Artisti e giornalisti le vittime all'Internet cafè. Decine di uccisi a Gaza
Un documento di 130 Ong per chiedere il ripristino della gestione Onu degli aiuti umanitari. Reem Hamad, insegnante sfollata: «Fortunato chi è morto all'inizio della guerra»

C’è un uomo con i capelli bianchi e la camicia sporca di sangue che piange e si dispera seduto sul pavimento, in una foto scattata ieri alla caffetteria al-Baqa, colpita e distrutta sul lungomare di Gaza City da un attacco israeliano. Dall’altro lato del suo tavolino, rimasto miracolosamente in piedi in un punto panoramico del locale con vista mare, una donna è accasciata con il capo poggiato sul parapetto della terrazza, apparentemente senza vita. Sono almeno trentanove i morti accertati (cinquanta secondo stime non ufficiali che circolavano stamattina sul posto) tra i clienti che affollavano questo popolare Internet cafè, luogo di ritrovo di giornalisti, attivisti e famiglie di gazawi alla ricerca di frescura, fuori dalle tendopoli soffocanti. Venticinque nomi compaiono già su una lista provvisoria di vittime. C’è anche quello di Amna (Frans) al-Salmi, giovane artista locale che aveva lavorato con il maestro Basel El Maqosui: «L'avevo istruita per organizzare attività artistiche con i bambini», ha detto stamattina il pittore ad Avvenire. «Si interessava di illustrazioni per l’infanzia e cartoni animati. Era un'artista meravigliosa, ma sempre triste». Insieme a lei è morto il fotoreporter Ismail Abu Hatab. Le sue opere sulla vita dei gazawi sono in mostra in queste settimane a Los Angeles e a Chicago: «Ogni foto che ho scattato non parla solo di loro, ma di tutti noi. Di Gaza, che non si riduce alla morte, ma si racconta come una vita che continua nonostante tutto», aveva detto di recente, presentando dalla Striscia le sue opere. In un comunicato l’ufficio stampa del governo di Hamas ha dichiarato che con la sua scomparsa sono ora 228 i giornalisti palestinesi uccisi dall'ottobre del 2023.
Le vittime all’Internet cafè di Gaza City non sono state le sole della giornata di ieri: il ministero della Salute di Hamas ha comunicato che almeno 116 corpi e 463 feriti sono arrivati negli ospedali nelle ultime 24 ore. E dall’alba di oggi fino al pomeriggio, almeno 65 palestinesi sarebbero stati uccisi a seguito di attacchi delle forze Tel Aviv, hanno riferito fonti ospedaliere ad al-Jazeera.
Intanto, oggi il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, a proposito di un possibile cessate il fuoco a Gaza, ha dichiarato: «Speriamo in un accordo la prossima settimana». Anche i media israeliani scrivono che secondo una fonte coinvolta nei negoziati, c'è la possibilità di «colloqui ravvicinati entro pochi giorni, il che porterebbe a una possibile svolta verso un accordo sulla liberazione degli ostaggi e sulla tregua a Gaza». Il cessate il fuoco precedente, entrato in vigore il 19 gennaio, era durato due mesi, e avrebbe dovuto prevedere tre fasi, ma non era andato oltre la prima.
Nel corso delle ultime 24 ore, l'esercito israeliano ha affermato di aver attaccato Gaza più di 140 volte, colpendo «obiettivi terroristici» e «militanti». Secondo il giornale israeliano Haaretz, le forze armate di Tel Aviv hanno comunicato che starebbero indagando sull'incidente all’Internet cafè al-Baqa, sostenendo che «prima dell'attacco, sono state adottate numerose misure per ridurre il rischio di danni ai civili, utilizzando osservazioni aeree». Per i media palestinesi, invece, non è stato diramato alcun appello di evacuazione.
Oltre alla strage della caffetteria al-Baqa, molti dei morti delle ultime ore si devono ad altri attacchi, tra cui uno sulla scuola Yafa a Gaza City, poi nel cortile dell'ospedale Al-Aqsa a Deir el-Balah, e un terzo su un deposito di distribuzione alimentare nel quartiere di Zeitoun a Gaza City, secondo al-Jazeera. Anche oggi, una decina di persone sarebbero state uccise dalle truppe dell'Idf mentre si dirigevano verso il corridoio di Netzarim, dove si trova uno dei punti di distribuzione della Gaza Humanitarian Foundation (Ghf), il controverso gruppo umanitario sostenuto da Stati Uniti e Israele. E a proposito dei morti tra chi è in cerca di cibo, ieri è stata diffusa una dichiarazione congiunta firmata da circa 130 organizzazioni non governative che operano a Gaza, tra cui Amnesty International, Medici senza Frontiere, Oxfam e Save the Children, che chiedono «un'azione immediata» per porre fine al programma di distribuzione israeliano e per ripristinare gli esistenti meccanismi di coordinamento guidati dalle Nazioni Unite. «In mezzo a condizioni di fame estrema e simili a carestia, molte famiglie ci dicono di essere ora troppo deboli per competere per le razioni alimentari».
Commentando la strage al Caffè Al-Baqa e i bilanci delle vittime degli altri attacchi, Reem Hamad, insegnante di inglese sfollata con la sua famiglia ieri ci ha scritto: «Siamo così stanchi di questa vita e di queste continue notizie. Mi sento come se chi è stato ucciso all'inizio della guerra sia la persona più fortunata del mondo».
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