mercoledì 7 dicembre 2022
L’azienda di Parma è la più grande B Corp del suo settore: «Cambiare prospettiva è stata un’incredibile fonte di innovazione»
Maria Paola Chiesi

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Non sono molte le società farmaceutiche che hanno scelto di diventare B Corp: delle 5.665 aziende entrate a far parte del più grande movimento globale di imprese impegnate nella trasformazione del sistema economico per renderlo più «inclusivo, equo e rigenerativo» solo 23 sono attive nella produzione di farmaci. Il settore, come tutto il mondo della salute, è complicato. Aprirsi all’esterno, sottoporre a controlli e certificazioni la propria attività con l’obiettivo di contribuire al bene comune può essere percepito come un ostacolo al business. Forse è per questo che le B Corp biofarmaceutiche che sviluppano e commercializzano soluzioni terapeutiche innovative sono poche e pochissime (solamente due) sono di grandi dimensioni, cioè con almeno mille dipendenti. La più grande di tutte è una società italiana: Chiesi, gruppo parmigiano da 2,4 miliardi di euro di fatturato che ha ottenuto la prima certificazione B Corp nel 2019, lo stesso anno in cui ha cambiato il proprio statuto per diventare una società benefit.

Maria Paola Chiesi, che fa parte della terza generazione dell’azienda di famiglia, è la Shared Value & Sustainability Head della società e l’anima di questa trasformazione, che è molto di più della conquista di un’etichetta di sostenibilità. « Essere certificati B Corp significa fare dell’impatto un concetto esistenziale – spiega Chiesi –. Occorre considerare i portatori di interesse all’interno di tutte le decisioni e quindi rivedere dal loro punto di vista tutti i processi, i prodotti, le pratiche e le policy. È un processo che ti fa assumere una prospettiva completamente diversa». L’azienda era già incamminata lungo questo percorso evolutivo. Stava inglobando la filosofia del valore condiviso sviluppata dall’economista americano Michael Porter, che considera le società private organizzazioni che risolvono problemi sociali e nel farlo generano business. Sottoporsi al primo questionario per diventare B Corp ha costretto Chiesi a mostrare le evidenze, i numeri e i fatti a sostegno di questa filosofia aziendale. Nell’analizzare i propri numeri, Chiesi ha scoperto che c’era un delicato conflitto tra tutela dell’ambiente e protezione della salute dei pazienti. Le maggiori emissioni del gruppo derivano dagli inalatori spray per il trattamento di asma e BPCO, tra i prodotti di punta: i gas fluorurati usati come propellente per il farmaco sono potenti gas serra. «Esistono alternative senza propellente, ma non sono adatte a tutti i pazienti. Quello tra salute e ambiente è un dilemma pesante – racconta la manager –. Abbiamo avviato un progetto di Ricerca e Sviluppo mastodontico da 350 milioni di euro spalmati su 7 anni (questi sono i tempi dello sviluppo clinico) per trovare un’alternativa. Siamo arrivati a una soluzione che prevede propellenti a basso impatto climatico».

Ora Chiesi Farmaceutici individua ogni anno una sfida da affrontare per migliorare il proprio impatto sulla società: prima l’obiettivo di azzerare le emissioni entro il 2035; quindi l’intervento sulle confezioni dei farmaci per limitarne l’impatto sull’ambiente; poi l’equità nei salari tra uomini e donne (risolto in un solo anno). I progressi misurati sono stati significativi. Quest’anno Chiesi ha ottenuto la ricertificazione B Corp, a tre anni dalla prima, e ha migliorato il proprio punteggio da 87,5 a 103,8 punti (in una scala da 0 a 200 in cui 80 è la soglia sotto la quale l'azienda assorbe dalla società più risorse di quante ne immetta). Il B Corp Lab, che si occupa delle analisi, ha riconosciuto i progressi sui fronti dell’ambiente, dei clienti (che in questo caso sono più precisamente «pazienti»), della catena di fornitura e della diversity. C’è chiaramente spazio per migliorare ancora. «Un’area su cui stiamo lavorando molto è quella dell’accesso ai sistemi di cura, che è molto diverso a seconda dei Paesi che guardi – spiega la manager –. In Italia, per esempio, raramente si sottopongono i pazienti alla spirometria, che è un sistema efficace per diagnosticare problemi di asma o bronchite. Offrire ai pazienti un accesso facile a questa diagnostica e formare gli operatori sanitari perché imparino a leggere i dati è uno dei nostri obiettivi».

Su questo tipo di attività è preziosa l’esperienza della Fondazione Chiesi, nata nel 2005, che ha come obiettivo principale l’accesso alle cure neonatali e respiratorie in Paesi in via di sviluppo. « La fondazione è il più possibile distaccata dall’azienda per non avere conflitti di interesse – spiega Maria Paola Chiesi, che coordina questo ente non profit dal 2010 –. Allo stesso tempo però è una grande fonte di idee e approcci ai problemi. I valori e la tradizione dell’azienda ci hanno spinto a creare la Fondazione, che a sua volta ha restituito all’azienda consapevolezza». Se ci si mette a fare i conti, se si guarda al bilancio economico in cerca dell’utile netto, è difficile che lo sforzo per la sostenibilità stia nella colonna degli attivi. Anche perché le società farmaceutiche lavorano soprattutto con un enorme cliente, la Pubblica Amministrazione, che quando deve fare le scelte non è poi così sensibile all’impatto positivo dei propri fornitori. «Sì, lo Stato in Italia è ancora un po’ lontano da questa visione. Ma l’Europa va più spedita: abbiamo il Green Deal, nuove policy su trasparenza, diritti umani.

Alcuni sistemi sanitari come quello inglese hanno preso l’impegno di decarbonizzare e questo influisce anche sulle scelte dei fornitori – spiega Chiesi –. Anche negli Stati Uniti ci sono gruppi di acquisto ospedalieri che iniziano a verificare la sostenibilità dei fornitori e siamo riusciti facilmente a superare i primi test: eravamo pronti, prima poi dovranno arrivarci tutti e questo vantaggio è anche economico». Ma non è solo questo: « La trasformazione sostenibile della società ha portato a un passaggio culturale radicale: il focus si è spostato dall’attenzione alle molecole da sviluppare a quella sui pazienti da curare. Questa è un’incredibile fonte di innovazione e trasformazione del business – conclude Chiesi –. Anche grandi società quotate iniziano a capire i vantaggi della sostenibilità. sono diventate B Corp aziende come Danone e Nespresso. Se anche colossi industriali entrano nel movimento per trasformare il sistema, allora possiamo riuscirci davvero». © RIPRODUZIONE RISERVATA L’azienda di Parma è la più grande B Corp del suo settore «Cambiare prospettiva è stata un’incredibile fonte di innovazione» Maria Paola Chiesi fa parte della terza generazione dell’azienda di famiglia (Imagoeconom ica)

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