Ecco il piano dei Volenterosi per Kiev: sì a una “forza di rassicurazione”
Accelera il piano voluto da Macron, che sostiene di aver ricevuto garanzie di impegno dagli Usa: «Saremo vicini agli ucraini su terra, mare e aria». Zelensky a Trump: «La pressione su Mosca fu

Al momento del tanto auspicato cessate il fuoco in Ucraina, i Paesi della Coalizione dei Volenterosi potranno contare sul sostegno americano alle garanzie di sicurezza offerte a Kiev, già oggi pianificate. Inoltre, nel quadro della coalizione dei 35 a dominante europea, 26 Paesi, hanno discusso del sostegno a una «forza di rassicurazione» post-ostilità già progettata dai rispettivi vertici militari. Si tratta dell’impegno ad essere presenti «sul campo, in mare o in aria», anche presso basi militari vicine all’Ucraina.
Sono i principali passi in avanti annunciati ieri a Parigi dopo una nuova riunione dell’alleanza a cui aderiscono, oltre a gran parte degli Stati europei, pure Canada, Giappone e Australia. Un appuntamento segnato, in particolare, da un collegamento telefonico finale con il presidente americano Donald Trump, durato circa un’ora e mezza.
Fra i tanti leader che hanno seguito a distanza la conferenza, decisa con corto preavviso, anche la premier Giorgia Meloni, accanto al cancelliere tedesco Friedrich Merz e al primo ministro britannico Keir Starmer, quest’ultimo co-presidente della sessione, con il presidente francese Macron, e molto focalizzato su «un’intensificazione delle pressioni» su Putin, come ha confermato Downing Street.
Fin dalla vigilia, la principale incognita riguardava proprio la ricerca di una sintonizzazione con Washington, dopo mesi di condotta “egocentrica” e imprevedibile da parte di Trump, sulla cui capacità di ascolto pochi scommettevano. Ma nella conferenza stampa finale, il padrone di casa Macron ha ostentato sicurezza: «Nei prossimi giorni, finalizzeremo il sostegno americano alle garanzie di sicurezza», ha detto il presidente francese, negando al contempo «la volontà o l’obiettivo di condurre una guerra contro la Russia». Il capo dell’Eliseo si è mostrato determinato pure sul cambio di marcia promesso a Kiev circa gli aiuti militari, soprattutto per potenziare la produzione di armi in Ucraina: «Abbiamo la capacità di rigenerare l’esercito ucraino affinché divenga capace di dissuadere la Russia». In proposito, Londra ha invece annunciato un accordo dei Volenterosi per fornire «missili a lungo raggio» a Kiev.
Al fianco del capo dell’Eliseo, l’invitato speciale della riunione, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ha ringraziato Trump per il «suo sostegno», dichiarando che «la pressione su Mosca funziona». La stessa pressione che, nel corso della «lunga e dettagliata conversazione» con il capo della Casa Bianca è stata un filo conduttore, ha poi riferito il presidente ucraino: «Abbiamo discusso diverse opzioni, e la più importante è la pressione, utilizzando misure forti, in particolare economiche, per imporre la fine della guerra. La chiave per la pace è privare la macchina da guerra russa di denaro, privandola di risorse».
Ma al contempo, Kiev non scorge in Russia «nessuna volontà di mettere fine alla guerra». Anzi, Zelensky ha accusato frontalmente Putin che «usa il sostegno della Cina come un assegno in bianco per proseguire il conflitto». Trump, da parte sua, prima del vertice, in un’intervista a Cbs, aveva ammesso le difficoltà nel dialogo Putin-Zelensky: «Ho seguito la situazione, l’ho vista e ne ho parlato con il presidente Putin e il presidente Zelensky. Qualcosa accadrà, ma non sono ancora pronti». Ecco, naturalmente, la montagna davanti a tutti capace di relativizzare qualsiasi sforzo dei Volenterosi, dato che le garanzie di sicurezza internazionali potranno scattare solo al momento dell’arresto delle ostilità.
In proposito, Macron ha riferito pure del beneplacito di Washington circa nuove sanzioni: «Se la Russia continua a rifiutare le discussioni concrete di pace, prenderemo nuove sanzioni. È pure quanto ha espresso il presidente Trump durante la chiamata». Di questo, dopo la riunione, si è discusso anche in un bilaterale fra Zelensky e l’inviato della Casa Bianca, Steve Witkoff, l’invitato forse più scrutato della giornata parigina, pur presente solo a una parte della riunione.
Sembra dunque prendere spessore la promessa di un «aiuto» che Trump aveva già formulato in termini vaghi a Washington, in occasione della riunione multilaterale del mese scorso nella scia dell’incontro in Alaska Trump-Putin.
