domenica 24 aprile 2022
Costanza Marzotto: la mediazione familiare, una risorsa preziosa per ricostruire la funzione genitoriale. I "Gruppi di parola" proposti dal Servizio di psicologia clinica dell'Università Cattolica
«Aiutatemi a dimenticare le urla di mamma e papà che litigano»
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«Cosa stai facendo, perché non segui? », chiede la maestra alla bambina assente e assorta nei suoi pensieri. «Perché dentro la mia testa non sento la tua voce, ma le grida dei miei genitori che litigano », risponde la piccola. La fase in cui la coppia si separa o divorzia è un momento molto doloroso per i bambini e gli adulti. La coppia tende a separarsi sempre prima. Se in passato questo accadeva quando i figli avevano in media 7/11 anni, oggi capita anche quando i bambini sono molto piccoli. A volte cosi piccoli che i neogenitori sono ancora degli esordienti nel loro ruolo di padre e di madre e non hanno ancora avuto il tempo di imparare a fare i genitori. Diventa allora difficile per la coppia trovare un accordo per procedere, in modo condiviso, co-genitoriale, nell’ allevamento e nell’educazione dei figli. La mediazione famigliare ha lo scopo di aiutare i genitori in procinto di separarsi a costruire, malgrado i con-flitti, una alleanza per co-partecipare alla cura dei figli. Ne parliamo con Costanza Marzotto, fondatrice della Simef (Società italiana di mediatori familiari), coordinatrice del Master biennale Executive in Mediazione familiare e comunitaria dell’Università Cattolica di Milano; mediatrice familiare didatta e conduttrice di Gruppi di parola per bambini di separati presso il Servizio di psicologia clinica: persona, coppia, famiglia, della stessa Università. È autrice di volumi sulla mediazione familiare e sul ruolo dei nonni nelle famiglie separate/ divorziate.

A cosa serve la mediazione familiare?
È una risorsa di cui i coniugi possono avvalersi per raggiungere un accordo sugli specifici problemi da loro individuati e comunicati al mediatore, in particolare la gestione dei figli. I termini dell’accordo verranno poi presentati al giudice che li ratificherà ufficialmente. Nella separazione/ divorzi, oggi le modalità collaborative sono molto più diffuse rispetto al passato, per cui sono aumentati i casi di negoziazione assistita o comunque di accordi stragiudiziali

Perché le coppie si separano/ divorziano dopo pochi anni di matrimonio e con bambini molto piccoli (0-3 anni)?
I legami di coppia sono oggi molto fragili e precari, non sono costruiti per durare. Spesso si va a convivere o ci si sposa in seguito alla nascita di un bambino; a volte dopo pochi mesi di conoscenza o comunque senza avere consolidato il legame di coppia e pianificato la nascita del bambino. L’autonomia dalle rispettive famiglie di origine spesso è ancora da costruire e perdura una dipendenza anche economica dai genitori. Questi giovani adulti, rimasti così a lungo nella propria famiglia, nel momento in cui fanno bambini 'li affidano d’ufficio ai nonni'. Ora i nonni sono una indubbia risorsa e forniscono un aiuto prezioso. Il rischio è che si sostituiscano ai giovani genitori e forniscano un aiuto 'che non li fa crescere' in quanto genitori e adulti. Il fare un figlio non diventa così un’occasione di crescita per la coppia.

