Caso Open Arms: per il ministro Salvini è arrivata l'assoluzione definitiva
La Cassazione, dopo 5 ore di camera di consiglio, respinge il ricorso dei pm di Palermo, che avevano impugnato direttamente davanti alla Suprema Corte la sentenza di primo grado

Dopo cinque ore di camera di Consiglio, la decisione è arrivata. Diventa dunque definitiva l'assoluzione per il vicepremier e ministro dei Trasporti Matteo Salvini, accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti di ufficio per la vicenda Open Arms. Lo hanno appena deciso i giudici della quinta sezione della Cassazione, che hanno rigettato il ricorso per saltum presentato dalla Procura di Palermo dopo l'assoluzione stabilita nel dibattimento di primo grado, chiusosi il 20 dicembre dello scorso anno. Una notizia che lo stesso Salvini, ormai non più imputato, commenta con un messaggio sul social X, accompagnato da una sua foto con un gran sorriso e il pugno alzato: «Cinque anni di processo: difendere i confini non è reato». Mentre il suo avvocato, e senatrice della Lega, Giulia Bongiorno, considera: «Il termine soddisfazione esprime quello che sento in questo momento. Si tratta di un processo che non doveva nemmeno iniziare e questa soluzione di carattere definitivo evidenzia quello che ho sostenuto in aula: era totalmente fuori dal mondo il ricorso della procura, ma ciò che ci interessa è la correttezza dell'operato di Salvini. Tutto questo è la conferma del fatto che è partito un processo che veramente non doveva nascere e ciò è stato confermato anche come dalle conclusioni della procura generale».
Il post della premier Meloni e gli applausi della Lega al Senato
«La definitiva assoluzione di Matteo Salvini nel caso Open Arms è una buona notizia e conferma un principio semplice e fondamentale: un Ministro che difende i confini dell'Italia non commette un reato, ma svolge il proprio dovere. Forza Matteo». ha scritto sui social la premier Gorgia Meloni, postando una sua foto con il leader della Lega, e ribadendo poi la propria «gioia» dagli scranni del Governo, nell'aula del Senato. Sempre al Senato la Lega aveva poco prima salutato la notizia con un applauso in aula, attaccando poi il M5s. «Prima il collega Marton (del M5s, ndr) ha ringraziato la presidente Meloni per non aver ricordato i banchi a rotelle - ha detto la senatrice Stefani Pucciarelli - e ha detto che ci dovremmo vergognare. Io credo che oggi qui in aula, se c'è qualcuno che si deve vergognare, è il M5s alla luce dell'assoluzione di Matteo Salvini dopo 4 anni di processo grazie ai voltagabbana dei 5 Stelle, alleati di governo che hanno cambiato la loro posizione per un opportunismo politico, per la poltrona e l'alleanza di governo con il Pd». Un altro post è arrivato dal presidente della Camera, Lorenzo Fontana: «Felice per la sentenza di assoluzione di Matteo Salvini sul caso Open Arms. Ti abbraccio Matteo!». E anche il vicepremier e leader di Forza Italia, Antonio Tajani, scrive su X: «Ero certo che Matteo Salvini sarebbe stato assolto in via definitiva. Ha agito nell'interesse dell'Italia, giustizia è fatta. Ora proseguiamo nella nostra azione di governo, uniti e compatti, fino alla termine della legislatura».
La richiesta della procura generale: rigettate l'istanza
In mattinata, la procura generale aveva chiesto il rigetto dell'istanza dei pm nei confronti del leader della Lega. All'epoca dei fatti contestati - correva l'anno 2019 - Salvini era ministro dell'Interno nel Governo di coalizione "gialloverde" guidato da Giuseppe Conte, era accusato di non avere consentito per alcuni giorni lo sbarco di 147 migranti presenti a bordo della nave di salvataggio della ong Open Arms. Nel corso della requisitoria, il pg di Cassazione aveva citato anche una memoria, depositata nelle scorse settimane, in cui si affermava che il ricorso dei pm palermitani «non dimostra, nella prospettiva di censura della sentenza impugnata, la sussistenza di tutti gli elementi dei reati contestati, al fine di poter dimostrarne la tenuta della posizione accusatoria».
La difesa di Salvini: un ricorso totalmente infondato
Anche i difensori del segretario del Carroccio avevano chiesto ai giudici di respingere l'istanza dei pm palermitani. «Siamo di fronte alla totale infondatezza di un ricorso generico che contesta a raffica qualsiasi violazione di legge. Un ricorso che chiede di fare un processo completamente diverso: non è affatto un ricorso per saltum», ha detto l'avvocato Giulia Bongiorno, difensore del ministro, nel corso del suo intervento davanti ai giudici di Cassazione. A suo parere, «tutte le presunte violazioni di legge sono ancorate a circostanze di fatto che sono state stravolte. La sentenza dice a monte che il Pos non si doveva concedere. C'è un'inammissibilità evidentissima. Si cita il caso Diciotti come similiare a quello Open Arms: la Diciotti è una nave della Guardia Costiera italiana, l'altra è una ong spagnola». Nella sentenza impugnata. ha concluso, «ci sono precise indicazioni di tutte le opzioni che aveva Open Arms, e i report sono la prova che non c'è stato sequestro di persona. Nel ricorso si dice l'opposto di quello c'è scritto nella sentenza». Dalle parti civili, invece, era giunta la richiesta dell'accoglimento del ricorso dei pm, e, dunque, di annullare la sentenza impugnata, poiché «la prova dell'esistenza del dolo è nei fatti e nelle testimonianze». A 147 naufraghi «che si trovavano di fronte alle coste italiane - hanno considerato i legali di parte civile - non è stato permesso di sbarcare per giorni violando le norme internazionali e costituzionali e la loro dignità».
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