«Vi spiego perché la politica può ancora invertire la rotta delle nascite»
di Daniele Zappalà, Parigi
Dall’esperienza francese alle recenti inversioni di tendenza in alcuni Paesi fino all'Italia: il demografo Gérard-François Dumont mostra come la distanza tra figli desiderati e figli reali misuri la qualità delle politiche familiari e le ragioni per cui, senza un sostegno stabile e condiviso alle famiglie, l’inverno demografico è destinato a protrarsi

In Europa, la fecondità tende a diminuire, aggravando un inverno demografico che impoverisce tutti, come constatano in primis le famiglie. Eppure, uno dei ruoli nobili della politica dovrebbe essere quello di accompagnare i nuclei familiari su questo fronte. Anche perché il passato è ricco d’insegnamenti utili per superare ogni sconforto. A ricordarlo è il noto demografo francese Gérard-François Dumont, professore alla Sorbona e direttore della rivista Population & avenir, cha abbiamo intervistato.
Professore, le cause della natalità in calo sono paragonabili nei vari Paesi europei?
Vi sono punti comuni e specificità nazionali storico-politiche. In passato, la Francia ha mantenuto una fecondità fra le migliori essenzialmente grazie alla qualità delle sue politiche familiari di sostegno. All’opposto, i Paesi senza politiche familiari avevano i tassi più bassi. Incidono anche fattori culturali. In Germania, ad esempio, è ancora non molto ben visto che una neo-mamma riprenda in fretta un’attività professionale. In altri termini, la società tedesca accetta male la conciliazione fra vita familiare e professionale.
Vi sono punti comuni e specificità nazionali storico-politiche. In passato, la Francia ha mantenuto una fecondità fra le migliori essenzialmente grazie alla qualità delle sue politiche familiari di sostegno. All’opposto, i Paesi senza politiche familiari avevano i tassi più bassi. Incidono anche fattori culturali. In Germania, ad esempio, è ancora non molto ben visto che una neo-mamma riprenda in fretta un’attività professionale. In altri termini, la società tedesca accetta male la conciliazione fra vita familiare e professionale.
L’inflazione, come quella legata di recente alla Guerra in Ucraina, può incidere?
Quando una famiglia desidera un bambino, si pone sempre almeno tre domande, anche solo implicitamente: l’impatto della nascita sul potere d’acquisto, ma anche lo spazio disponibile in casa e la conciliazione fra vita professionale e familiare. Dopo la crisi economica del 2008, la maggioranza dei Paesi europei hanno conosciuto un calo della fecondità, in un contesto in cui il potere d’acquisto era molto sotto pressione. L’unica eccezione è stata la Francia, proprio grazie a una politica familiare che garantiva una certa resilienza della fecondità.
Quando una famiglia desidera un bambino, si pone sempre almeno tre domande, anche solo implicitamente: l’impatto della nascita sul potere d’acquisto, ma anche lo spazio disponibile in casa e la conciliazione fra vita professionale e familiare. Dopo la crisi economica del 2008, la maggioranza dei Paesi europei hanno conosciuto un calo della fecondità, in un contesto in cui il potere d’acquisto era molto sotto pressione. L’unica eccezione è stata la Francia, proprio grazie a una politica familiare che garantiva una certa resilienza della fecondità.
Oggi, questa sorta di “modello” francese pare ridimensionato…
In effetti, nel corso del decennio 2010, la Francia ha deciso di restringere tutta la propria politica familiare. All’epoca, a differenza di altri esperti, avevo previsto che ciò avrebbe indotto un calo della fecondità. È stata un’altra prova dell’incidenza centrale di queste politiche.
In effetti, nel corso del decennio 2010, la Francia ha deciso di restringere tutta la propria politica familiare. All’epoca, a differenza di altri esperti, avevo previsto che ciò avrebbe indotto un calo della fecondità. È stata un’altra prova dell’incidenza centrale di queste politiche.
Nelle sue analisi, lei evidenzia spesso un dato in genere poco citato nel dibattito: il numero desiderato di bambini…
Sì, perché, in modo notevole, questo dato in realtà non cambia più di tanto nell’insieme, situandosi in media attorno a 2,3 bambini per famiglia. In questo senso, le lacune delle politiche familiari in ogni Stato possono essere considerate proprio come la differenza fra i desideri ideali delle famiglie e la fecondità constatata.
Sì, perché, in modo notevole, questo dato in realtà non cambia più di tanto nell’insieme, situandosi in media attorno a 2,3 bambini per famiglia. In questo senso, le lacune delle politiche familiari in ogni Stato possono essere considerate proprio come la differenza fra i desideri ideali delle famiglie e la fecondità constatata.
