo ai francesi, sopprimendo in particolare due festivi primaverili, accanto a misure sul costo delle pensioni e sulle partecipazioni statali. «Tutta la nazione deve lavorare di più», ha detto Bayrou, definendo il proprio piano come un «momento di verità».
Ma dopo la pausa estiva, queste misure impopolari, contestate per diverse ragioni dalle opposizioni di destra e sinistra, rischiano di costare la poltrona al premier, che sembra condannato quanto meno a faticare per ottenere una maggioranza ed evitare una fatale sfiducia parlamentare.
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