venerdì 24 settembre 2021
«Voglio una vita generativa… », canterebbe Vasco. In effetti ci serve uno slancio duraturo e resistente per affrontare questo pezzo di storia in cui il clima è alterato e la pandemia subdola...
L’impatto generativo del credito mutualistico
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«Voglio una vita generativa… », canterebbe Vasco. In effetti ci serve uno slancio duraturo e resistente per affrontare questo pezzo di storia in cui il clima è alterato e la pandemia subdola non molla. E così – quello iniziato tre giorni fa – dovrebbe essere l’autunno della consapevolezza e della mobilitazione. Le opere e le riforme del Pnrr avranno pieno successo se verranno vissute e realizzate con l’approccio della generatività, una componente essenziale del benessere individuale che risulta più solido se la persona vive forme di partecipazione sociale e punta sulla 'ricchezza di senso' della propria esistenza. Ma la generatività produce effetti anche sul 'capitale sociale' e sulla capacità di resilienza delle comunità. Lo conferma il terzo Rapporto Avvenire-SEC-Federcasse con approfondimenti e riscontri basati su dati e indagini europee.

Il concetto di 'generatività in atto' è un importante risultato teorico scaturito dalla riflessione che la Scuola di Economia Civile ha avviato sui fondamenti dell’agire economico. Le conseguenze che dovrebbero essere tratte in termini di policy sono evidenti, dice il Rapporto: per produrre generatività servono politiche che incentivino il rafforzamento dei contesti socio-economici, che aiutino a condurre una vita generativa, che costruiscano una longevità attiva e riducano il numero dei giovani che non studiano e non lavorano; che favoriscano la nascita e lo sviluppo di imprese, famiglie, soggetti sociali. Il Pnrr dispone di risorse rilevanti ma deve essere accompagnato da investimenti diffusi nelle aziende e nelle case. I denari pubblici potranno essere più efficaci se accompagnati da risorse private per modernizzare le imprese e gli stili di vita e consumo delle famiglie. Ecco che l’industria del credito gioca un ruolo significativo per un 'Pnrr generativo', a cominciare dal generare lavoro buono e ricco di senso perché utile e finalizzato ad un cambio di paradigma. Una porzione di tale industria del credito ha finalità mutualistiche. Ne beneficiano le comunità che nel tempo si sono date proprie banche cooperative. Che oggi, numeri alla mano, sembrano in grado di stimolare la 'capacità generativa' dei territori e contribuire al ben-vivere.

Con le sfide poste dal cambiamento climatico, dalla transizione digitale e dall’acuirsi delle disuguaglianze (economiche, territoriali, di genere, tra generazioni), l’accompagnamento delle imprese, il supporto all’innova- zione, la cura del benessere delle famiglie, la formazione risultano ancora più rilevanti, direi necessarie, per garantire uno sviluppo basato sul lavoro (e quindi inclusivo) e sull’Ecologia integrale (e quindi durevole e giusto). Sono specificità delle 246 BCC italiane che si concretizzano in comportamenti e azioni coerenti perché dettate dalla governance cooperativa e dal radicamento territoriale.

Vediamo alcuni numeri. Il servizio al territorio è rimasto centrale per le BCC (negli ultimi 10 anni solo il 2,5% delle oltre 10mila chiusure di sportelli le ha riguardate, tanto che in 687 Comuni costituiscono l’unica presenza bancaria) così come la salvaguardia dell’occupazione diretta (diminuita dell’8% negli ultimi dieci anni a fronte del -15% dell’industria bancaria). Il credito mutualistico e di relazione produce esternalità positive, determinanti nel creare un ambiente economico generativo e in linea con il nuovo approccio sviluppo che sembra maturare a seguito delle lezioni provenienti dalle recenti crisi finanziarie, sanitarie e climatiche.

Le BCC sono divenute nel tempo partner essenziali per una parte rilevante e crescente di famiglie e Pmi: erogano un quarto degli impieghi alle imprese minori (fino a 20 addetti) e alle imprese artigiane, un quinto degli impieghi alle microimprese (fino a sei addetti); oltre il 20% degli impieghi all’agricoltura e alle imprese turistiche, tutti comparti ad alta intensità di imprese e di lavoro. Forse meno noto è 'l’indotto' che questo credito di relazione genera e che emerge da recenti pubblicazioni statistiche e di ricerca. Facendo sintesi di un ampio insieme di evidenze, si può affermare che il credito mutualistico di comunità: - minimizza la conflittualità con la clientela (il rapporto ABF-Banca d’Italia 2021 registra che solo lo 0,7% dei ricorsi della clientela ha riguardato le BCC), sintomo di correttezza nelle relazioni e di fiducia reciproca; - genera, nelle aree di insediamento, una crescita economica significativa (e addizionale rispetto a quella di altre istituzioni finanziarie) in termini di reddito e occupazione; - produce una diminuzione della disuguaglianza di reddito accrescendo le opportunità anche per chi parte meno avvantaggiato; - non si contrae in situazioni di crisi e incertezza (uno studio Banca d’Italia del 2017 rileva che: «Dal punto di vista di un’azienda, la vicinanza geografica è una copertura di gran lunga migliore contro gli choc da incertezza rispetto a un solido record di credito»; - sostiene le Pmi nella dinamizzazione del loro modello di business e nella ricerca di mercati di esportazione (Rapporto 2021 del centro di ricerca MET); - supporta una quota importante di startup (oltre il 20% di quelle innovative garantite dal Fondo di Garanzia delle Pmi si rivolgono alle banche di credito cooperativo); - produce un minore deterioramento del credito, a conferma che la banca di relazione riduce la rischiosità; - reinveste il risparmio sul territorio in cui lo ha raccolto (il 95% degli impieghi devono essere erogati nell’area di competenza della singola banca di credito cooperativo).

Insomma, il credito offerto dalle banche cooperative di comunità non solo crea lavoro e reddito, soprattutto in aree decentrate (contrastando così la tendenza alla polarizzazione geografica), ma anche fiducia e coesione, elementi imprescindibili per una finanza al servizio della 'sostenibilità generativa'. Se ne parlerà da oggi a Firenze nel III Festival Nazionale dell’Economia Civile, quella basata sulla fiducia, la mutualità, il bene comune, la pubblica felicità.

Direttore generale Federcasse (Federazione Italiana delle Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali)

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