giovedì 29 agosto 2019
Ci sono agenzie che, con vari trucchi, procurano «clienti» per le cliniche della surrogata in Georgia e Ucraina Un «pacchetto» costa 50mila euro. Ora il governo vuole fare chiarezza
A Madrid il Far West delle madri in affitto, ecco come si aggira le legge
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Alla Go4Baby, in calle Teide a San Sebastián de los Reyes, a nord di Madrid, offrono due pacchetti di gestazione surrogata a Tiflis, capitale della Georgia. Quello standard, da 48.900 euro, con l’atto di riconoscimento in Spagna del neonato da utero in affitto, garantisce assistenza integrale «durante il processo», soggiorno di tre giorni ai genitori biologici, con servizio di traduzione e perfino Iphone con numero locale. Ma non include la diagnosi genetica per la scelta del sesso del nascituro, a differenza del pacchetto Vip, 53mila euro “all inclusive”. Anche di eventuali spese supplementari per parto gemellare (4mila euro) o taglio cesareo (mille euro) oltre ai «tentativi illimitati» di reimpianto dell’ovulo fecondato, in caso di aborto.

Le bandiere di Georgia e Ucraina, sul tetto dell’ufficio, sono quelle dei Paesi dove l’agenzia lavora con le cliniche che procurano gestanti in conto terzi.

Non ci sono invece insigne né insegne al numero 64 di Calle Ortega y Gasset, cuore dell’agiato quartiere Salamanca della capitale, dove ha sede Interfertility, «impresa spagnola leader in gestazione surrogata internazionale», con filiale a Barcellona, com’è promossa nella sua pagina web.

Stando al registro delle imprese, una microzienda dedicata “all’attività di gestione”, che ha incassato 736.330 euro nel 2018. Nessuna targhetta al citofono, solo una mini placca sulla porta al primo piano, accanto a quella di uno studio di avvocati. Perché l’assistenza legale domestica e «nei Paesi di destinazione» è uno dei servizi stella della casa. Si avverte che «prima di intraprendere l’iter, la gestante e i futuri genitori devono firmare un contratto in cui si specificano chiaramente tutte le caratteristiche, la ricompensa che riceverà la donna incinta e le decisioni da adottare in caso di incidente».

L’intermediazione costa d’entrata 3.500 euro più Iva, al netto delle provvigioni ricevute dalle cliniche. Quello che si omette è che la maternità surrogata è vietata dalla legislazione spagnola e, in caso di compensazione economica, punita dal codice penale fino a 5 anni di carcere. E che il contratto è nullo a tutti gli effetti di legge. Ciò non toglie che agenzie come Go4Baby, Interfertility, Surrobaby, Gestlife o Matergest, alcune specializzate in “adozioni internazionali”, lucrino in una selva di illegalità. Nella quale il governo socialista in funzione ha deciso di fare chiarezza sullecitando alla Procura, tramite la guardiasigilli Dolores Delgado, l’apertura di un’inchiesta.

«Sì, in alcuni casi è risultato che non esistevano neanche gli ovuli fecondati e congelati, inviati in Ucraina per l’impianto nell’utero della madre surrogata», spiega Joana Martin, avvocato calatano che rappresenta 4 coppie raggirate da un’agenzia di intermediazione occultata dietro la facciata di una clinica di riproduzione assistita a Barcellona, poi chiusa e sanzionata per l’invio di embrioni in Messico. «I miei clienti volevano un figlio, ma non lo hanno avuto, hanno perso mesi e migliaia di euro, fra i 55mila e gli 80mila, dipendendo dal pacchetto contrattato», aggiunge la legale. Nessun organismo pubblico mantiene un registro ufficiale di queste imprese di “consulenza” – Gestlife è iscritta all’albo mercantile come fornitrice di copisteria –, proliferate dal 2013. La scelta di affitare uteri negli Stati Uniti per i propri bebè di icone popolari come Miguel Bosé, Richy Martin o Cristino Ronaldo ha contribuito a normalizzare la pratica, aumentata del 60 per cento in un anno in Spagna.

«Per chi difende il desiderio estremo di essere padre o madre il fine giustifica i mezzi, a costo di sfruttare il corpo e calpestare la dignità di donne spesso povere», osserva Núria González, giurista esperta in bioetica e autrice del libro “Vientres de alquiler” (Uteri in affitto). Un’inchiesta in cui rivela «gli interessi occulti dietro termini come maternità surrogata, genitori committenti, prodotto finale, donazioni o compensazioni, che nascondono bebè cosificati e mercantilizzati al prezzo stipulato da una pratica illegale in Spagna e permessa in soli 12 Paesi nel mondo».

«Per alcune cattive pratiche non si può criminalizzare la gravidanza surrogata», ribattono all’associazione Son Nuestros Hijos, (Sono i nostri figli), che raggruppa 500 famiglie. Per Yolanda, madre di 2 bimbi partoriti in Ucraina da due donne diverse, la decisione presa dopo 7 anni di calvario, 18 inseminazioni artificiali, alcune gravidanze abortite, «è un sogno divenuto realtà».

«Non posso credere che questi bambini siano miei», assicura mentre li mostra alle telcamere della tv nazionale. Ma ammette che l’altruismo e la solidarietà di chi si presta a una gravidanza per altri c’entrano poco: «È un business in cui nessuno fa nulla per nulla». L’iscrizione dei minori al registro civile spagnolo è consentita per una sentenza della Corte europea per i diritti umani del 2014. Ma deve essere accompagnata da una risoluzione del tribunale territoriale competente nel Paese d’origine. L’Ucraina non la fornisce e da gennaio, da quando il ministero spagnolo degli esteri ha ordinato al consolato di Kiev di non iscrivere più i bimbi nati da un “utero in affitto”, almeno 75 famiglie sono rimaste nel limbo legale. Anche se aspettano «una soluzione alle situazioni di fatto, nell’interesse superiore del minore».



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