giovedì 1 maggio 2025
Lasciateci sognare un futuro ecclesiale sul modello di quanto già tratteggiato da Francesco, con comunità capaci di un ascolto vero e profondo delle difficoltà delle coppie e delle famiglie
Da Amoris laetitia al Sinodo: per noi laici una Chiesa così

Foto Siciliani

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In questi giorni che precedono il conclave, uno degli esercizi più diffusi è quello di stilare elenchi di cardinali "papabili", tra i quali individuare il successore di Francesco. Ecco allora l'indicazione dei possibili cardinali italiani (in genere sempre gli stessi tre), degli altri prelati europei (qui il ventaglio si allarga), degli outsiders asiatici e africani (anche qui ricorrono alcuni nomi), e per finire di quelli americani (una rosa meno ampia). Confessiamo di non esserci sottratti a questo esercizio, che per certi versi è un sano affiorare di aspettative e desideri di ognuno di noi sulla Chiesa che verrà. Dopo aver letto i nomi fatti dai vaticanisti, ci siamo resi conto che il nome che ci era venuto in mente solo occasionalmente era tra quelli citati (negli ultimi giorni, in realtà, è un po' cresciuto come consensi).

Contemporaneamente è nata la domanda del perché avessimo pensato a questa persona. La risposta è stata che non si trattava tanto di doti umane (comunque apprezzate e significative anche per averle casualmente riscontrate di persona), quanto di cosa abbia rappresentato la sua attività nel pontificato di Francesco. Ci siamo resi conto, inoltre che la scelta di quel nome (o comunque di altri che possano portare avanti ugualmente questa istanza) potrebbe essere ancor più significativa nel prossimo futuro della Chiesa e non solo. Diciamo subito, senza riportare il nome della persona che avevamo pensato, che l'augurio che facciamo è che dal prossimo conclave esca fuori un Papa che possa continuare e rendere sempre più concreto e reale il cammino sinodale, ovvero quel percorso avviato esplicitamente nel 2021, con il Sinodo Mondiale, ma già in nuce nell'operato precedente di Papa Francesco.

Un Papa che dia corpo anche alle indicazioni di Amoris Laetitia, così che le nostre comunità diventino sempre più luoghi di comunione nelle differenze, e alle istanze di pace, così necessarie in questo tempo complesso nella consapevolezza che la Speranza veramente non delude. È un augurio che nasce dalle esperienze, inaspettate e piene di grazia, vissute insieme in questi anni, in varie realtà ecclesiali che hanno partecipato al più ampio percorso sinodale, in particolare nella Diocesi di Roma, nella Consulta nazionale delle aggregazioni Laicali e nell'Ufficio Famiglia della Cei.

Lì abbiamo sperimentato un rifiorire di relazioni autentiche, una profonda comunanza di intenti, una nuova disponibilità al servizio, uno spirito di piena gratuità, dei momenti di forte condivisione e afflato. Lì abbiamo respirato di nuovo quell'aria limpida e tersa che aveva accompagnato le nostre esperienze ecclesiali giovanili, la sensazione forte e bella di essere Chiesa insieme nella diversità di carismi. Lì abbiamo visto pastori trasfigurati dalla ricchezza di questa fraternità e condivisione, laici nuovamente disponibili a collaborare e a prendersi responsabilità, tutti insieme in un unico abbraccio di fratellanza rinnovata.

Lì abbiamo sperimentato un ascolto vero e profondo delle difficoltà e delle esigenze delle coppie e delle famiglie, uno sguardo misericordioso e rigenerante che da Amoris Laetitia ha tratto linfa e indirizzo. Possono sembrare esperienze limite o troppo belle? Non è così, sono solo i doni dello Spirito, ma la nostra riflessione è che tutte queste esperienze positive hanno avuto uno stesso denominatore, il cammino sinodale.

E allora perché non pensare che questa sia veramente la strada da percorrere per rinnovare la Chiesa, per renderla capace di misericordia e insieme di nuovo slancio missionario? Certamente sarà necessario anche rivedere il corpus normativo canonistico, per rendere concreta la possibilità di una corresponsabilità e per consolidare le indicazioni pastorali di questi anni, tra cui quelle in ambito familiare. Sicuramente sarà indispensabile uno sforzo comune che consenta a tutti di sentirsi partecipi e protagonisti, ascoltati e considerati. Ma se si vuole arrivare lontano, non si può contare sull'energia e sulla riflessione di pochi, vanno attivate le forze e i carismi di tanti, anzi di tutti.

E se si vogliono affrontare e indirizzare i nodi che sono stati tante volte denunciati in questi anni (dall'autoreferenzialità al clericalismo, dalle divisioni tra pastori e popolo di Dio alla mancata valorizzazione del carisma femminile, dalla Chiesa lontana dalla gente su temi di morale sessuale e familiare ai laici afoni e irrilevanti), la sinodalità è la strada. Che lo Spirito Santo illumini i cuori dei nostri cardinali e li porti a scelte che possano dare un nuovo respiro alla Chiesa!

Collaboratori Ufficio nazionale Cei per la pastorale della famiglia

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