martedì 31 ottobre 2023
Si chiama “12 ceste” l’itinerario spirituale già presente in sette regioni che punta sul protagonismo dei laici adulti in ricerca vocazionale
Single in cammino

Single in cammino - Elena We / Pixabay

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Abbiamo già avuto occasione di parlare del “Cammino delle 12 ceste” con due dei suoi ideatori spirituali, don Renzo Bonetti e fra Giancarlo Rosati. Oggi, abbiamo il piacere di ascoltare il punto di vista di una persona molto attiva nell’organizzazione del percorso, attualmente impegnata a sostenerlo come componente del team 12 ceste di Verona. Si tratta di Èlia Brolese, che è stata fra i pionieri del cammino avendolo visto nascere. Fu nel 2018 che lei e altri amici non sposati, terminata una bella esperienza organizzativa di incontri formativi per single, si interrogarono e decisero di mettersi in gioco con la fiducia che lo Spirito Santo li avrebbe via via guidati verso un orizzonte tutto da scoprire. Si avviò così un periodo importante di preghiera, confronto e ascolto. Nei mesi successivi, l’incontro con don Renzo Bonetti, fra Giancarlo Rosati e fra Pasqualino Massone diede le ali al progetto.

Èlia è contenta di condividere con noi la sua esperienza «Nella Chiesa oggi non esiste una pastorale a noi dedicata. È proprio da questa mancanza che è nato il cammino 12 ceste: si tratta di un’iniziativa sì per i single, ma soprattutto dei single cioè in mano ai laici, affiancati da assistenti spirituali. Noi laici, dunque, siamo impegnati attivamente e protagonisti del cammino stesso. Del mondo dei single mai sposati si parla raramente nella Chiesa e nei media cattolici, quindi grazie per questa opportunità. Se ne parla poco e, quando lo si fa, per esempio confrontandosi con i nostri preti, talvolta si coglie sorpresa e perplessità come se fossimo invisibili e sconosciuti nella Chiesa. La sensazione è quella di non essere sempre compresi nella propria condizione e di ricevere poche parole che sappiano davvero parlare al cuore dei single. Certamente è più facile rivolgersi a categorie più conosciute come i bambini, gli adolescenti o le coppie. È difficile trovare formatori che conoscano il nostro vissuto e ci parlino con un linguaggio efficace che tocchi da vicino la nostra quotidianità. A volte - prosegue - penso che siamo noi single a dover aiutare i sacerdoti a conoscere e approfondire le problematiche che caratterizzano il nostro stato di vita. A partire dalla mia esperienza personale, mi piacerebbe raccontare quanto si è rivelato bello camminare insieme ad altre persone che vivono la stessa condizione». Aspetti molto importanti del “Cammino 12 ceste” sono infatti l’accoglienza e la convivialità: il team che organizza i diversi momenti formativi desidera che tutti i partecipanti trovino un clima di accoglienza calorosa. L’impostazione degli incontri prevede delle catechesi, dei tempi di preghiera (la Messa o l’adorazione), momenti di dialogo in piccoli gruppi dove è possibile condividere le proprie riflessioni ed esperienze. «Questo percorso - riprende Èlia - è una boccata d’aria fresca per tanti di noi: non è per niente scontato trovare, nella Chiesa, dei contesti in cui si possa parlare di sé e della propria vita di fede. Qui, in un clima fraterno, si incontrano altre persone che vivono la fatica dell’essere single nei diversi contesti quotidiani: nel lavoro, in famiglia, in parrocchia, nella società. È molto importante incontrare persone che vivono lo stesso stato di vita e ciò favorisce il nascere di belle amicizie».

L’itinerario con cui il percorso si è via via strutturato è passato attraverso momenti di dialogo e discernimento. «Rispetto agli inizi, l'esperienza di questi anni ci ha portati ad interrogarci ed approfondire meglio i valori alla base del cammino, la struttura e i diversi aspetti organizzativi: mettendo insieme l’esperienza concreta che si andava accumulando nelle varie città, abbiamo raccolto e redatto delle linee guida, strumento prezioso di riferimento per tutti i team che nelle varie città propongono il percorso. Queste linee guida sono un aiuto a camminare in unità, con obiettivi chiari e condivisi, affinché in ogni città si proponga un percorso uniforme nello stile oltre che nei contenuti. Forniscono indicazioni basilari per l'impostazione delle attività dei team e per la gestione degli incontri mensili. Le condividiamo con chi desidera, nella propria città, iniziare a proporre questo itinerario. Siamo presenti già in sette regioni e diversi altri single si stanno attivando per portare il cammino in nuove diocesi».