Al contempo, pure un Paese come la Francia aveva conosciuto precedenti fluttuazioni…
Sì, dal Dopoguerra è stato sempre così. Ma ogni volta, hanno pesato in modo fondamentale le politiche familiari o la rinuncia ad esse. Dunque, c’è stata un’evoluzione della fecondità nel complesso non lineare, ma correlata ogni volta con la capacità o meno dello Stato di garantire l’accompagnamento di una libera scelta delle famiglie.
Sì, dal Dopoguerra è stato sempre così. Ma ogni volta, hanno pesato in modo fondamentale le politiche familiari o la rinuncia ad esse. Dunque, c’è stata un’evoluzione della fecondità nel complesso non lineare, ma correlata ogni volta con la capacità o meno dello Stato di garantire l’accompagnamento di una libera scelta delle famiglie.
In chiave positiva, ciò significa che si può davvero ancora sperare in un sussulto delle nascite?
Sì, l’avvenire dipenderà anche da scelte politiche. In Ungheria, si è passati da 1,2 a 1,5 figli per donna. Ma attenzione: simili politiche, com’è avvenuto a lungo in Francia, dovrebbero essere politicamente bipartisan fra i partiti e inoltre multi-livello, con una complementarietà in particolare fra lo Stato e i comuni.
Sì, l’avvenire dipenderà anche da scelte politiche. In Ungheria, si è passati da 1,2 a 1,5 figli per donna. Ma attenzione: simili politiche, com’è avvenuto a lungo in Francia, dovrebbero essere politicamente bipartisan fra i partiti e inoltre multi-livello, con una complementarietà in particolare fra lo Stato e i comuni.
Come considera la situazione in Italia?
Le prime decisioni dell’attuale governo hanno riguardato, mi pare, soprattutto il potere d’acquisto. Ma una politica familiare deve essere globale, includendo anche la questione della casa e quella della conciliazione lavoro-famiglia. Si tratta dunque di un processo progressivo che, per potersi davvero sviluppare, ha bisogno di consolidarsi nel tempo, senza scossoni e stop politici continui.
Le prime decisioni dell’attuale governo hanno riguardato, mi pare, soprattutto il potere d’acquisto. Ma una politica familiare deve essere globale, includendo anche la questione della casa e quella della conciliazione lavoro-famiglia. Si tratta dunque di un processo progressivo che, per potersi davvero sviluppare, ha bisogno di consolidarsi nel tempo, senza scossoni e stop politici continui.
C’è chi evoca oggi pure l’ansia ecologica come nuovo fattore frenante. Che ne pensa?
La fecondità è da sempre multifattoriale. Prendiamo il caso d’Israele, dove i tassi di fecondità sono molto differenziati nella popolazione secondo diversi criteri, anche religiosi. Ma l’evoluzione della fecondità, in ogni caso, risente sempre in modo fondamentale delle politiche familiari, quando sono solide e durature. In Europa, ciò è divenuto evidente fin dal Dopoguerra. Come in Svezia, a partire dagli anni Settanta, quando si decise di affrontare con convinzione il problema. La politica conserva dunque sempre un ruolo centrale, al di là degli altri fattori, anche psicologici.
La fecondità è da sempre multifattoriale. Prendiamo il caso d’Israele, dove i tassi di fecondità sono molto differenziati nella popolazione secondo diversi criteri, anche religiosi. Ma l’evoluzione della fecondità, in ogni caso, risente sempre in modo fondamentale delle politiche familiari, quando sono solide e durature. In Europa, ciò è divenuto evidente fin dal Dopoguerra. Come in Svezia, a partire dagli anni Settanta, quando si decise di affrontare con convinzione il problema. La politica conserva dunque sempre un ruolo centrale, al di là degli altri fattori, anche psicologici.
Dopo l’inverno attuale delle nascite, possiamo dunque ancora sperare in una primavera demografica?
Sì, se si farà innanzitutto una diagnosi lucida del problema e si adotteranno delle politiche familiari all’altezza dei desideri delle famiglie e della popolazione. Più in generale, è nell’insieme delle decisioni politiche che dovrebbero essere rispettate le esigenze familiari, come invece si è fatto troppo poco di recente. Per ora, molto spesso, restiamo in un rifiuto di guardare in faccia la realtà.
Sì, se si farà innanzitutto una diagnosi lucida del problema e si adotteranno delle politiche familiari all’altezza dei desideri delle famiglie e della popolazione. Più in generale, è nell’insieme delle decisioni politiche che dovrebbero essere rispettate le esigenze familiari, come invece si è fatto troppo poco di recente. Per ora, molto spesso, restiamo in un rifiuto di guardare in faccia la realtà.
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