Ecco i tre scenari per le garanzie di sicurezza. Ma Mosca già frena

Secondo i media Usa si è ipotizzato l'impego di peacekeeping o di una "forza di osservazione". Però per Putin nessuna truppa Nato sarà ammessa. Ancora raid durante il summit
August 18, 2025
Ecco i tre scenari per le garanzie di sicurezza. Ma Mosca già frena
Reuters | Niente tregua in Ucraina neanche nella notte del meeting che si è tenuto alla Casa Bianca
Dopo una nuova notte di attacchi russi contro diverse città dell'Ucraina, il governatore della regione centrale di Poltava ha denunciato pesanti danni a infrastrutture elettriche, con centinaia di persone rimaste al buio. "Gli edifici amministrativi sono stati danneggiati. Fortunatamente, non ci sono state vittime", ha dichiarato il governatore
Volodymyr Kohut. "Quest'attacco dimostra che Putin non vuole la pace", ha commentato il sindaco di Kremenchuk, nella stessa regione di Poltava, pesantemente colpita da droni e missili balistici russi. Insomma: le trattative continuano a essere accompagnate da violazioni della sicurezza, soprattutto da parte del Cremlino che preme a modo suo per far sentire la sua voce, E le sue bombe.
Ma proprio le garanzie di sicurezza per l'Ucraina sono state al centro dei colloqui alla Casa Bianca fra il presidente americano Donald Trump, quello ucraino Volodymyr Zelensky e i leader europei. Nessuno si è sbilanciato o ha fornito dettagli su che tipo di forza potrebbe essere necessaria per assicurarsi che la Russia non invada ancora ma le alternative, secondo gli esperti militari interpellati dal New York Times, sono almeno tre.
La prima è una forza di peacekeeping presumibilmente armata per integrare l'esercito ucraino. Potrebbe essere solo a scopo difensivo ma presenta un problema: per essere un deterrente credibile ci vorrebbero decine di migliaia di soldati. Una seconda opzione è una forza 'tripwire', molto più piccola e non in grado di organizzare una vera e propria difesa. La teoria si basa però sul fatto che la Russia esiterebbe a uccidere europei non ucraini in una possibile invasione. La terza alternativa è quella di creare una forza di osservazione composta da qualche centinaio di soldati, con il compito di riferire su possibili azioni militari in arrivo. Una forza simile non sarebbe comunque abbastanza numerosa da organizzare alcun tipo di difesa.
A chiarire i paletti ci ha pensato subito dopo il vertice la portavoce del ministero degli esteri russo. "Ribadiamo la nostra posizione, più volte espressa, sul nostro categorico rifiuto di qualsiasi scenario che preveda l'arrivo in Ucraina di truppe con la partecipazione dei Paesi della Nato, che potrebbe portare a un'escalation incontrollabile del conflitto con conseguenze imprevedibili": lo afferma la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ripresa dall'agenzia Interfax.
C'è però un'altra ipotesi molto meno "invasiva" e che offrirebbe vantaggi rilevanti. Al momento è solo un’opzione, fra le tante elaborate da mesi nei circoli militari dei volenterosi, Paesi disponibili ad offrire all’Ucraina garanzie di sicurezza post-belliche: una missione di polizia aerea, sinfonica, interforze e plurinazionale che potrebbe fungere da scudo e sentinella di eventuali peacekeeper, monitorando i cieli ucraini, a garanzia dell’inviolabilità dello status quo lungo la linea di contatto e nelle retrovie. Jet per le missioni e dotazioni potrebbero avere basi avanzate in Polonia e Romania e godere di profondità operativomultisensoriale con velivoli di allerta precoce, assetti da guerra elettronica e aviocisterne. Sarebbero quegli aerei una garanzia di consapevolezza situazionale a lungo raggio, di sincronia gestionale in tempo reale e di missioni chiave come l'identificazione e il tracciamento di minacce evolutive in movimento, a terra e nell’aria. Farebbero intelligence, sorveglianza e ricognizione a un tratto, con radar ad apertura sintetica, sensori elettrottici e infrarossi, apparati di decrittazione dei segnali e molto altro.
Fungerebbero da deterrente, spartiacque e ipotetici rinforzi reattivi, in una missione non agevole, né economica, ma di contro-assicurazione da malintenzionati. Potrebbero permettere la ripresa progressiva dei voli aerei civili e commerciali. Sarebbero fra le garanzie protettive, solide e credibili agognate dall’Ucraina in termini di pacchetti di forze, regole d’ingaggio, politiche e ordini, piani, direttive e istruzioni repentine e chiare, fluenti attraverso livelli di comando che sono in fieri pure fra i volenterosi, convenuti a luglio sulla creazione di un quartier generale operativo multinazionale di livello di corpo d’armata, ruotante fra Parigi e Londra, a guida franco-britannica. In futuro, un maggior generale britannico dovrebbe capeggiare a Kiev una cellula di coordinamento, se mai si arriverà a una forza di mantenimento della pace, per ora indefinita, variante nelle opzioni da 5 brigate terrestri, condite da assetti aerei e navali, a una mera missione di addestramento-logistica nelle retrovie occidentali ucraine, forse più gradita ai russi, che vorrebbero coinvolgere nel peacekeeping una Cina indigesta a ucraini e fronte occidentale.
Nel frattempo, il presidente ucraino, Volodymir Zelensky, ha apprezzato la disponibilità statunitense, manifestata avant’ieri dall’inviato speciale americano, Steve Witkoff, che non ha escluso un meccanismo replicante per Kiev gli automatismi assistenziali previsti dall’articolo 5 del Trattato nordatlantico.

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