Ma durante il confronto, il capo della Casa Bianca si è adirato per l’atteggiamento di membri Ue come Ungheria e Slovacchia che comprano ancora petrolio russo, esigendo che ciò cessi. Dall’Europa, Trump pretende pure pressioni economiche sulla Cina. Due modi, secondo Washington, di chiudere i rubinetti finanziari russi. E proprio sul fronte Ue-Cina, intanto, si sono viste nuove scintille, con il ministro degli Esteri cinese, Guo Jiakun, che ha definito un «incitamento allo scontro» le dichiarazioni dell’alta rappresentante Kaja Kallas, pronta a parlare di «un’alleanza autocratica» a proposito del vertice in Cina con Putin.
Sono i principali passi in avanti annunciati ieri a Parigi dopo una nuova riunione dell’alleanza a cui aderiscono, oltre a gran parte degli Stati europei, pure Canada, Giappone e Australia. Un appuntamento segnato, in particolare, da un collegamento telefonico finale con il presidente americano Donald Trump, durato circa un’ora e mezza.
Fra i tanti leader che hanno seguito a distanza la conferenza, decisa con corto preavviso, anche la premier Giorgia Meloni, accanto al cancelliere tedesco Friedrich Merz e al primo ministro britannico Keir Starmer, quest’ultimo co-presidente della sessione, con il presidente francese Macron, e molto focalizzato su «un’intensificazione delle pressioni» su Putin, come ha confermato Downing Street.
Fin dalla vigilia, la principale incognita riguardava proprio la ricerca di una sintonizzazione con Washington, dopo mesi di condotta “egocentrica” e imprevedibile da parte di Trump, sulla cui capacità di ascolto pochi scommettevano. Ma nella conferenza stampa finale, il padrone di casa Macron ha ostentato sicurezza: «Nei prossimi giorni, finalizzeremo il sostegno americano alle garanzie di sicurezza», ha detto il presidente francese, negando al contempo «la volontà o l’obiettivo di condurre una guerra contro la Russia». Il capo dell’Eliseo si è mostrato determinato pure sul cambio di marcia promesso a Kiev circa gli aiuti militari, soprattutto per potenziare la produzione di armi in Ucraina: «Abbiamo la capacità di rigenerare l’esercito ucraino affinché divenga capace di dissuadere la Russia». In proposito, Londra ha invece annunciato un accordo dei Volenterosi per fornire «missili a lungo raggio» a Kiev.
Al fianco del capo dell’Eliseo, l’invitato speciale della riunione, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ha ringraziato Trump per il «suo sostegno», dichiarando che «la pressione su Mosca funziona». La stessa pressione che, nel corso della «lunga e dettagliata conversazione» con il capo della Casa Bianca è stata un filo conduttore, ha poi riferito il presidente ucraino: «Abbiamo discusso diverse opzioni, e la più importante è la pressione, utilizzando misure forti, in particolare economiche, per imporre la fine della guerra. La chiave per la pace è privare la macchina da guerra russa di denaro, privandola di risorse».
Ma al contempo, Kiev non scorge in Russia «nessuna volontà di mettere fine alla guerra». Anzi, Zelensky ha accusato frontalmente Putin che «usa il sostegno della Cina come un assegno in bianco per proseguire il conflitto». Trump, da parte sua, prima del vertice, in un’intervista a Cbs, aveva ammesso le difficoltà nel dialogo Putin-Zelensky: «Ho seguito la situazione, l’ho vista e ne ho parlato con il presidente Putin e il presidente Zelensky. Qualcosa accadrà, ma non sono ancora pronti». Ecco, naturalmente, la montagna davanti a tutti capace di relativizzare qualsiasi sforzo dei Volenterosi, dato che le garanzie di sicurezza internazionali potranno scattare solo al momento dell’arresto delle ostilità.
In proposito, Macron ha riferito pure del beneplacito di Washington circa nuove sanzioni: «Se la Russia continua a rifiutare le discussioni concrete di pace, prenderemo nuove sanzioni. È pure quanto ha espresso il presidente Trump durante la chiamata». Di questo, dopo la riunione, si è discusso anche in un bilaterale fra Zelensky e l’inviato della Casa Bianca, Steve Witkoff, l’invitato forse più scrutato della giornata parigina, pur presente solo a una parte della riunione.
Sembra dunque prendere spessore la promessa di un «aiuto» che Trump aveva già formulato in termini vaghi a Washington, in occasione della riunione multilaterale del mese scorso nella scia dell’incontro in Alaska Trump-Putin.
Ma durante il confronto, il capo della Casa Bianca si è adirato per l’atteggiamento di membri Ue come Ungheria e Slovacchia che comprano ancora petrolio russo, esigendo che ciò cessi. Dall’Europa, Trump pretende pure pressioni economiche sulla Cina. Due modi, secondo Washington, di chiudere i rubinetti finanziari russi. E proprio sul fronte Ue-Cina, intanto, si sono viste nuove scintille, con il ministro degli Esteri cinese, Guo Jiakun, che ha definito un «incitamento allo scontro» le dichiarazioni dell’alta rappresentante Kaja Kallas, pronta a parlare di «un’alleanza autocratica» a proposito del vertice in Cina con Putin.
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