Il video falso e la rivolta anti-immigrati: cosa sta succedendo a Torre Pacheco
di Redazione
Nella località a 30 km da Murcia, dove un terzo dei 40.000 abitanti è di origini straniere, si sono scatenati scontri e violenze strumentalizzati dall'estrema destra

Torre Pacheco come Southport. Gli spagnoli di Vox come gli inglesi di Reform Uk. Le retate anti-migranti convocate attraverso i social network, “avvelenati” da messaggi falsi o tendenziosi, smuovono l’odio seguendo sempre lo stesso copione.
Mercoledì scorso, a Torre Pacheco, tranquilla cittadina agricola di Murcia, nella Spagna del sud, un pensionato di 68 anni, Domingo Tomás, è stato brutalmente aggredito da tre sconosciuti nel giardino di un cimitero. Poche ore dopo, un vortice di post sui social network ha viralizzato le immagini del pestaggio attribuendolo a tre uomini di origine maghrebina.
L’incitamento alla caccia ai colpevoli che ne derivato ha portato in strada centinaia di persone, molti a volto coperto e armati di bastone, a inveire contro i migranti di origine nordafricana residenti in zona, nel quartiere Sant’Antonio, da una o due generazioni. Gli sconti che sono seguiti, per tre notti di seguito, hanno causato diversi feriti. Eppure, nel frattempo, il ministro degli Interni, Fernando Grande-Marlaska, aveva segnalato che le immagini diffuse erano un «enorme falsità», "viralizzata" da influencer suprematisti di estrema destra, perché vere ma non riferite all’aggressione nel cimitero di cui, ieri, sono stati fermati i responsabili: tre ragazzi marocchini tra cui un 19enne.
La dinamica che ha portato alle rivolte di Torre Pacheco è sovrapponibile a quella dei disordini avvenuti l’anno scorso nel Regno Unito. Il 29 luglio 2024, lo ricordiamo, Alex Rudakubana, allora 17enne, entrò in un centro estivo di Southport, cittadina del Merseyside, e accoltellò a morte tre bambine, Bebe, Elsie e Alice, tra sei e nove anni, ferendone altre nove. Anche in quella circostanza, il Web fu acceleratore di invettive a sfondo razziale legate all’identità dell’aggressore: un ragazzo nato e cresciuto in Inghilterra in una famiglia di origini ruandesi, che, così hanno poi ricostruito gli inquirenti, era stato segnalato già tre volte al programma di prevenzione della violenza, Prevent, e che soffriva di gravi problemi di salute mentale. Gli attacchi contro le moschee e gli scontri con la polizia che seguirono durarono più di una settimana.
La valanga di arresti disposta dalle autorità costrinse il premier laburista Keir Starmer, insediato a Downing Street appena due settimane prima, a disporre la liberazione anticipata di alcuni detenuti per fare spazio nelle prigioni inglesi. Rudakubana è stato condannato a 52 anni di carcere per omicidio (non terrorismo). Ma il Paese continua a interrogarsi sull’accaduto. La commissione Scienza e Innovazione dei Comuni sta lavorando a un’inchiesta sull’uso degli algoritmi nella narrazione d’odio per contenere la diffusione di contenuti falsi e “incendiari” online. Quelli relativi alla tragedia di Southport hanno fatto il gioco dell’ultradestra britannica.
Il leader di Reform Uk, Nigel Farage, non perse allora l’occasione per alimentare il complottismo con la sua retorica anti-migranti. «La polizia non ci sta dicendo la verità sull’identità dell’aggressore», dichiarò mentre le rivolte mettevano a ferro e fuoco 27 città inglesi. Toni in linea con quelli José Angel Antelo, referente a Murcia di Vox, il partito dell’estrema destra spagnola. «Dire la verità non potrà mai essere considerato un reato d’odio», ha puntualizzato a respingere le accuse di incitazione alla violenza negli scontri di Torre Pacheco. Posizione su cui sono in corso accertamenti da parte della procura. Le indagini sono scattate in seguito a una denuncia arrivata da sinistra:Podemos e Izquierda Unida insieme ai socialisti del partito al governo, il Psoe del premier Pedro Sánchez, alle prese con uno scandalo per corruzione che ne sta minando la tenuta. La tensione, a Murcia, è ancora alta. Le bacheche dei social pubblicizzando ronde anti-immigrati fino al 17 luglio. Il ministero agli Interni ha però confermato l’arresto a Matarò, vicino Barcellona, del leader di “Deport Them Now”, il gruppo che invoca deportazioni immediate. Censurato anche il canale Telegram utilizzato per promuovere le «spedizioni punitive». Il numero totale degli arresti è salito a 14. Quelli effettuati l’anno scorso nel Regno Unito furono 1.280.
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