Un papà accudisce il figlio - Icponline
L'Italia è uno dei Paesi dell'Unione Europea con il più alto divario tra congedi di maternità e quelli di paternità. Con il progetto europeo 4e-Parent viene proposto alle forze politiche un pacchetto di misure relative ai congedi per i padri e ad altre misure di conciliazione per avviare il cammino verso un’auspicata riforma organica, a partire dalla legge di Bilancio per il 2025. La proposta parte dalla necessità di estendere fin da subito i congedi per i padri come misura necessaria per assicurare la salute e il benessere delle bambine e dei bambini; per correggere l’ineguale distribuzione della cura fra madri e padri e favorire l’occupazione femminile, e dunque anche la natalità; per promuovere le mascolinità accudenti e quindi contribuire a prevenire la violenza di genere e, non ultimo, perché l’Italia è uno dei Paesi europei con il minor numero di giorni di congedo adeguatamente retribuiti per i padri e con il massimo divario fra congedi materni e paterni.
«La nostra convinzione - spiega Annina Lubbock del Centro per la Salute del Bambino - è che solo una iniziativa di carattere trasversale fra le forze politiche possa avviare un significativo cambiamento della normativa attuale, che non corrisponde alla forte
domanda delle famiglie e alle esigenze delle bambine e dei bambini di avere un sistema che consenta ai padri di stare vicini a loro e alle proprie compagne, soprattutto nei fondamentali primi mille giorni. Il costo della nostra proposta si aggirerebbe sugli 1,5 miliardi di euro».
Il progetto propone di modificare il nome degli attuali "congedi parentali" derivati da un’errata traduzione del termine parent, genitore, e fonte di confusione tra gli stessi genitori, nel più appropriato "congedi genitoriali". Inoltre chiede l'estensione ai padri freelance (con partita Iva, autonomi), iscritti alla Gestione separata, del diritto al congedo di paternità e al congedo genitoriale alle medesime condizioni delle madri. Per padri e madri con partita Iva si chiede di calcolare il compenso sulle ultime due dichiarazioni dei redditi antecedenti all’anno di inizio della gravidanza (questo perché in gravidanza – soprattutto se problematica – si può verificare un calo del guadagno, sia per le madri sia per i padri che assistono).
«Su questo tema mi batto fin dalla scorsa legislatura - afferma la vicecapogruppo al Senato e coordinatrice del Comitato M5s per le politiche di genere e i diritti civili Alessandra Maiorino -. Rinnoverò a tutti i gruppi parlamentari, sia di maggioranza sia di opposizione, l'invito a sederci intorno a un tavolo e mandare in porto il provvedimento quanto prima. La nostra proposta è sul tavolo dal 2019 e con l'appropinquarsi della legge di Bilancio è assolutamente necessario riaprire la discussione. Il congedo paterno paritario è un formidabile strumento per superare gli anacronismi, con cui vincono tanto le madri, che avrebbero un compagno su cui poter realmente contare nelle prime fasi di vita del neonato, quanto i padri, a cui verrebbe finalmente data l'opportunità di vivere tale esperienza con il giusto valore. Senza dimenticare, ovviamente, i bambini e le bambine che potrebbero giovarsi della cura e delle attenzioni di entrambe le figure genitoriali. Basta perdere tempo, facciamo presto».
Il progetto punta anche a raddoppiare l’attuale congedo di paternità "obbligatorio", portandolo dagli attuali dieci a 22 giorni, di cui almeno dieci giorni lavorativi da fruire in modo consecutivo nel primo mese (con previsione di sanzioni se questo non avviene). Ad allineare i requisiti di obbligatorietà dei congedi di paternità a quelli di maternità; eliminare l’obbligo di preavviso di cinque giorni per richiedere i congedi di paternità (visto che la data del parto non è prevedibile) e ammettere la possibilità di una certificazione successiva alla fruizione del congedo, da trasmettere entro 48 ore; portare l’attuale congedo di maternità (cinque mesi) dall’80 al 100% della retribuzione; rendere strutturale (dal 2025 in poi) la retribuzione all’80% di quattro mesi di congedi genitoriali, di cui due riservati alle madri e due ai padri.
«Va attuata la riforma dei congedi scritta nella legge del Family Act per promuovere condivisione tra uomo e donna nella genitorialità - sottolinea Elena Bonetti, vicepresidente di Azione -. Il congedo di paternità obbligatorio che abbiamo introdotto risponde a questo principio e ha anche un effetto di incentivo e di leva al lavoro femminile. I dieci giorni finora previsti di congedo obbligatorio di paternità sono troppo pochi, vanno incrementati. Il Family Act lo prevedeva così come l'estensione, sia per le madri che i padri, per partite Iva e autonomi, una questione che bisognerebbe focalizzare ed incentivare con grande decisione. Il congedo non è l'unico strumento per risolvere il basso tasso di occupazione femminile. Dobbiamo sempre tenere presente che oggi la maternità è uno dei fattori di penalizzazione più importanti sul lavoro, dal momento che la normativa italiana prevede per la maternità un congedo obbligatorio che lo Stato finanzia solo all'80%, finendo per mettere le madri nelle condizioni di essere un costo aggiuntivo per l'impresa. Non si tratta di abbassare il numero di settimane di maternità obbligatoria, previste a tutela non soltanto del ruolo della maternità, ma della salute della donna e del nascituro, ma anche di innalzare l'indennità al 100%».
Ecco perché i promotori della proposta chiedono di anticipare da parte dello Stato i compensi per i congedi a beneficio delle pmi. E di introdurre forme di premialità per quelle aziende certificate che a loro volta inseriscono premialità nei confronti di fornitori che hanno ottenuto o stanno avviando un percorso di certificazione. Il progetto prevede anche la rilevazione delle modalità di fruizione (consecutivi o non) dei giorni di congedo di paternità presi dai padri nei primi cinque mesi di vita del/della bambino/a. Per diffondere una cultura della paternità e aumentare l’utilizzo dei congedi riservati ai padri in tutto il territorio nazionale, si sollecita la realizzazione di una campagna pubblica di comunicazione diretta principalmente ai neogenitori e alle famiglie, ma non di meno al mondo del lavoro e alla società tutta, che ne illustri i benefici verso bambine e bambini, genitori e famiglie. E inoltre l'estensione ai padri che accompagnano le compagne in gravidanza a visite mediche e controlli o partecipano a corsi pre-parto o riservati ai genitori, delle stesse opzioni che esistono per le madri in termini di permessi (dietro certificazione rilasciata dal servizio o dal/dalla professionista). Infine l'introduzione di misure per incentivare il lavoro agile per i genitori, se fruito da entrambi. Insomma sembra arrivato davvero il tempo dei papà.