Cantò il suo "no" alla guerra: Diana Loginova è finalmente libera
L'artista russa 18enne e il batterista Orlov sarebbero stati rilasciati dopo tre arresti amministrativi a San Pietroburgo e sarebbero già usciti dal Paese

La giovane cantante Diana Loginova (Naoko) e il batterista Alexander Orlov dopo aver scontato tre arresti amministrativi consecutivi nei centri di detenzione di San Pietroburgo, secondo diversi organi d'informazione indipendenti, sono stati rilasciati domenica e hanno già lasciato la Russia. Il gruppo di sostenitori dei giovani musicisti si è limitato a comunicare che sono "liberi" e "al sicuro" e promette di condividere maggiori dettagli prossimamente. Il rilascio dal centro di detenzione temporanea è avvenuto lontano dalle fotocamere e i musicisti sono stati condotti fuori a bordo di mezzi ufficiali. La famiglia e gli amici di Naoko hanno chiesto ai giornalisti di rispettare il riserbo.
Si chiude così, in Russia, questa storia di ribellione pacifista di due giovani che rappresentano una generazione che all'inizio dell'invasione dell'Ucraina erano ancora adolescenti. Diana oggi ha 18 anni. Come lei diversi altri ragazzi hanno voluto esprimere attraverso le canzoni degli autori considerati dal Cremlino "agenti stranieri" e che avevano già abbandonato il Paese a causa della loro opposizione all'invasione dell'Ucraina. Diana e il suo gruppo "Stoptime" cantavano nelle strade di Pietroburgo brani di Monetohka e Noize MC. Testi dai contenuti espliciti, scanditi insieme a loro da molti altri ragazzi che per settimane hanno partecipato alle esibizioni del gruppo. "Qualunque sia la guerra in cui combatti io sarò dall'altra parte", recita il brano "Soldato" di Monetohka, e in "Scia luminosa" Noize MC cerca di trasmettere la speranza e il bisogno di credere che verrà una luce nel buio che oggi sovrasta tutti. Altrettanto emblematici i versi che con sarcasmo deridono il regime nel brano "Cooperativa del lago dei cigni"; il riferimento in questo caso è alla musica di Tchaikovskij del celebre balletto diventato tristemente colonna sonora del tentato golpe del 1991 quando fu mandato in onda a ripetizione in TV. Ma il riferimento è alla continuità tra i putchisti di allora e chi oggi detiene il potere.
Come in occasione del famoso scambio di detenuti avvenuto nell'estate del 2024, quando a essere rilasciati dalle carceri russe furono giornalisti indipendenti, politici, pacifisti e difensori dei diritti umani, oggi si espelle dal Paese un'altra espressione semplice e genuina che sogna la libertà di esprimere idee e musica. Voci di ragazzi innocenti che suonano dissonanti da quelle della propaganda rappresentano per il regime un disturbo e vengono soffocate o espulse. Eppure ci sono e loro, pur nati nel nuovo millennio e poco più che bambini all'epoca dell'annessione della Crimea e cresciuti con l'invasione dell'Ucraina, riescono a pensare con sguardo e idee diverse al futuro e al mondo.
Senza voler fare di loro eroi in grado di scardinare logiche di guerra, non c'è dubbio che il ritornello "Qualunque sia la guerra in cui combatti io sarò dall'altra parte" in Russia ha un significato potente e coraggioso. Un messaggio che sarebbe bello trovasse riconoscimento e solidarietà anche dalle nostre parti.
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