La feroce caccia di Mosca ai dissidenti. «E l'Occidente?»

La denuncia di Vladimir Kara-Murza, ora libero in Europa: minacce, arresti e l'accusa di essere "agenti stranieri". Tra i detenuti politici, suicidi e scioperi della fame. Così la Russia fa piazza pulita degli oppositori
November 6, 2025
La feroce caccia di Mosca ai dissidenti. «E l'Occidente?»
La cattedrale di san Basilio sulla Piazza Rossa / Epa / Ansa
Ostaggi. A definirli così è Vladimir Kara Murza, l’oppositore prima arrestato e condannato a 25 di carcere (ne ha scontati 2), e poi rilasciato ed espulso in occasione dello storico scambio di detenuti nel 2024. Il riferimento è agli esponenti di Yabloko (unico partito contrario alla guerra ancora presente in Russia). Si tratta di Maxim Kruglov, vice presidente del partito, e di Lev Schlossberg, leader della formazione politica nella città di Pskov, più volte fermato e ora agli arresti domiciliari. Schlossberg ha pronunciato la sua "ultima parola" al processo: «Non sono un agente straniero. Sono un politico russo che si batte per i diritti umani, la libertà e la pace, a favore dell'appello per l'immediato cessate il fuoco».
La lista delle persone dello stesso partito attualmente detenute è lunghissima. Ma in questi ultimi giorni è evidente un ulteriore cambio di marcia. Sembra prevalere nel regime la linea che vuole l’ultima spallata a chi insiste a opporsi alla guerra pubblicamente, attraverso arresti, minacce, ricatti e con l’iscrizione nella lista degli “agenti stranieri” di personalità come Dmitrij Muratov, il fondatore della "Novaya Gazeta" e premio Nobel per la Pace e tanti altri. Mentre è impegnato a favorire la formazione più rappresentativa possibile della delegazione dell’opposizione democratica russa nella piattaforma istituita nelle scorse settimane dal Consiglio d’Europa, Kara Murza osserva e analizza quanto accade nel paese lanciando l’allarme dall’esilio. Guarda a quella che sta diventando sempre più una prigione a cielo aperto per le migliaia di persone che hanno osato opporsi alla guerra. Tra queste anziani, molte donne, giovani e persino diversi minori le cui condizioni fisiche e mentali sono messe sempre più a dura prova.
Vladimir Kara Murza, al centro, con Yulia Navalnaya e Ilya Yashin a una audizione dell'opposizione democratica russa al Parlamento europeo, il 5 giugno 2025 EPA/OLIVIER HOSLET
Vladimir Kara Murza, al centro, con Yulia Navalnaya e Ilya Yashin a una audizione dell'opposizione democratica russa al Parlamento europeo, il 5 giugno 2025 EPA/OLIVIER HOSLET
Le notizie diffuse dagli account di supporto ai prigionieri politici riportano i casi di suicidio, sciopero della fame per la speranza che svanisce, per l’isolamento e le persecuzioni anche in cella. Ma cosa vuol dire tutto questo accanirsi e in particolare su Yabloko e a livelli sempre più vicini al vertice? Secondo Kara Murza è il segnale che il regime non intende più tollerare  che questo partito eserciti una resistenza dall’interno, prendendone in ostaggio figure sempre più significative per mettere spalle al muro il fondatore del partito. Nel medio termine si mira a impedire che alle prossime elezioni si presenti ancora una volta con lo slogan PER LA PACE. Bandendo così oltre al termine guerra pure quello della pace. Denunciando quanto fa il regime di Mosca, Kara Murza rileva anche che i media occidentali continuano a ignorare questa realtà. Usa parole esplicite per dire che chi si oppone a Putin resta soffocato in un cul de sac tra la repressione interna e l'indifferenza occidentale. Sebbene alcuni passi come quello del Consiglio d’Europa dimostrino che qualcosa di positivo si muove, resta una disattenzione dell’opinione pubblica, delle forze politiche e della società civile. I prigionieri politici diventano così anche nostri ostaggi.
L’appello di Kara Murza e di chi dall’interno della Russia continua a pagare per la fedeltà a principi di umanità e si oppone alla guerra è rivolto anche a chi in Occidente crede a quegli stessi principi. La condizione per cercare di rompere l’assedio di chi vuole un nuovo ordine mondiale basato sulla guerra e la repressione è il riconoscimento reciproco e la solidarietà fra società civili dell’est e dell'ovest. Quelle che credono ai diritti umani, alla democrazia, alla libertà e si oppongono al riarmo e alla guerra. Pena l'essere "ostaggi" ma di una logica dei blocchi anche nel fronte delle società civili. Tra chi è contro il regime di Putin e chi non lo condanna temendo che in questo modo sia indebolita la sua critica all’Occidente.

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