Come si accennava, è fondamentale che ci sia un coinvolgimento attivo delle persone single, non solo destinatarie ma anche protagoniste dell’esperienza del “Cammino 12 ceste”. Spiega Èlia: «I team di laici nelle varie città si occupano sì dell’organizzazione, ma sono chiamati a vivere in prima persona ciò che vogliono proporre ai partecipanti, a mettersi in gioco scegliendo la vita cristiana in modo radicale.

Secondo la prospettiva teologica proposta da don Renzo Bonetti, infatti, al cuore del cammino c’è il Battesimo. Tutto deve partire da lì», dice Èlia. «Vorremmo portare i single a riscoprire il valore del proprio Battesimo, quale sacramento fondante l’identità di figli di Dio. Non solo chi si sposa o si consacra, ma qualunque cristiano, e tanto più il single, deve fondare la propria vita sul Battesimo e riscoprire la pienezza di vita che il sacramento del Battesimo porta in sé. Certo, tutti desiderano il matrimonio e portano in cuore questo desiderio umano che, per i più svariati motivi, non si è realizzato. Il rischio però è quello di vivere in stallo, di aspettare cioè l’arrivo di un fidanzato o fidanzata per sentirsi realizzati. Attraverso il Battesimo apparteniamo alla Chiesa, al Corpo Mistico di Cristo: abbiamo già tutto per vivere la sponsalità e l’amore fraterno in pienezza».

Infatti, sia all’interno dei team, sia con i partecipanti, la dimensione fraterna è fondamentale: «È un’opportunità stupenda di vivere un’esperienza di comunione fraterna e di fecondità spirituale che può crescere e portare con sé una vitalità nuova. Questa è la grande sfida: mettersi in gioco per davvero e coltivare la consapevolezza di essere figli prediletti del Padre. Chi ha scelto di mettersi in cammino con noi, chi ha perseverato nel frequentare i nostri incontri, lo può testimoniare. Quante volte nella vita vediamo che nelle difficoltà e nello scoraggiamento è facile mollare e andarsene. Il “Cammino 12 ceste” propone e favorisce, nei tre anni, un tempo per imparare a conoscersi, a relazionarsi con gli altri e con Dio e farsi dono. Passo dopo passo, incontro dopo incontro, ci si scopre cambiati dentro.

Aprendosi alla relazione in un clima di accoglienza, vedendo che anche gli altri vivono le stesse nostre fatiche, si accettano pian piano anche quelle parti di noi che non ci piacciono. Il volersi bene poi è contagioso, …in cammino, questa forza è veramente coinvolgente e trainante».

Si tratta di un itinerario sempre in fieri: «C’è un crescendo graduale nel sentirsi accolti, benvoluti, accettati per quel che si è; si sciolgono a volte dei nodi o, semplicemente, le fatiche della vita si guardano con occhi diversi. Si condivide volentieri ciò che è tanto pesante del nostro stato di vita. Anche il solo ascoltare gli altri può farci un gran bene! A volte vediamo crescere la consapevolezza e il bisogno di prendere in mano il proprio malessere, le proprie ferite. Si cerca una riconciliazione col proprio passato, con la propria storia. Non mancano infatti i contesti in cui si incoraggiano i partecipanti a prendersi cura di sé e della propria crescita, intraprendendo magari percorsi personali mirati. Anche il fatto che la proposta formativa duri solo tre anni- conclude Èlia - vorrebbe essere uno sprone a mettersi in gioco. Dopo un pezzetto di strada fatto insieme (tre anni passano in un soffio) da protagonisti della propria vita, figli di Dio molto amati, arriva il momento di scegliere di non fermarsi più in questo cammino che dura tutta la vita, scegliere di amare e farsi dono anche in luoghi e lungo strade diverse da quelle desiderate. Arriva il tempo di intraprendere nuove vie, fare scelte concrete di servizio e di dono, buttarsi nella Chiesa e nel sociale: una restituzione che si fa servizio, nelle sue varie forme, e testimonianza della fecondità del dono battesimale ricevuto».

Né sposati né consacrati. e quindi? Nuove identità cristiane da definire

I single e la pastorale, un lungo cammino, tutto da definire sia nelle sue linee generali sia dal punto di vista dei contenuti, che anche sulle pagine di “NOI” abbiamo deciso di seguire ormai da alcuni anni. Nell’ultima uscita, lo scorso 17 settembre, abbiamo dato spazio all’esperienza avviata da monsignor Renzo Bonetti, già direttore dell’Ufficio Cei per la pastorale familiare, che sollecita a focalizzare l’impegno pastorale per i credenti single sul sacramento del Battesimo. Di fronte alla Chiesa il credente single adulto non ha solo la preoccupazione di definire la sua identità di cristiano - né sposato né consacrato - ma anche di comprendere a quale ruolo può essere chiamato. Domande che, anche alla luce del numero sempre più elevato di queste persone in ricerca, appare quanto mai urgente.



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