Che ruolo giocano i nonni nella decisione della giovane coppia di separarsi?
I nonni sono spesso evocati come causa scatenante – tra le altre – nella decisione della separazione. L’intrusione dei nonni, anche coinvolti per l’aiuto ai nipotini, è vissuta come un ostacolo all’identità di coppia; i due partner li percepiscono come schierati da una parte o dall’altra. I nonni, a volte, addirittura esplicitano la soddisfazione per la separazione del figlio o della figlia, da loro prefigurata/auspicata fin dall’inizio, in quanto il partner non era ritenuto 'idoneo' /adatto al figlio/ a. Quando la relazione coniugale si spezza, sembrano contenti. Nella fase iniziale del percorso di mediazione familiare, il mediatore costruisce insieme alla coppia una specie di albero genealogico della famiglia, il genogramma, per visualizzare tutti gli attori presenti sulla scena familiare. In questa occasione, talvolta marito o moglie si autorizzano a nominare le fatiche, i fastidi per la presenza non imparziale dei nonni. Qualcuno arriva a chiedere di inserire negli accordi 'il divieto ai nonni ad accedere alla casa familiare dove risiederà il genitore collocatario con i figli'. Compito del mediatore ovviamente è anche quello di ricordare gli articoli della legge 54/2006, in cui è riconosciuto il diritto dei nipoti ad accedere a entrambe le famiglie di origine, paterna e materna. È indubbio tuttavia che specie le relazioni con i nonni paterni possono risultare più difficili da preservare di quelle con i nonni materni, in particolare se il padre non è molto impegnato nella cura del figlio.

Che ruolo poi giocano i nonni nella fase post divorzio?
In una prima fase dopo la separazione, i nonni a volte risultano 'sorpresi' (non me l’aspettavo proprio), altre volte molto tristi e continuano a mantenere un buon rapporto con l’ex partner e con i consuoceri… anche su questo si lavora molto in mediazione per ridefinire lo spazio e il tempo di ciascun attore della scena familiare. Le fatiche riemergono quando c’è una seconda unione: nei confronti delle famiglie 'ricostruite': i nonni fanno spesso muro, si oppongono e hanno molte resistenze, ad esempio ad accogliere i figli della nuova compagna del figlio in occasione del Natale o altre feste familiari. Non è dunque raro che facciano molta fatica ad accettare le nuove figure a fianco del genitore risposato e di questo parlano spesso nei nostri Gruppi di condivisione per nonni con famiglie divise.

La mediazione familiare con la coppia che ha bambini molto piccoli presenta delle modalità di conduzione particolari?

In parte sì. È una grande sfida: consiste paradossalmente nell’aiutare due persone – che si stanno separando – a collaborare alla costruzione di una propria comune e congiunta funzione genitoriale che è ancora in divenire, ma che condivideranno per tutta la vita. Nel corso degli incontri i due ex-partner si confrontano su come si sentono nel ruolo di genitori, quali azioni e gesti rafforzano la loro identità di padre e di madre, che aspettative hanno l’uno nei confronti dell’altro rispetto alla cura da fornire al bambino, arrivando gradualmente a riconoscere il ruolo fondamentale di entrambi nella crescita ed educazione dei figli. È così che due genitori, ancora esordienti in un ruolo che tendevano a delegare ai nonni, arrivano a svolgere una funzione genitoriale condivisa, che la separazione in corso rischiava di compromettere e vanificare irrimediabilmente.

I bambini molto piccoli vanno informati dell’imminente separazione?

I bambini colgono il cambiamento di clima emotivo all’interno della famiglia, anche se nessuno parla loro, e ne cercano le ragioni. Una bimba continuava a chiedere perché il papà andasse via a dormire la sera. Non le era stato spiegato nulla. I genitori si sentono spesso molto soli di fronte al compito gravoso di dire ai figli dell’imminente separazione; spesso optano per non parlare loro della decisione di separarsi, nella convinzione erronea che tanto più i bambini sono piccoli, tanto meno percepiscono cosa stia accadendo. Non è sufficiente evitare di litigare di fronte ai figli perché non ne soffrano. Nel corso della mediazione, i genitori vengono così invitati ad osservare i comportamenti dei figli. Spesso questi manifestano la loro paura dell’abbandono con improvvisi disturbi del sonno ed alimentari. Quelli che stanno frequentando la scuola segnalano il loro disagio con disturbi di apprendimento, problemi relazionali con i compagni, blocco della crescita, ecc… La transizione alla separazione/divorzio diventa così uno momento d’elezione per avviare una prima forma di co-genitorialità tra i due ex-coniugi: ognuno deve svolgere un proprio ruolo, reciprocamente condiviso e riconosciuto dall’altro partner, per consentire al figlio di elaborare il dolore.

già ordinario psicodinamica e assessment della genitorialità Università Bicocca Milano

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