«Date un visto a Mansour». L'appello per il prof di Gaza che sogna l'Italia

È un eminente economista palestinese ed è bloccato nella Striscia, dopo essere stato ferito da un raid che gli ha distrutto la casa. I colleghi: la Farnesina intervenga, lo aspettiamo a Ca' Foscar
August 4, 2025
«Date un visto a Mansour». L'appello per il prof di Gaza che sogna l'Italia
Mansour Mansour, professore all'Università di Al-Aqsa
Una storia di disperazione e speranza, una delle tante che ci arrivano da Gaza: la difficile lotta del professore Mansour Mansour per la sopravvivenza e il rispetto dei suoi diritti. Da settimane il docente, uno dei più eminenti studiosi di Studi Economici della Palestina, vive un inferno che sembra non avere fine.
Il dramma di Mansour inizia all’indomani del 7 ottobre del 2023, la sua è tra le prime case distrutte. Professore all’università al-Aqsa, questo volitivo 54enne non è solo un accademico di altissimo livello, responsabile dei corsi post-laurea di Public Management and Governance e docente di International Business Management e Strategic Management. È ormai un simbolo di resistenza e di determinazione per molti palestinesi. Il suo appartamento è stato centrato da un missile lasciandolo ferito al collo, e dopo aver trascorso quasi due mesi in ospedale è tornato alle rovine della sua casa. Mentre Gaza si sgretolava, non ha mai smesso di aiutare i soccorritori che ogni giorno scavano per tirare fuori chi è rimasto sepolto sotto le macerie. In un contesto di devastazione, Mansour ha mantenuto un’incredibile positività, alimentata dalla speranza di poter un giorno lasciare quella terra assediata. La sua meta è l’Italia, dove lo attende l’Università Ca’ Foscari di Venezia, con cui aveva già collaborato prima dello scoppio del conflitto. Ma le vie per uscire dalla Striscia sono state bruscamente interrotte, e nonostante i documenti siano pronti e il contratto rinnovato dalla rettrice Tiziana Lippiello, il visto rimane un miraggio.
«Le sue telefonate e le mail con le autorità italiane dicono tutto e niente. Sono intervenuta personalmente, contattando l’Ambasciata italiana a Gerusalemme, per sbloccare la situazione. Mi è stato assicurato che sarebbe stato fatto un sollecito alle autorità israeliane. Ma i giorni passano senza alcun riscontro concreto» spiega la professoressa Giorgia Pietropaoli, che sta cercando di aiutare il collega palestinese. L’Ambasciata italiana a Gerusalemme, il Consolato Generale e le istituzioni italiane come la Farnesina e la Protezione Civile, giocano un ruolo cruciale nelle evacuazioni per motivi umanitari. Negli ultimi mesi, sono stati messi in atto “corridoi” diplomatici e logistici per agevolare l’uscita di palestinesi, che hanno i titoli e le credenziali per ottenere un permesso di viaggio, con attività di supporto e coordinamento. A giugno 2025, due studentesse, Aya Ashour e Joslin Aldadah Akram, sono riuscite a raggiungere l’Italia grazie a borse di studio e all’intervento diretto dell'Università Cattolica di Roma, il cui appello al governo ha dato loro la possibilità di fuga e di ricominciare. Sono storie di speranza, esempi tangibili di come l’azione diplomatica possa riuscire a fare la differenza.
«Ora, più che mai, si deve e si può intervenire per aiutare chi ha una probabilità di lasciare Gaza» ribadisce la pofessoressa Pietropaoli, che rilancia l’appello di colleghi e amici che chiedono pubblicamente che Mansour «possa essere autorizzato a venire in Italia, per poter portare a termine il suo percorso accademico e contribuire alla ricerca e all’istruzione». Senza un intervento delle nostre rappresentanze a Gerusalemme e Tel Aviv, Mansour resterà bloccato tra le macerie della sua casa, mentre la sua speranza si perde tra le pagine di documenti che non si traducano in un visto, tra le grida di una popolazione che lotta per la vita.

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